Verso l’Abisso Fischiettando

In genere non ascolto la radio, perchè tutti i deejay e i presentatori, con le loro volgarità e il loro incessante blaterare senza senso, mi irritano parecchio. C’è però una trasmissione radio che invece amo molto e che seguo più che volentieri, per quanto posso, visto che va in onda in orario lavorativo (ma le registrazioni delle puntate sono sempre disponibili su Raiplay Sound): mi riferisco a Il Ruggito del Coniglio, in onda su Rai Radiodue dal lunedì al venerdì dalle 07.45 alle 10.30. Si tratta di una classica trasmissione contenitore, che oltre a trasmettere della musica che per lo più incontra i miei gusti, intrattiene il pubblico con dissertazioni comiche sui fatti del giorno, imitazioni, personaggi, ospiti e molto altro. I due storici conduttori del Ruggito del Coniglio, Marco Presta e Antonello Dose, sono molto simpatici, affiatati tra loro e quasi per nulla volgari: questo rende l’ascolto della loro trasmissione molto piacevole.

Quando ho saputo che i due presentatori hanno anche scritto dei libri, mi sono molto incuriosita e ho deciso di provarne uno, per iniziare. Babbo Natale quest’anno mi ha portato Verso l’Abisso Fischiettando di Marco Presta, libro uscito nel 2024 edito da Einaudi.

Non credo proprio che sarà l’ultimo libro di Marco Presta che leggerò, perchè mi è piaciuto moltissimo!

La trama è semplice ma molto accattivante: il protagonista, Enrico, ex maestro di scuola che vive a Roma, è arrivato senza particolari sforzi a compiere 133 anni, godendo di buona salute e conducendo una vita modesta e normalissima. Un numero sempre crescente di persone, però, non vede affatto di buon occhio questa sua inspiegata longevità: alcuni lo accusano di essere un robot o un alieno, altri di essere il frutto di un esperimento genetico di qualche potenza straniera, altri ancora sono convinti che si addirittura in combutta con il demonio in persona… Per proteggere l’incolpevole Enrico da questi atteggiamenti ostili, che sfociano talvolta nella violenza, lo Stato italiano gli ha assegnato una scorta armata e un presidio permanente di forze di polizia. Ma Enrico non sembra proprio avere alcuna intenzione di morire, e questo suscita reazioni inattese e innesca situazioni impreviste.

Il libro è molto scorrevole e si legge in fretta ma con grande piacere, godendo sia delle vicende del vetusto Enrico che della narrazione sciolta e acuta. Verso l’Abisso Fischiettando è prima di tutto un intrattenimento piacevole e divertente, pur contenendo riflessioni interessanti e qualche situazione emotivamente intensa. Tuttavia, se ci si vuole fermare un momento a riflettere, si troveranno molteplici spunti davvero interessanti. E soprattutto, ci si rende subito conto che la possibilità di un’insurrezione mondiale di fronte a un’anomalia biologica del genere non è un risvolto così assurdo, basandosi su ciò che la natura umana ha fino ad oggi dimostrato di essere e di poter diventare.

Una lettura distensiva (ma non troppo), consigliata davvero per tutti.

Lezioni di Cinema di Paolo Mereghetti

Da quando non ho più il televisore in cucina (sigh), sentendo formentente la mancanza di quel chiacchiericcio che da sempre mi teneva compagnia mentre facevo colazione o lavavo i piatti, ho scoperto i podcast e gli audiolibri, che posso ascoltare comodamente dallo smartphone in qualunque stanza della casa. In particolare ho trovato molti bei podcast, completamente gratuiti (a patto di ascoltare qualche breve spot di quando in quando), sull’app RaiplaySound, di cui ho già parlato.

L’ultimo programma che ho seguito con grande piacere sono le Lezioni di Cinema di Paolo Mereghetti. Mi è già capitato di parlare del noto critico cinematografico italiano, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere di persona, e che da decenni è sempre presente nella mia dimora con il suo imprescindibile Dizionario del Cinema. Il Dizionario, o come scherzosamente lo chiama Papà Verdurin, la “Bibbia”, viene consultato come primissima risorsa in caso di dubbi, amnesie, curiosità e ricerche riguardo alla settima arte; tanto che, man mano che le edizioni si accumulavano, le abbiamo distribuite anche nelle case di vacanza, giusto per essere sicuri di avere sempre un Mereghetti a portata di mano.

Stabilita dunque insindacabilmente l’autorità di Mereghetti, sono stata davvero deliziata nel sentire, dalla sua viva voce, il racconto della nascita e diffusione del cinema, dell’affermarsi via via delle sue diverse figure (l’attore, il regista, lo sceneggiatore), con particolare attenzione al cinema italiano e a ciò che lo ha caratterizzato nel corso dei decenni, dal Neorealismo ai Cinepanettoni. Un ascolto interessante sia per chi già conosce bene la storia del cinema sia per chi vuole farsela raccontare per la prima volta da una delle voci più autorevoli nel panorama della critica italiana. E anche per chi si annoia lavando i piatti…

Non c’è Niente da Ridere – Stagione 2

Evidentemente la prima stagione di questo podcast, disponibile gratuitamente su Raiplaysound, ha avuto un certo successo: è arrivata infatti la seconda stagione, in cui l’editore Carlo Amatetti torna a raccontarci la vita mai semplice dei più grandi e amati attori comici della storia del cinema. Ormai abbiamo capito che alle risate, alle smorfie e alle battute che tanto ci dilettano sullo schermo molto spesso corrispondono vite private difficili e turbolente, che ci vengono raccontate come sempre seguendo i protagonisti fin dall’infanzia verso le luci della ribalta e le ombre dei rapporti complicati, delle personalità strabordanti e dei vizi inconfessabili. Un racconto leggero, piacevole e semplice da seguire anche per chi non conosce bene i personaggi di cui si parla: alcuni sono celeberrimi, come Jim Carrey o Charlie Chaplin, mentre altri, come Judy Holliday e Fatty Arbuckle, sono meno familiari: in entrambi i casi è interessante scoprire fatti, aneddoti e curiosità su questi grandi artisti.

Da notare anche l’intervento in trasmissione di alcune personalità del mondo dello spettacolo che offrono la loro personale esperienza e visione del mondo rutilante ma anche tragico della comicità cinematografica e televisiva: Maurizio Nichetti, Saverio Raimondo, Antonio Ricci e molti altri.

Ecco tutti i protagonisti degli episodi di questa seconda stagione:

  1. Jim Carrey

La mia generazione è cresciuta con i suoi film comici, come The Mask, Ace Ventura, Bugiardo Bugiardo, ma nel corso degli anni Jim ci ha mostrato anche il suo talento drammatico in film come The Truman Show e Man on the Moon. E proprio in questa fase della sua vita sono iniziati i problemi, perchè Jim si è convinto di essere davvero Andy Kaufman, l’attore (cui è dedicato un episodio della prima stagione) che interpretava nel film.

  1. John Candy

Per me resterà sempre il gentile e simpatico suonatore di Polka che offre generosamente un passaggio alla disperata madre di Kevin in Mamma, ho Perso l’Aereo. E gentile e generoso John lo era anche nella realtà, amato e stimato da tutti. Ma purtroppo il suo cuore debole lo ha portato via troppo presto.

  1. Charlie Chaplin

Non ero ancora alle elementari quando arrivarono a casa mia due videocassette: Il Grande Dittatore e La Febbre dell’Oro. Soprattutto il secondo, sono stati quindi grandi classici della mia infanzia, che ho visto e rivisto decine di volte e che mi hanno fatto scoprire un artista a tutto tondo (attore, sceneggiatore, regista e compositore) che tutto il mondo ama e rispetta, ma che aveva una passione irrefrenabile per le ragazze molto giovani.

  1. Judy Holliday

Non avevo mai sentito parlare della bellissima e talentuosa Judy, ma è stata niente meno che l’ispiratrice del personaggio della “bionda svampita” (ma solo in apparenza!) che diventerà un topos cinematografico grazie a Marilyn Monroe.

  1. Roscoe “Fatty” Arbuckle

Nell’ambiente di Hollywood il nomignolo “Fatty” (“ciccione”) è diventato, dopo le tristi vicende giudiziarie legate a Roscoe e alla morte di una ragazza durante una festa, sinonimo di depravazione e immoralità, a prescindere da quanto fosse amato dal pubblico per i suoi film comici.

  1. Buster Keaton

Una volta i miei figli mi hanno detto che: “i film erano noiosi quando non c’erano gli effetti speciali fatti al computer”. Sono bastate un paio di scene prese da film di Buster Keaton per far cambiare loro idea all’istante.

  1. Woody Allen

Ho un rapporto complicatissimo con Woody Allen. In gioventù ho adorato i suoi film, soprattutto Prendi i Soldi e Scappa e Match Point. Eppure, da quando ho saputo che ha sposato la ragazza che aveva adottato da bambina insieme alla moglie Mia Farrow non sono più riuscita a guardare niente di diretto o interpretato da lui. Certo, come dice Carlo Amatetti, bisogna sempre scindere l’uomo dall’artista, e questo mi riesce facile in molti casi (O.J.Simpson, Charlie Sheen). Ma con Woody proprio non ci riesco.

  1. Stan Laurel

Nella videoteca della mia infanzia non mancavano certo i film e le comiche della coppia d’oro Laurel-Hardy, per noi Italiani Stallio e Ollio. Mentre il personaggio di Stallio sullo schermo era sempre lo “stupìdo” della coppia, nella vita era Stan quello con più talento ed esperienza, autore delle gag che poi interpretava. Peccato però che Stan si innamorasse fatalmente di donne prepotenti, arroganti e a volte perfino violente.

  1. Benny Hill

Sempre rivolgendo la memoria alla mia infanzia, vedevo sempre in tv le comiche di Benny Hill e le trovavo spassosissime. Oggi nessuno, nemmeno Antonio Ricci, si sognerebbe mai di trasmetterle: gag mute che hanno come protagonista un uomo che rincorre e infastidisce belle e procaci ragazze poco vestite? Nemmeno la Mediaset oggi oserebbe mostrarle! E sembra che anche nella vita Benny non si comportasse sempre da gentiluomo con le donne.

  1. Jerry Lewis

Jerry Lewis è l’unica, ma proprio l’unica, persona di cui Mel Brooks parla in modo non positivo (dire negativo sarebbe eccessivo) nella sua autobiografia All About Me, raccontando di come l’attore fosse stato con lui scortese e scostante. E non è l’unico ad aver conosciuto nel privato Jerry Lewis e a dipingerlo in questo modo: tanto talentuoso sullo schermo quanto volubile e spesso sgradevole di persona.

Non c’è niente da ridere

Ho già avuto modo di parlare di RaiPlaySound e dei suoi diversi contenuti (radio, podcast, audiolibri, musica…) realizzati appositamente per essere ascoltati e non guardati, e di come io abbia scoperto gli audiolibri, con le loro rose e le loro spine.

Ho voluto quindi provare qualcosa di diverso e la mia attenzione è stata attratta da questo podcast dal titolo: Non c’è niente da ridere. 

Il programma è ideato e condotto da Carlo Amatetti, editore della casa editrice Sagoma, che negli anni si è impegnato affinché le biografie di comici e attori brillanti potessero venire date alle stampe. La voce dello stesso Amatetti ci guida in questo viaggio lungo 10 puntate attraverso le vite, contrassegnate da alti e bassi, fama e disperazione, successo e infamia, di 10 tra i più grandi nomi legati alla comicità Made in USA.

Questa discesa agli inferi, che spesso si nascondono dietro le risate scatenate nel pubblico entusiasta, inizia con la vita di Richard Pryor, che io personalmente ricordo come divertentissimo partner di gene Wilder nello spassoso Non guardarmi, non ti sento, la cui vita viene distrutta dalla malattia (sclerosi multipla) ma soprattutto dalla droga.

La seconda tappa si concentra proprio su Gene Wilder, indimenticabile Willy Wonka nel celebre film tratto dal libro di Roald Dahl La Fabbrica di Cioccolato e impagabile Dottor Frankenstein (ma si pronuncia “Frankenstin!) per la regia di Mel Brooks.

La terza puntata ha come protagonista John Belushi, mai dimenticato Jake Blues nel mitico Blues Brothers di John Landis, e la sua troppo prematura scomparsa causata dalla droga, che per la prima volta scuote gli animi di tutte le celebrità di Hollywood che all’epoca consumavano cocaina ed eroina senza freni.

Discorso simile per Robin Williams, che mi ha accompagnato  a partire dalla mia infanzia interpretando classici come L’Attimo Fuggente, Mrs. Doubtfire, Jumanji: dietro il suo incredibile talento abitavano purtroppo i demoni dell’alcol, della droga e della depressione che ce lo hanno portato via troppo presto.

Fa ridere solo a guardarlo: Marty Feldman, il fedele Igor (ma si pronuncia “Aigor”!) che rende, insieme al genio di Mel Brooks e al talento di Gene Wilder, il film Frankenstein Junior un capolavoro senza tempo. Ma anche nella sua vita ci sono stati moltissimi problemi…

Andy Kaufman, un personaggio che sembra inventato ma che è esistito davvero, con uno strabordante talento che lo ha portato alla gloria ma anche all’eccesso, fino a perdere se stesso dentro ai suoi personaggi.

L’episodio per me più scioccante è stato il settimo, in cui ho scoperto che Bill Cosby, che tanto mi ha fatto ridere da piccola con la serie I Robinson, era in realtà uno stupratore che ha abusato di decine di ragazze: la domanda “E’ possibile scindere l’artista dall’uomo?” ancora una volta non trova risposta.

Non conoscevo per niente invece Lenny Bruce, pioniere della stand up comedy finito più volte nei guai a causa della volgarità, scorrettezza e oscenità dei suoi spettacoli.

Un’altra dolorosa scoperta per me, quella della follia di Peter Sellers, comico eccezionale (per me raggiunge i massimi livelli in Hollywood Party di Blake Edwards) ma anche attore drammatico (superba la sua interpretazione del giardiniere protagonista di Oltre il Giardino di Hal Ashby, eppure nella vita squilibrato, maleducato, irrispettoso, scostante e sgradevole con tutti, amici, colleghi e familiari.

L’ultimo episodio è invece incentrato sulla figura esemplare di Lucille Ball, la prima donna a intraprendere, e con grandissimo successo, la carriera di stand up comedian e attrice brillante, dimostrando una volta per tutte che una donna può essere bella, intelligente e divertente allo stesso tempo.

Consiglio vivamente questo podcast a tutti gli amanti del cinema, che siano amanti della commedia o meno: perchè, in fondo, Non c’è niente da ridere.

Audiolibri che passione!

Ultimamente, ahimè, sono stata poco presente sul blog e questo mi dispiace molto. In questo periodo una convergenza di impegni di vario tipo mi ha portato ad avere meno tempo per guardare film e anche per scriverne. Tuttavia ho avuto modo, in questo periodo, di scoprire una fonte di intrattenimento per me del tutto nuova: gli audiolibri.

Si tratta di un ottimo compromesso per chi, come me, per vari motivi trova difficile mettersi davanti alla tv o aprire un libro ma, allo stesso tempo, non è disposto a rinunciare a qualche bella storia che faccia compagnia durante, ad esempio, la colazione o il rassetto della cucina. Ecco spiegato come mi sia trovata a scaricare l’app gratuita Raiplay Sound, che in cambio della sopportazione di una moderata quantità di annunci pubblicitari mette a disposizione un ampio catalogo di audiolibri (oltre a podcast, musica e altri settori che devo ancora esplorare) tra cui poter scegliere. Essendomi trovata improvvisamente, dopo aver cambiato casa, sguarnita di televisore in cucina, questo piccolo tesoro accessibile dallo smartphone mi ha davvero salvata dalla noia mortale del alvar ei piatti senza più la compagnia  della Signora in Giallo o dei quiz di Gerry Scotti.

L’unico problema era: da dove cominciare? Di sicuro non volevo, come prima esperienza, nulla di troppo impegnativo. Meglio ancora qualcosa che già conoscevo, in caso mi fosse risultato difficile concentrarmi sull’ascolto. Scorrendo i moltissimi titoli disponibili, uno mi è subito balzato agli occhi: Ventimila Leghe sotto i Mari, di Jules Verne. Ecco il libro perfetto! Lo conosco molto bene non solo per averlo letto diverse volte, ma perchè Papà Verdurin, quando ero bambina, era solito raccontarmelo (precursore degli audiolibri, in un certo senso) mentre passeggiavamo in montagna per non farmi sentire la fatica durante le salite più impegnative (e vi assicuro che funzionava alla grande). Dunque, con una certa emozione, premetti Play, e dopo una introduzione che giudicai superflua la voce suadente ed espressiva di Piero Baldini mi portò immediatamente indietro nel tempo, facendomi vedere con gli occhi della fantasia i personaggi, proprio come mi accadeva da bambina. Piero Baldini, oltre a leggere con cadenza perfetta, è bravissimo anche ad interpretare le diverse voci, e la lettura mi ha catturato e conquistato proprio come mi accadeva col romanzo.

Ecco cosa vedo mentre ascolto Piero Baldini

Terminato Ventimila Leghe sotto i Mari, ho deciso di rimanere sia in Francia che nell’ambito del genere avventuroso, e sono passata a I Tre Moschettieri, di cui ho visto molte delle versioni cinematografiche ma non avevo mai letto il romanzo. Questa volta però l’esperienza non è stata positiva: non solo Paolo Bonacelli non è in grado di rendere le voci dei diversi personaggi come Piero Baldini, ma mancavano all’appello alcuni pezzi del romanzo, smarriti, chissà, nella divisione in parti… Dopo essere tornata avanti e indietro diverse volte e aver constatato che non era stata colpa della mia disattenzione ma i pezzi erano davvero mancanti, ho abbandonato l’ascolto.

L’unica e sola Regina di Francia

A questo punto ho adocchiato un altro classico per l’infanzia che però non avevo mai letto: Il Mago di Oz di Frank Baum. Letto da Alba Rohrwacher. Ora, sicuramente la signorina Rohrwacher, di cui ammetto di non aver visto alcuna interpretazione, avrà sicuramente dei pregi, ma tra questi non vi è certo la modestia: l’introduzione (che l’attrice fa a se stessa) dura una buona mezz’ora e si dilunga ad enumerare le molte lingue che lei conosce. Mi spazientisco, perchè a me ne basterebbe una sola, l’italiano… Quando Alba inizia a leggere è chiaro che non ha alcuna intenzione di diversificare le voci dei personaggi, ma neppure di dare alcuna inflessione ai periodi. Ma presto realizzo che questo non è certo il peggio…

Ad un certo punto, inaspettatamente e senza alcun motivo apparente, parte a tutto volume una canzone dei Beatles, del tutto avulsa dal contesto. Ommamma! Io, come James Bond, detesto i Beatles! Ma in ogni caso non vedo alcun nesso tra loro e Il Mago di Oz! Fossero state le canzoni del bellissimo musical di Victor Fleming avrei capito, ma questo? Certo tra campi di papaveri e campi di fragole ci si potrebbe vedere una certa somiglianza, forzando un attimino… Sarebbe andata peggio se il Capitano nemo avesse cominciato a cantare We all  live in a Yellow Submarine, in fondo…Decido quindi di stringere i denti e proseguire, anche se alla volta di “Seguiamo il sentiero di mattoni gialli Obladì Obladà” sono sul punto di cedere… Invece tengo duro e arrivo alla fine! Addio Alba!

A ticket to riiiiide…

E ora devo solo decidere quale sarà la prossima audio-avventura!