Barbie

Titolo originale: Barbie

Anno: 2023

Regia: Greta Gerwig

Interpreti: Margot Robbie, Ryan Gosling, Will Ferrell, Michael Cera, America Ferrera, Helen Mirren (narratrice)

Quando ero piccola io giocavo con le Barbie: avevo la casa dei sogni di Barbie, la palestra, la carrozza con il cavallo, il camper, il negozio di vestiti, il negozio di fiori e non so quante bambole, accessori e vestiti. Ma non solo: avevo anche due videogiochi di Barbie, Crea la Moda e Crea Storie (inutile dire che il mio preferito era il secondo). Inoltre avevo un gioco da tavolo che conservo con cura, perché oggi sembra inconcepibile: in questo gioco ciascun giocatore ha una pedina Barbie e deve procurarsi il più in fretta possibile trucchi, profumo e abito da sera: Ken uscirà solo con la Barbie più svelta a prepararsi!

Quindi, certo che ero curiosa di vedere il film di Barbie! Ho aspettato però di poterlo vedere in lingua originale in un cinema di seconda visione, e per l’occasione ho acquistato caramelle con il logo Barbie che dentro la confezione avevano un tatuaggio di Barbie.

Le aspettative? Confuse. Mi sarei aspettata un lungo spot pubblicitario divertente con messaggio edificante incorporato, in stile Lego Movie (riuscitissimo secondo me, e anche questo con Will Ferrell nel cast tra l’altro), ma dalle voci che giravano in rete (e ovunque) sapevo che non sarebbe stato così; tuttavia non mi era per niente chiaro quale tipo di film mi sarei trovata davanti. Di sicuro trasportare la bambola più famosa del mondo su schermo non è facile, anche se in passato l’operazione era riuscita molto bene con Toy Story 3.

Riassumo brevemente la trama: a Barbieland, il mondo abitato solamente dalle Barbie e dai Ken, ogni giorno è perfetto e uguale a tutti gli altri giorni. Finché un giorno Barbie “stereotipo” (Margot Robbie) non inizia ad avere pensieri negativi, preoccupazioni inspiegabili e stati d’animo non felici. Preoccupata, Barbie si rivolge alla saggia Barbie “stramba”, che le suggerisce di fare un viaggio nel mondo umano per trovare la bambina che sta giocando con lei e che sicuramente è responsabile di tutti i suoi problemi. Seguita dall’innamoratissimo e stolidissimo Ken (Ryan Gosling), Barbie si reca nel mondo reale, sicura di essere accolta come un’eroina da tutte le bambine e donne amanti di Barbie; ma le cose andranno molto diversamente…

Quindi, che film è Barbie, il fenomeno d’incassi di quest’anno? Secondo me, è un film che non è nemmeno stato scritto: la sceneggiatura infatti non è che un canovaccio, una serie di suggestioni, messaggi da trasmettere, spot pubblicitari, citazioni e buone (ma fino a che punto?) intenzioni che non sono state elaborate e strutturate in un vero script.

All’inizio del film, in realtà, sembra tutto coerente con il mondo da sogno di Barbieland, dove tutto è rosa, scintillante, armonioso e perfetto. Quando incontriamo per la prima l’outsider “weird” Barbie (Kate McKinnon), emarginata per via del suo aspetto bizzarro dovuto ai maltrattamenti della sua padroncina (che le ha tagliato i capelli e colorato la faccia), ci aspetteremmo una sorta di Grinch, un personaggio che cova dentro di sé rabbia e rancore. Invece Barbie stramba è amichevole, sorridente e, senza alcun motivo, saggia e informata su tutto. Questo per me è stato il primo squillante campanello d’allarme. La conferma viene poi dal personaggio di Alan (Michael Cera), una bambola maschio ma non un Ken: oltre a sfilare, come tutte le altre Barbie create in passato (compresa la Barbie incinta, che orrore!), nella teoria dei prodotti Mattel, che funziona ha? Cosa vuole? Cosa lo motiva? Non si sa. Che peccato che questo personaggio non sia stato sfruttato bene. Volendo però spezzare una lancia a favore del film, non si può che elogiare Margot Robbie: lei è splendida, dolce, ed elegante, proprio come la Barbie. Non è colpa sua se le hanno dato un personaggio che, anche quando inizia a prendere coscienza di sé, rimane scialbo e confuso. Ma vogliamo parlare di Ken? E del fatto che, volendo dare un titolo alternativo a questo film, “la tartaruga di Ryan Gosling” sarebbe il più appropriato? In verità Gosling è perfetto nella parte di Ken: tonto, inconsapevole, impacciato, privo di carattere e di spessore. Cosa fa questo personaggio? Che evoluzione ha? Difficile a dirsi, i dimenticabili balletti e gli addominali sempre in primo piano confondono un po’ tutto.

Le cose però prendono davvero una piega inspiegabile quando Barbie e Ken arrivano nel mondo vero: il nostro mondo risulta essere ben più assurdo e forzato di Barbieland. Le bambine siedono in un angolo ansiose di stroncare Barbie e tutto ciò che lei rappresenta, perchè la loro infelicità dipende solo ed esclusivamente da quella bambola e loro non pensano ad altro (o meglio, una di loro tenta timidamente di dire che invece a lei Barbie piace, ma viene subito zittita dalle altre, perchè solidarietà significa non dover mai dire “a me piace”). Tutti gli uomini si fermano volentieri nei corridoi a parlare con degli sconosciuti di quanto sia bello il sistema patriarcale. I dirigenti della Mattel sono dei totali beoti, protagonisti di scene del tutto insensate, capitanati da un Will Ferrell senza scopo né carattere: non si può dire che i dirigenti Mattel vogliono solo i soldi, ma nemmeno dire che vogliono il bene dei bambini, perché sono uomini e perciò cattivi: ed ecco dunque l’irritante teatrino dei dirigenti dementi.

Poi però, quando tutto sembra perduto, arriva la salvatrice, che infatti si chiama Gloria: America Ferrera, famosa per aver interpretato il ruolo di Ugly Betty. Il suo personaggio ci fornisce quello che è subito diventato un monologo virale sulla condizione della donna nel mondo occidentale moderno.

Non posso dire di non averlo apprezzato, per carità, però poteva essere inserito in qualunque altro film e avrebbe fatto comunque la sua bella figura. Qui, ed ecco cosa proprio non mi è andato giù, questo monologo viene usato come una formula magica per liberare tutte le Barbie che sono state assoggettate al patriarcato: come se bastasse dire le cose per farle accadere, come se bastasse un “Salacadula”, o un discorso, o un film, per rendere immediatamente ogni cosa perfetta. Perfetta come una Barbie. Non sto parlando di una conquista di consapevolezza che avviene anche attraverso il dialogo (quelle Barbie prima erano avvocati, dottori, presidenti…), ma di un banale meccanismo per cui è sufficiente dire una cosa giusta perché un problema si risolva.

A proposito di parole, sono rimasta molto confusa dal ruolo della narratrice, affidato alla bravissima Helen Mirren: dopo aver introdotto Barbieland la voce fuori campo scompare del tutto, salvo rifarsi viva per una rottura non necessaria della quarta parete. Eppure, in alcuni dei molti passaggi forzati e confusi della trama, forse una voce narrante sarebbe stata utile…

E gli uomini? I Ken? Beh, in questo film tutti gli uomini, con o senza addominali di plastica, sono beoti (perfino il marito di Gloria), ingenui, fresconi, inconcludenti, pronti ad azzuffarsi e perfino a comportarsi in modo spregevole, anche se non sanno bene il perchè. Ad un certo punto ho anche visto spuntare in una scena John Cena, ma giuro che pensavo fosse un’allucinazione. Non esiste nemmeno un uomo buono, onesto, gentile, serio? Per Greta Gerwig no.

La perfezione, a Barbieland, si può ottenere solamente con una società completamente governata e gestita dalle donne, mentre gli uomini se ne stanno in spiaggia a prendere il sole e mostrare gli addominali: sbaglierò, ma a me sembra una semplice inversione dei ruoli rispetto a una società patriarcale, non una società equa e giusta.

Altri difetti? Non vorrei infierire, in realtà, ma come non parlare della orrenda scena iniziale che cita senza alcun motivo 2001: Odissea nello Spazio? Il significato di quella scena, per me, è tanto misterioso quanto il monolito nero di Kubrick. E lo stesso dicasi per le altre citazioni sparse nel film, che ho trovato pleonastiche. Le canzoni? Io amo moltissimo i musical, ma non me ne ricordo nemmeno una. I balletti? Solo minutaggio.

In conclusione, non voglio dire che il film non vada visto, anzi, se non altro come fenomeno culturale passeggero ha di certo la sua importanza. Lo rivedrei? A dire il vero no, se posso evitarlo. Cosa mi ha lasciato? Quella fastidiosa sensazione cui accennavo all’inizio, che questo film non sia realmente stato scritto, ma sia un semplice brainstorming preliminare realizzato senza capo né coda ma con un mucchio di soldi. Il messaggio? Essere donna, pur con tutti i problemi che comporta, è molto più desiderabile che non l’essere perfette. E in ogni caso, essere uomo è una vera sfortuna perchè sei automaticamente anche un beota.

Cosa mi resta? Solo qualche caramella, il tatuaggio l’ho regalato a un’amica…

Voto: 1 Muffin Ipocalorico

17 pensieri riguardo “Barbie

  1. Ma come, il tatuaggio potevi venderlo su eBay come “memorabilia” del film 😀
    Scherzi a parte, ancora non ho avuto il coraggio di vedere il film e non so se lo troverò mai, ma a scatola chiusa mi sento di concordare con la tua recensione, soprattutto quando spieghi bene che non basta dirle le cose, come invece la nuova morale pare predicare. Tutti d’accordo che non si debbano usare parole o frasi spregiative, ma cosa si fa per il pensiero che sta dietro quelle parole? Le parole sono gli effetti, quand’è che lavoriamo sulle cause? Temo che focalizzare tutto sugli effetti sia terribilmente inutile.
    Quando da ragazzino giocavo coi Masters a casa di un mio amico e la di lui sorella giocava con le Barbie nessuno si sentiva escluso o discriminato: a noi non interessavano le bambole e a lei non interessavano i mostri. Equilibrio perfetto. Ogni tanto facevamo sortite a buttarle giù delle bambole e lei ci scagliava contro sua madre, di nuovo equilibrio perfetto! Oggi c’è ancora questo equilibrio? O se gioco coi mostri devo sentirmi in colpa perché sto discriminando decine di altre identità? 😛

    Piace a 2 people

    1. Concordo, a cosa serve dire tante frasi sagge e corrette, che non offendono nessuno, se poi ci comportiamo in maniera contraria escludendo e discriminando per primi (come le ragazzine che fanno tacere l’amica che ama le Barbie)? Preferirei vedere un bel film, a dirla tutta, piuttosto che questo mix di intenti, sentenze e marketing non lievitato.

      Piace a 1 persona

  2. Probabilmente sto diventando bravo a selezionare la bolla che solletica i miei “bias”, perché la tua opinione è vicina a quella che ho trovato in altre sedi.
    Per questo motivo, riceverai la medaglia di “sentinella del #patriarcato” XD

    Tornando seri, il film non l’ho visto: mi ha incuriosito per la scemenza del Barbieheimer, certe scene da Barbieland mi hanno fatto sperare in dinamiche da LEGO movie (come la scena della Barbie che, levate le scarpe coi tacchi, restava in punta di piedi, idea simpatica che gioca bene con il materiale originale) ma poi ho letto e ascoltato molto su queste dinamiche “di denuncia” e mannaggia alle divinità più stupide inventate per i videogiochi, qui il livello mi è sembrato “ora che siete in seconda elementare, scrivete un tema sul femminismo e sul patriarcato”. 🤦
    E già la scelta del tema “patriarcato” la dice lunga: il patriarcato è una gerontocrazia maschile, non è che tutti gli uomini ottengano potere con questo tipo di dinamica, solo un’élite di presunti “saggi”… 😅

    Il problema dei film di oggi è che non è quasi mai contemplato che l’uomo e la donna siano grandi insieme (giusto il quarto Matrix ci ha lavorato sopra): siccome capitavano, in passato, storie con donne stupide o inutili, oggi dobbiamo avere storie uomini stupidi o malvagi (punti extra se l’uomo è bianco ed eterosessuale) praticamente manifesti di idiozia e immaturità, piuttosto che storie.
    Purtroppo Barbie ha avuto un successone, a differenza di altri film con impianti simili: probabilmente, ora si impegneranno a distillarne la formula per avvicinarsi a un risultato ripetibile, ma confido nell’incapacità di chi scrive a Hollywood (e allo stesso tempo, temo gli spettatore più boccaloni 😅)

    Piace a 1 persona

    1. Sono d’accordo con te: la soluzione a millenni di ingiustizie e soprusi verso il genere femminile (e già questo è riduttivo, non solo le donne sono state discriminate a vari livelli) non è certo stabilire che tutti gli uomini sono brutti e cattivi e tutte le donne belle, buone e sagge. Mi sembra una modalità molto ingenua e infantile di affrontare la questione. E comunque non credo che un film su una bambola, fatto per vendere bambole (ho visto quanto cosa la Barbie “stereotipo” del film, cosa??) sia il luogo giusto per affrontarlo così a viso aperto. I film per bambini e per famiglie hanno sempre avuto una morale, certo, ma questa era veicolata da una storia, personaggi e situazioni, non sbattuta lì senza contorno.

      Piace a 1 persona

  3. ciao, ero curioso di leggerti^^

    a me il film è piaciuto, infatti lo trovi nella Top5 di quel mese; per me è il blockbuster dell’anno: Oppy è totalmente pretenzioso e inutilmente complesso, Killers è eterno e con personaggi passivi, questo almeno sa di essere non impegnato e ci regala un sacco di sorrisi e belle scenografie/costumi

    non capisco perke la gente continui a volere le grandi tematiche portate avanti complessamente nei block buster: il loro ruolo è portare gente al cinema e farla divertire o emozionare. Non mi sembra che Grease o Titanic (citando qualche cult) sollevino o riflettano particolarmente su temi di vitale importanza o dimensioni titaniche

    Piace a 1 persona

    1. In realtà sono d’accordo con te, e amo moltissimo Grease e in genere i musical e tutti i film senza nessuna pretesa di insegnare a vivere a nessuno. Per questo dico che sarei stata felicissima di vedere un film su Barbie divertente e senza pensieri. Invece questo si prende dannatamente sul serio e solleva temi pesantissimi come l’accettazione e la definizione di sè, l’essere donna nella società, il rapporto madre-figlia, e lo fa in modo didascalico al massimo, dimenticando del tutto di concentrarsi sui personaggi, sui dialoghi, sul ritmo e sulla storia. Se aggiungi che i balletti e le canzoni sono orribili, non resta proprio alcuno spazio per il relax che mi sarei aspettata: solo personaggi indefiniti e siparietti penosi che non solo non fanno ridere ma sono irritanti.

      Piace a 1 persona

      1. Ecco perchè non mi è proprio piaciuto, sono fuori dal target di un anno XD Scherzi a parte sicuramente hai ragione, infatti conosco molte donne, ragazze e anche bambine a cui il film è piaciuto molto, quindi magari sono io che sono una boomer dentro e non ho mai nemmeno scaricato Tik Tok.

        Piace a 1 persona

  4. Guarda, di dieci persone che eravamo a vederlo al cinema, io sono l’unico a cui è piaciuto, ma penso sia perché sapevo a cosa andavo incontro.
    Cioè, forse sarà la presenza di Will Ferrell, ma lho trovato una specie di film simile a Zoolander 2, con camei e situazioni assurde.
    E quelle cose lì, a me fanno impazzire.

    Piace a 1 persona

    1. Vedi, a me non è piaciuto per niente nemmeno Zoolander 2. Non che non ami le citazioni o i camei di facce note (John Cena che emerge dalle onde chi se lo scorda ora?), ma vorrei anche una storia, per quanto semplice, dei personaggi ben scritti e un umorismo non da scuola materna, soprattutto in un film che non ha avuto limiti di budget e di mezzi.

      "Mi piace"

  5. Madame Verdurin, ella illumina il percorso di lettura come pochi sanno fare e con giusta ragione! “Barbie” è un film davvero molto pretenzioso e Gerwig sembra che desideri cavalcare l’onda lunga del #metoo hollywoodiano, per farsi a sua volta portavoce di una denuncia assente, perché è questo ciò che rappresenta la pellicola: l’assenza. Di una vera sceneggiatura in primo luogo, ma anche di uno sviluppo coerente e di una trama. Il film ha funzionato al botteghino perché, come già detto su qualche commento sopra, è “tiktokkesco” oltre misura, è “facile” da seguire, inoltre i personaggi, nonostante siano in carne e ossa, sono tutti davvero in 2D! Non c’è una caratterizzazione che renda reali i soggetti rappresentati ma non c’è nemmeno la volontà di riprenderli a tutto tondo. Il messaggio veicolato è posticcio: la donna è schiava del patriarcato (sventolato in ogni dove, ma, di fatto, non ne spiega davvero il contesto), deve ribellarsi e lo farà appiattendo le differenze sullo stampo fornito dalla Mattel e dal genio della sua creatrice, Ruth Handler (qui una presenza metafisica, che avrebbe meritato decisamente ben più spazio nello sviluppo della storia) ecco; questo è ciò che ne esce ad una prima lettura.

    In complesso il film funziona, perché leggero, comico senza offendere nessuno, politicamente fin-troppo-corretto e soprattutto per un’eccezionale Margot Robbie che si trasforma perfettamente nel giocattolo, forse riuscendo anche a sopperire quei buchi (voragine) di trama che lo script non è riuscito a colmare!

    Un caro saluto,

    Eugenio Blavatsky

    Piace a 1 persona

    1. Ciao Eugenio, sono d’accordo con te nell’elogiare la bravura e bellezza di Margot Robbie nel ruolo di Barbie, ma un film non può essere solo una cartolina pubblicitaria, servono anche una storia, delle belle battute e dei personaggi completi, anche se non necessariamente complessi. Ci vuole del talento anche per fare un bello spot, oltre che per fare un bel film, ma qui alla fine il risultato non è stato nessuno dei due.

      "Mi piace"

  6. I wanted to love this movie, but I didn’t and for the reasons you mentioned. The first 30-40 minutes were wonderful fun, but when it slipped into Lecture Mode, I found it dragged. Like you said, it didn’t feel like it was written, just thrown together.

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.