L – Labyrinth, dove (quasi) tutto è possibile

Nella vita sono stata davvero molto fortunata a poter sempre condividere la mia grande passione per il cinema con le persone a me care: primo tra tutti mio padre, che mi ha cresciuta ed allevata nel mito di John Wayne, Humphrey Bogart e 007. Fu poi naturale che anche con mio fratello (molto più giovane di me) si instaurasse un legame speciale cementato anche dal cinema: tanti tanti cartoni animati e film per bambini prima (tra i preferiti Toy Story e Small Soldiers), film di scarsa qualità artistica ma di ingenua simpatia poi (tutta la serie degli animali assassini, da Shark Attack al nostrano Tafanos). Quando i miei uscivano la sera, preparavo una spropositata quantità di pop corn con il caramello (in realtà non sono mai riuscita, in tanti anni, a far venire fuori un caramello decente, era più che altro un aggrumato di burro e zucchero, ma a noi piaceva comunque) e ci dedicavamo ad una visione senza commenti allibiti o smorfie di disapprovazione degli adulti. Trovai anche molti cari amici con cui condividere questa passione, e tra questi non posso non ricordare una mia coetanea che fu la mia amica del cuore tra gli otto e i diciotto anni, e che per mia fortuna è tutt’ora una cara amica, anche se da molti anni vive negli Stati Uniti. Lei era molto spesso a casa sola, così per noi era naturale trascorrere i pomeriggi dopo scuola a casa sua, libere di chiacchierare, ascoltare musica e guardare ciò che preferivamo. Mostrandomi tutte le sue videocassette si stupì molto del fatto che io non avessi mai visto Labyrinth, e disse che dovevo vederlo assolutamente. Lo mettemmo su immediatamente e ci divertimmo moltissimo, in effetti è un film fantasy davvero ben fatto e impreziosito dalle bellissime canzoni di David Bowie, che è anche il protagonista. Lo vedemmo insieme molte volte e ci procurammo la colonna sonora: era diventato uno dei nostri classici, uno dei molti film che conoscevamo a memoria e ci divertivamo a citare in ogni occasione. Anni più tardi, con l’arrivo dei dvd, ebbi finalmente la possibilità di vedere questo film in lingua originale. Oggi, che i film sono disponibili in qualunque lingua e con tutti i sottotitoli su internet e su un numero sempre più alto di piattaforme può sembrare strano, ma quando ero giovane non era certo facile procurarsi la versione originale non doppiata di un film. Alcune videoteche ne tenevano una manciata, e bisognava accontentarsi. Oppure comprare in edicola le uscite di vhs allegate ai corsi di lingua inglese (cosa che feci per 2001 – Odissea nello spazio nel pieno della mia fase Kubrick). Quando d’estate io e la mia amica andavamo in vacanza studio in Inghilterra eravamo solite rincasare con un’enorme quantità di videocassette. E, poiché sugli aerei c’erano severissimi limiti di peso per i bagagli, la sera prima della partenza eliminavamo nella vasca da bagno tutti i resti di bagnoschiuma, shampoo e dentifricio per riuscire a portarcele a casa. L’arrivo del dvd fu una vera benedizione: tutti i film in lingua originale e con i sottotitoli… un sogno che diventava realtà! Finalmente potevo vedere Labyrinth con la vera voce di David Bowie. Feci partire il film… e dopo pochi minuti, tornai al menù e cambiai la lingua audio in “italiano”. Fu l’unica volta in tutta la mia vita in cui non riuscii a vedere un film in inglese. Non perché non capissi, per fortuna il mio inglese è sempre stato buono. Ma perchè i due protagonisti, David Bowie e Jennifer Connelly, erano davvero dei cani di attori. Inascoltabili. Lui poi aveva molte altre doti, era un cantante eccezionale, aveva un grande carisma e nel ruolo del re dei goblin Jareth era davvero affascinante e sensuale. Jennifer invece… aveva dei grandi occhioni azzurri… vorrei dire che con il tempo è migliorata (non che potesse peggiorare), ma non credo sia proprio così. In ogni caso il mio sconforto durò poco, perché nei dvd, oltre alla magia delle diverse lingue, c’era un’altra novità meravigliosa per noi cinefili: i contenuti speciali. In questo caso un piccolo documentario sulla realizzazione del film, che mostrava come venivano animati tutti i pupazzi dei goblin e come erano stati realizzati alcuni trucchi. Fu divertentissimo vedere come, nella scena in cui il re dei goblin fa roteare tra le dita delle sfere magiche, in realtà ci fosse un esperto giocoliere nascosto dietro David Bowie che faceva sbucare il suo avambraccio da sotto il suo mantello (ci vollero diversi ciak per non far cadere nemmeno una pallina). Si sa, ancora oggi, chi non può conquistare il pubblico con la recitazione, lo fa con gli effetti speciali…

8 pensieri riguardo “L – Labyrinth, dove (quasi) tutto è possibile

    1. Hai ragione Sam, ha davvero una voce unica, ma trovo che si esprima molto molto meglio con la musica che con la recitazione. Resta comunque una presenza sempre d’impatto e un gran bel vedere, senza dubbio. Per quanto riguarda Jennifer, invece, non ci sono attenuanti…

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  1. Come Simon sono un addicted di Labyrinth e di Jennifer Connelly fin dall’infanzia, sicché io non posso trovare la recitazione fiabesca sbagliata!
    Ogni rivisione (tra l’altro anche frequente) è gioia!
    Anche io in inglese, ovvio: Ilaria Stagni è troppo maschiaccio e Roberto Chevalier è troppo Tom Cruise (naturalmente però hanno fatto un ottimo lavoro da professionisti grossi!): solo Marco Mete su Sir Didymus merita l’ascolto per l’enfasi sul comico effettivamente irresistibile… [e inutile dire che certe formule magiche, e proprio il mantra “through dangers untold”, in inglese sono proprio cose sonore, come i versi di Virgilio o Manzoni o Nonno di Panopoli, o i fonemi latini dei requiem di Penderecki, sicché impossibili da tradurre, anche se il lavoro non è stato male]

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    1. La lingua originale, ove possibile, è sempre da preferire, però in alcuni casi ci si rende anche conto di che gran lavoro facciano i nostri doppiatori, salvando certe volte capra e cavoli! Detto questo, Labyrinth resta un gran classico e un bellissimo film che anche io ho visto mille volte e la cui colonna sonora, soprattutto Magic Dance e As the Word dalla Down, è ancora oggi ninna nanna per i miei figli 🙂

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  2. Mai visto in inglese, ma in italiano invece diverse volte e Chevalier, anche se non somiglia a Bowie, ha quel tono sussiegoso che ci sta benissimo. Della Connelly non so dire.
    L’unico momento del film che trovo un po’ grossolano è quello con i pupazzi smontabili su un chromakey da quattro soldi. Per il resto è geniale.

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    1. Ho letto la tua recensione e condivido in pieno la tua bellissima analisi del film. Anche io l’ho visto che ero già grande e non ho sentito molto la magia che sicuramente Labyrinth ha per un bambino. In compenso ho avvertito, come te, quel secondo piano di lettura che vede emergere l’attrazione, anche erotica sebbene acerba, della ragazzina per Jareth. Un film che, pur con i suoi difetti, resta bello ad ogni livello e ad ogni età!

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