Iron Mask – La Leggenda del Dragone

Titolo originale: Tayna pechati drakona

Anno: 2019

Regia: Oleg Stepchenko

Interpreti: Jason Flemyng, Jackie Chan, Arnold Schwarzenegger, Rutger Hauer, Charles Dance

Dove trovarlo: Prime Video

L’antica Cina prosperava grazie a un drago buono, che permetteva la crescita di una pianta di tè dalle foglie ricche di magiche proprietà curative. Ma tutta la ricchezza derivante dalla vendita del tè miracoloso tentò alcuni dei Maghi incaricati di proteggere il drago, che divennero malvagi e lo imprigionarono. La bellissima Principessa venne allontanata e imprigionata, e sembrava che nessuno potesse salvare il drago, il tè e la Cina dall’oscuro potere dei Maghi Neri; fino a che non arrivò dall’Europa un intraprendente cartografo…

In primo piano sulla locandina di questo film dal titolo banalissimo ci sono Jackie Chan E Arnold Schwarzenegger… Potrei anche chiudere qui la recensione no? Questi due nomi mi hanno attirata come una falena verso la lanterna, e l’arzigogolato prologo animato che spiega la storia del dragone, dei maghi e del tè non mi ha potuta scoraggiare. Jackie e Arnold non sono i protagonisti assoluti, ma le scene in cui combattono o si affrontano verbalmente sono da incorniciare per tutti i fan dell’uno e dell’altro. Il film, a raccontarne la trama, sembra un pasticcio senza appello (parliamo di dragoni, dello zar russo rinchiuso nella torre di Londra, di creaturine volanti e pirati cosacchi), e la sua forza di certo non è nella trama complicata e sovrabbondante di personaggi e situazioni, ma il risultato è un prodotto divertente, con belle scene d’azione e di combattimento e avventure simpatiche. L’uso massiccio della computer grafica ci ricorda in ogni momento che ci troviamo in una favola, dove è insensato pretendere realismo (e la recitazione in generale non aiuta a prendere le cose sul serio) e consequenzialità: la cosa giusta da fare è lasciarsi travolgere dalle scene assurde che si susseguono rapidamente senza dare il tempo di rifletterci troppo sopra. Le risate sono assicurate, il tono è scanzonato ma mai demenziale, i camei di star di grande livello come Rutger Hauer e Charles Dance arricchiscono ulteriormente l’accozzaglia di inseguimenti, scazzottate e confronti dal respiro epico ma dall’esito comico.

Consigliato per chi ama i film d’azione classici e quelli con combattimenti acrobatici, per chi ama il genere wuxia e in generale il cinema d’avventura orientale intriso di magia, il tutto ingentilito da un umorismo fanciullesco (mai volgare) e una violenza blandissima. Sconsigliato a tutti gli altri.

Voto: 3 Muffin

Gioco di Ruolo

Titolo originale: Role Play

Anno: 2024

Regia: Seth W. Owen

Interpreti: Kaley Cuoco, David Oyelowo, Bill Nighy, Connie Nielsen

Emma (Kaley Cuoco) apparentemente vive una vita normale, felice e serena con il marito, il figliastro e la figlia. Ma quando il marito Dave (David Oyelowo) verrà a scoprire che la sua dolce mogliettina è in realtà una killer prezzolata professionista la loro vita non sembrerà più tanto normale…

Quando ho letto la trama di questo film, la mia speranza era quella di vedere una specie di True Lies, una commedia di spie che non si prendesse troppo sul serio, e riponevo grande speranza nella partecipazione del bravissimo e simpaticissimo attore inglese Bill Nighy. Ahimè quanto mi sbagliavo! Ho sbattuto la faccia contro un film che si prende sempre dannatamente sul serio senza averne assolutamente alcun motivo. Nessuna battuta, nessuna scena divertente, e il povero Bill ha recitato evidentemente col tassametro ed è uscito di scena in un battito di ciglia. Si può salvare qualcosa di questo film? Pensandoci bene, direi di no. La sceneggiatura, se c’era, era scritta su un fogliettino come i messaggi dell’Ispettore Gadget e si deve essere autodistrutta il primo giorno di riprese. Kaley Cuoco, la simpatica Penny della serie Big Bang Theory, qui in veste di protagonista e produttrice, non riesce a essere convincente né come assassina (anche se cambia davvero molte parrucche nel tentativo), né come mamma, né come moglie innamorata, e tanto meno come donna desiderosa di rinfocolare la passione con il marito tramite un gioco di ruolo, la finzione di essere persone diverse per una sera. L’idea è semplice, ma poteva portare a qualcosa di carino e divertente: purtroppo non è stato così. 

David Oyelowo, che interpreta il marito stupefatto e ingannato, per tutto il tempo non è altro che un cucciolone obbediente e innamorato, per nulla o quasi disturbato dalla scoperta della vita segreta della moglie assassina. Tutti gli altri non sono che tappezzeria, personaggi privi di motivazione, spessore o intenzioni, che si muovono senza costrutto in una trama inconsistente e agiscono senza intenzionalità di sorta. Non ci è nemmeno lasciato il gusto di vedere qualche location esotica o mondana, come accadeva nella saga di 007: qui tutto è girato in interni oppure in una stramba baracca in un buco per terra nella Foresta Nera (!). Ma l’insulto finale è l’incapacità del regista Seth W. Owen (la W. sta per Why? Perché non un altro mestiere?) e del suo direttore della fotografia Maxime Alexandre di produrre inquadrature dove le cose siano a fuoco. Per tutto il film (peggiorando nella seconda parte) tutto è fuori fuoco: personaggi, ambienti, perfino i primi piani! Alla fine il mal di mare è inevitabile.

Consiglio a tutti di evitare questo film, che dovrebbe essere un leggero svago e invece produce solo un vago fastidio.

Voto: 1 Muffin ipocalorico

Tuo marito ha appena detto di chiamarsi come il protagonista di Titanic o sbaglio?

Il Colpo della Metropolitana

Titolo originale: The Taking of Pelham One Two Three

Anno: 1974

Regia: Joseph Sargent

Interpreti: Walter Matthau, Robert Shaw, Martin Balsam, Hector Elizondo, Julius Harris, Jerry Stiller

Dove trovarlo: Prime Video

Un vagone della metropolitana di New York viene dirottato da 4 uomini, che si chiamano tra di loro usando dei nomi in codice: Mr. Brown, Mr. Grey, Mr. Green e Mr. Blue. I malviventi chiedono un riscatto di un milione di dollari entro un’ora, altrimenti inizieranno a uccidere gli ostaggi, i passeggeri della metropolitana.

Un pomeriggio ero ammalata, ed ero andata su Prime Video per cercare un filmetto tranquillo e rilassante, quando mi sono imbattuta in un film con Walter Matthau che, secondo la piattaforma, si intitolava “Colpa della Metropolitana”. Nella mia mente già mi immagino questo romantichello in cui il burbero Matthau trova inaspettatamente l’amore sui trasporti pubblici newyorkesi… Ma si trattava solamente di un refuso, e il film era Il Colpo della Metropolitana: altro che romantichello! Azione, tensione, pericolo… Nonostante fossi febbricitante, il film mi ha tenuto non solo sveglia, ma anche incollata allo schermo per tutto il tempo, divorata dalla curiosità di scoprire se i quattro variopinti gangster l’avrebbero fatta in barba al tenente Garber e se gli ostaggi si sarebbero salvati o meno. La trama è semplice, ma costruita in modo impeccabile e molto avvincente; i personaggi, anche quelli minori, sono incisivi e caratterizzati, anche grazie al superbo cast che non si risparmia per niente. 

I quattro criminali hanno non solo ruoli ma anche caratteri molto diversi (menzioni speciali per il capo, Robert Shaw, e per l’ex macchinista della metro Martin Balsam, due grandi attori per due bellissimi personaggi), e le dinamiche tra di loro sono tanto appassionanti quanto quelle tra i vari comparti delle forze pubbliche che devono contrastarli. Walter Matthau, famoso come protagonista di commedie, ruba la scena a tutti anche in un ruolo drammatico. Sottolineo però che uno dei punti di forza del film è anche l’aver trovato il perfetto equilibrio tra suspense e umorismo, inserendo alcune scene e situazioni davvero buffe (come la visita del gruppo di giapponesi o il sindaco di new York costretto a gestire l’emergenza dal suo letto di influenzato) senza però mai spezzare la tensione, che corre lungo tutto il film e che si impenna quando ci si rende conto che i dirottatori non si fanno scrupoli ad uccidere. Non sono affatto stupita del fatto che sia stato fatto un remake di questo film nel 1998, e anche se non ho prove sono sicura che il fatto che Le Iene di Quentin Tarantino usassero anche loro i colori come pseudonimi non sia una coincidenza, sapendo che Tarantino è un cinefilo onnivoro. Un film invecchiato magnificamente, coinvolgente e carico di tensione, che si guarda con enorme gusto e piacere. Consigliato a tutti gli amanti del genere thriller/poliziesco/heist, e anche a molti registi che oggi tentano di realizzare prodotti simili ma falliscono miseramente: questa è scuola di cinema!

Voto: 4 Muffin