
Questa serie tv americana andata in onda per due stagioni dal 2021 al 2023 non è affatto conosciuta, ed è un peccato perchè, pur senza uscire mai dai binari della sitcom, ha un’ambientazione non banale e riesce a essere a tratti davvero molto molto divertente.
Gli “anni meravigliosi” del titolo per il protagonista Dean (Elisha Williams) sono quelli del passaggio dall’infanzia alla pubertà. E fin qui niente di nuovo: sono moltissime le serie tv che hanno affrontato, con toni comici o seri, questo argomento. Ma la particolarità qui è che Dean è un ragazzo di colore appartenente a una famiglia benestante dell’Alabama alla fine degli anni ‘60, con tutto ciò che questo implica. La narrazione mantiene sempre un tono leggero e delicato, ma non manca di affrontare temi molto seri come la discriminazione razziale e il conflitto in Vietnam, lasciandoli però sullo sfondo delle vicende di una famiglia unita e solidale in tutte le avversità e disavventure. Il vero punto forte della serie sono le situazioni divertenti e le scene comiche, alcune davvero simpatiche e ben riuscite, anche grazie a un buon cast di protagonisti. E naturalmente non posso non citare colui che è il motivo principale per cui ho seguito questa serie: Dulé Hill, di cui già conoscevo il grande talento comico dalla serie Psych e che in Wonder Years ricopre il ruolo del padre di famiglia a cavallo tra la severità e la freddezza delle generazioni precedenti e la complicità ed ecletticità che i nuovi tempi richiedono ad un papà e ad un artista.
Una sola citazione da un discorso motivazionale da padre a figlio: “Son, you gotta learn your ABC: Always Be Cool”.
Vi ho convinti?
No?
E se vi dicessi che la voce narrante fuori campo, cioè quella di Dean che ormai adulto rivive i ricordi della sua adolescenza, è di Don Cheadle?
Ma solo se guardate la versione originale! Ma tranquilli, Disney Plus permette di inserire i sottotitoli!

La guarderei solo per la rappresentazione dell’epoca e i temi razziali. Non amo molto questi racconti. Per me quegli anni sono stati i più difficili
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Il tono della serie rimane volutamente sempre leggero, ma mostra comunque situazioni di discriminazione verso i neri, gli ebrei e le donne, il disagio procurato dalla guerra in Vietnam ai soldati e alle loro famiglie e altre tematiche molto serie. Certo non è la serie giusta per un approfondimento di tipo storico-politico-sociale, ma rende comunque molto bene l’idea, anche se il racconto sposa sempre il punto di vista di una famiglia benestante.
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A me avevi convinto già a “sit-com”: sono così rare quelle scritte bene che è sempre una ventata d’aria fresca scovarne di buone 😉
In effetti non avevo sentito nominare questa serie, forse non ha potuto godere della copertura mediatica di titoli più blasonati: grazie per la segnalazione ^_^
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Infatti non capisco come mai sia stata pubblicizzata così poco, è davvero carina e ha un sacco di pregi: è molto divertente, l’ambientazione è diversa dal solito, affronta tematiche importanti con leggerezza… e dura solo due stagioni, senza gli sbrodolamenti di altre serie che non finiscono mai!
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Infatti non la conoscevo. Darò un’occhiata…
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Te la consiglio, da vedere senza impegno è molto gradevole.
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Sono molto legato a Don Cheadle, perché ha recitato da protagonista in uno dei miei film preferiti in assoluto: Hotel Rwanda.
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Non ho visto Hotel Rwanda, conosco meglio il lato più comico di Don Cheadle, che si vede ad esempio in Ocean’s Eleven e che è perfetto per la voce narrante di queste serie così simpatica.
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In quanto a simpatia lei era imbattibile: https://wwayne.wordpress.com/2015/12/27/indovina-chi-viene-a-cena/
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