Il Ministero della Guerra Sporca

Titolo originale: The Ministry of Ungentlemanly War

Anno: 2024

Regia: Guy Ritchie

Interpreti: Henry Cavill, Alan Ritchson, Alex Pettyfer, Eiza Gonzàles, Rory Kinnear, Cary Elwes

Dove trovarlo: Prime Video

Seconda Guerra Mondiale: mentre tutti i suoi consiglieri gli intimano di scendere a patti con Hitler, che sta mettendo in ginocchio l’Europa, il Primo Ministro Inglese Winston Churchill (Rory Kinnear) sceglie un’alternativa poco ortodossa: reclutare alcuni “cani sciolti” perfettamente addestrati ma allergici all’obbedienza e incaricarli di una missione segreta di vitale importanza per il destino dell’Inghilterra e del mondo.

Non ho certo mai fatto mistero del fatto che amo molto il regista britannico Guy Ritchie, per come riesce a realizzare autentici film d’azione che però sono anche autentiche commedie brillanti, e per come riesce ad ottenere il meglio dagli attori che lavorano con lui. Sicuramente, come accaduto a molto grandi registi prima di lui, con il passare degli anni e dei film possiamo notare una certa tendenza a fossilizzarsi, ripetendo gli stilemi che hanno funzionato tanto bene in passato ma che ora non hanno più la stessa forza e la stessa freschezza delle origini. Ho apprezzato Operation Fortune ad esempio, ma non lo metterei mai allo stesso livello di opere meno recenti del regista come Lock&Stock, Sherlock Holmes e il mio personale favorito The Man from U.N.C.L.E. Aspettavo comunque con grande trepidazione l’uscita di The Ministry of Ungentlemanly War e una nuova collaborazione tra Guy Ritchie e Henry “Superman” Cavill, idolo dei nerd (il video di lui mentre monta un computer in canottiera è diventato virale) e interprete non solo di grande fascino ma anche di grande simpatia.

Dopo aver visto il film, posso dire che le mie aspettative non sono state deluse. The Ministry of Ungentlemanly War (tradotto in italiano con Il Ministero della Guerra Sporca, che però non gli rende del tutto giustizia: qui si parla, letteralmente, di guerra “non tra gentiluomini”) è un film d’azione con momenti spassosi, come è tipico di Guy Ritchie, piuttosto violento (ma mai in modo fastidioso) e ricco di personaggi interessanti. Anzi, a dire il vero, avrei voluto conoscerli meglio, ascoltare più dialoghi e saperne di più sui membri di questa sgangherata squadra d’assalto. Questo anche perchè gli interpreti sono tutti più che all’altezza del ruolo. Il capobranco Gus March-Phillips interpretato da Henry Cavill, dopo un’entrata in scena molto divertente, per tutto il film regala motti ed espressioni molto efficaci. Il migliore della squadra però è lo svedese Anders Lassen, interpretato dal gigantesco Alan Ritchson, noto dalla serie su Jack Reacher: qui riesce a dimostrare di essere anche molto ironico, oltre che possente, e il suo è il personaggio più divertente di tutti. Grandi lodo vanno poi alla splendida Eiza Gonzàles, di una bellezza mozzafiato e di eguale bravura in un ruolo molto impegnativo per minutaggio e per funzione narrativa. Doveroso citare anche Rory Kinnear, davvero un ottimo Winston Churchill. Infine, non posso non nominare, anche se ha un ruolo molto minore, Cary Elwes (il quale, come ci dice nel film di Mel Brooks, è “l’unico Robin Hood che sappia parlare con un accento britannico”), che interpreta il Brigadiere Gubbins detto “M”. E se questo sintetico soprannome non accende alcuna lampadina, basti sapere che il suo aiutante tuttofare, interpretato da Freddie Fox, fa di nome Ian Fleming. Già, proprio lui, l’autore dei libri su James Bond! Il film infatti si apre con la scritta “Tratto da una storia vera”, e nei titoli di coda ci vengono mostrati i volti dei personaggi principali come erano nella realtà, e ci viene anche detto che il Maggiore Gus March-Phillips è stato una delle maggiori fonti di ispirazione per l’agente segreto inventato da Fleming. Ho sempre sognato di vedere Henry Cavill nei panni di 007, e, anche se per vie traverse, Guy Ritchie mi ha accontentato! E con questo, direi che ho detto tutto.

Il Ministero della Guerra Sporca è un film d’azione in stile Guy Ritchie, eccitante e divertente, anche se non il suo migliore. Consigliato in ogni caso per tutti coloro che amano il regista o che, in generale, amano l’azione ma con un pizzico di umorismo. British.

Voto: 3 Muffin

Beh, potrò sognare, no?

I know you know

Ma sono meglio i film o le serie tv? In molti hanno provato a dare una risposta a questa domanda, portando diversi argomenti a favore dell’una o dell’altra squadra. Le serie tv hanno raggiunto (almeno alcune) livelli qualitativi che nulla hanno da invidiare ai lungometraggi; l’esperienza in sala (almeno prima del Coronavirus) permette un’esperienza emozionale e sensoriale che un diverso tipo di schermo non può offrire; essendo gli episodi brevi, le serie tv sono più facilmente fruibili; il cinema non è solo intrattenimento ma è anche cultura e storia, argomento studiato anche nelle università più prestigiose. Non è certo mia intenzione dare una risposta univoca e definitiva ad un quesito che probabilmente non ne ha una, ma voglio portare l’attenzione su una serie tv che ha tra i suoi punti di forza proprio il continuo intrecciarsi con il mondo del cinema: Psych.

La serie, iniziata nel 2006 e conclusasi nel 2014 con l’ottava stagione, ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica, tanto da guadagnarsi anche due film, Psych: the Movie del 2017 e Lassie go Home, di cui si attende l’uscita, più uno spin-off animato, The Big Adventures of Little Shawn and Gus, tutti ideati da Steve Franks.

Psych è una serie crime, in ogni puntata c’è un misterioso assassino da scovare, ma spesso le indagini, che restano comunque interessanti da seguire, vengono messe in secondo piano dalle gag e dai dialoghi ricchissimi di citazioni pop e geek, che però non scadono mai nella farsa.

Shawn (James Roday) ha grandissime doti da detective, ma si rifiuta ostinatamente di seguire le orme del padre ex poliziotto (Corbin Bernsen) ed entrare in polizia. Invece apre con l’amico del cuore Gus (Dulè Hill) una fittizia agenzia investigativa e risolve i casi fingendo di possedere poteri psichici. Mantiene il suo segreto anche con gli amici del corpo di polizia, con cui spesso collabora: la detective di cui si innamora, Juliet (Maggie Lawson), il detective tutto d’un pezzo Lassiter (Timothy Omundson), il capo del dipartimento di polizia di Santa Barbara (Kirsten Nelson) e l’eccentrico anatomopatologo Woody (Kurt Fuller). La congiunzione con la settima arte si struttura su diversi livelli, in primo luogo i dialoghi e le battute, che come accennavo pullulano di citazioni e riferimenti cinematografici. Poi ci sono le trame dei singoli episodi, che a volte ricalcano diversi aspetti di un film celebre: troviamo ad esempio una puntata a tema Shining, una sul Mistero della Strega di Blair, una interamente dedicata ad Alfred Hitchcock e, la mia preferita, che omaggia Signori il Delitto è Servito addirittura con due membri del cast del film, Christopher Lloyd (che è anche produttore della serie) e Leslie Ann Warren. Poi ci sono gli attori e le attrici famosi che compaiono come personaggi in una o più puntate: Cary Elwes, Tim Curry, Christine Baranski, Val Kilmer, William Shatner…. Ultima cosa, in omaggio ad un mio guilty pleasure personale, spesso compaiono ospiti le star della WWE (John Cena, Brie e Nikki Bella, The Miz, The Big Show, che ora ha un suo “Big Show” divertentissimo su Netflix). E non ho ancora detto che alcune puntate comprendono delle canzoni originali, in perfetto stile musical (la più bella è quella su Jack lo Squartatore nell’ultima stagione), cantate dal cast che è davvero fantastico e non sfigura mai nemmeno davanti alle più alte celebrità. Psych è una serie godibile per chiunque, ma particolarmente consigliata ai cinefili che amano cogliere riferimenti e citazioni. Potete trovare tutte le otto stagioni su Amazon Prime. Buona visione!