V – Vita (il Senso della)

Il periodo in cui si verificò il passaggio definitivo dal vhs al dvd, dopo un primo shock iniziale, si rivelò una vera manna dal cielo per i cinefili. Oltre a tutti i vantaggi offerti dal nuovo supporto (migliore qualità audio e video, diverse lingue e sottotitoli, contenuti speciali), accadde che improvvisamente le periture videocassette costavano pochissimo. In edicola iniziarono a uscire diverse collane di film classici e di successi di vario genere, tutti ad appena una manciata di euro. Io e la mia più cara amica (anche lei cinefila) ne facevamo letteralmente incetta: anche se la qualità era scarsa, e il supporto ormai conclamatamente deperibile, era un’occasione troppo ghiotta per vedere nuovi film. Compravamo spesso a scatola chiusa, anche se non conoscevamo né il film né il regista né gli interpreti, assetate di nuove esperienze. Fu così che entrambe acquistammo Il Senso della Vita dei Monty Python: non li avevamo mai sentiti nominare, e in copertina c’era un disegno strano, una specie di faccione surreale. Ma era un film inglese, e sembrava molto eccentrico… perchè no? Qualche ora dopo la mia amica mi telefonò, sconvolta, quasi balbettando: “Ho visto Il Senso della vita… tu non hai idea! Ci sono i ragionieri che diventano pirati, e poi l’edificio che inizia a navigare… e poi finisce, ci sono sigla e titoli di coda… poi ricomincia, e poi c’è la metà del film… e tutti sono travestiti e cercano un pesce… tu non hai idea… lo dobbiamo vedere insieme!” Detto fatto, ero già a casa sua e lo stavamo guardando assieme. In effetti era la cosa più assurda che avessimo mai visto. Quando si viene per la prima volta in contatto con i Monty Python, non è possibile dire: “Sì, dai, carino, non mi dispiace”. O li ami alla follia oppure li detesti, non esistono vie di mezzo. O quel loro humor inglese, nero, sagace, destabilizzante e dissacrante sembra geniale e divertentissimo, oppure non lo si capisce per niente. Per noi era come aver trovato una vena d’oro. Ci procurammo immediatamente tutti gli altri film del gruppo, compresi quelli collaterali (come lo spassosissimo Un pesce di nome Wanda, con i due Monty Python John Cleese e Michael Palin) e naturalmente il cd con tutte le loro canzoni. Alcuni anni più tardi decisi di scrivere la mia tesi di laurea proprio sul film che Terry Gilliam non era riuscito a realizzare su Don Chisciotte. Quando qualche anno dopo il regista riuscì davvero a girare il suo film sull’eroe della Mancha (che non ho ancora visto ma sul quale non ho sentito che giudizi, ahimè, molto negativi) temetti che la mia tesi sarebbe stata invalidata e che mi sarei dovuta laureare un’altra volta. Forse in fondo è proprio questo il senso della vita (di un cinefilo, ma non solo): da un’occasione fortuita e inaspettata può nascere una grande, viscerale e duratura passione. Però, ancora mi domando che fine avrà fatto quel pesce…

Ambiguo ambiguo ambiguo, pesce!

George Re della Giungla

Titolo originale: George of the Jungle

Anno: 1997

Regia: Sam Weisman

Interpreti: Brendan Fraser, Leslie Mann, Thomas Haden Church, Abraham Benrubi, Holland Taylor

Dove trovarlo: Disney Plus

George è cresciuto in Africa tra scimmie ed elefanti senza mai incontrare un essere umano, fino al giorno in cui una spedizione scientifica arriva nella sua giungla. George salva da un leone affamato la bella ereditiera Ursula e se ne innamora, decidendo di lasciare per la prima volta la sua casa sull’albero per seguire la donna amata e affrontare un nuovo tipo di giungla: New York.

Simpatica parodia del personaggio di Tarzan, George è aitante e muscoloso ma anche goffo e imbranato, con il sorriso smagliante e la faccia da bravo ragazzo di Brendan Fraser. Il film è pensato per le famiglie, con gag a portata di bambino (come i numerosi scontri di George con gli alberi) ma anche qualche battuta divertente rivolta agli adulti (come gli alterchi dei bracconieri con la voce narrante fuori campo), e nel complesso si lascia vedere senza intoppi anche se non è memorabile. Ha avuto comunque un successo sufficiente ad assicurargli un seguito, George of the Jungle 2 (cui Brendan Fraser però non ha preso parte). In ogni caso, se le voci che annunciano un live action del classico Disney Tarzan (voci per ora non confermate) si riveleranno fondate, io credo che preferirò evitarlo e rivedermi piuttosto questa pellicola vintage gustandomi magari in lingua originale la performance del Monty Python John Cleese che presta la voce a Ape, lo scimmione che non solo parla ma dipinge e gioca a scacchi.

Voto: 2 Muffin