White Men Can’t Jump

Anno: 2023

Regia: Calmatic

Interpreti: Sinqua Walls, Jack Harlow

Dove trovarlo: Disney Plus

Una ex promessa del basket e un mental coach dalle ginocchia danneggiate decidono, nonostante le molte differenze tra i due, di fare squadra in un torneo di basket per guadagnare un po’ di soldi, di cui entrambi hanno estremo bisogno. Guadagneranno entrambi molto più che il denaro.

Non sono un’appassionata di sport nè di film sullo sport, ma avevo sentito nominare molte volte il film White Men Can’t Jump, e il titolo mi era rimasto impresso. Così, quando Disney Plus me lo ha mostrato tra le proposte per una serata cinema, ho deciso di togliermi la curiosità. Fin da subito, però, ho avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato nel film. Anche se i dialoghi erano pieni di parolacce, di fatto era tutto molto ovattato, quieto, come smorzato. Le liti si risolvevano, le divergenze si appianavano, le mogli comprendevano e perdonavano tutto… Insomma, più che un film sulla dura vita di strada, sui conflitti razziali e sul riscatto sociale attraverso lo sport sembrava uno spot del Mulino Bianco.

Spalle comiche che non fanno ridere

Nonostante questo l’ho visto fino alla fine senza troppi fastidi, come una bonaria commedia per famiglie – con molte parolacce, ripeto, ma senza l’ombra dell’incisività e della drammaticità che mi aspettavo. Solamente all’arrivo dei titoli di coda ho finalmente capito: avevo appena guardato un remake! Il rifacimento, scritto dallo stesso sceneggiatore (Ron Shelton, che del primo era stato anche regista), del film del 1992. Remake di un film del ‘92?? Ma se era l’altro ieri!! Diretto da “Calmatic”. Ma cosa sarebbe, un ansiolitico? Un tranquillante per cavalli? Questa brutta scoperta ha portato poi a una tragica amarezza: il film originale non è disponibile su Disney Plus, nè su nessuna delle altre piattaforme streaming che ho attualmente a disposizione. E così rimango con la consapevolezza di non sapere: come era il film originale? Se hanno deciso di farne un remake qualcosa di buono lo avrà avuto, no? Quando lo potrò vedere? Mannaggia!

Voto: 2 Muffin

Io che aspetto di poter vedere il film vero

La Partita

Anno: 2019

Regia: Francesco Carnesecchi

Interpreti: Francesco Pannofino, Alberto Di Stasio, Giorgio Colangeli, Gabriele Fiore

Dove trovarlo: RaiPlay

Una vasta gamma di drammi personali, economici e familiari si incrociano intorno ad un campo da calcio, quello di Quarticciolo in cui lo Sporting Roma sta disputando la finale del campionato locale. Tutti gli occhi sono puntati sul numero dieci, Antonio (Gabriele Fiore), attaccante che potrebbe portare la squadra a vincere di nuovo la coppa dopo quarant’anni: ma non tutti desiderano la vittoria della sua squadra.

Non c’è bisogno di spendere molte parole per dire quanto sia importante il gioco del calcio per la cultura popolare italiana: questo sport è onnipresente nella vita quotidiana di tutti. Anche di chi non è tifoso e non lo segue conosce suo malgrado i nomi delle squadre e dei giocatori più blasonati. Nonostante questo tuttavia è sempre stato difficilissimo per il nostro cinema raccontare il calcio. Francesco Carnesecchi con La Partita fa un nuovo tentativo, scegliendo però di parlare non della serie A ma di un campionato minore in cui si sfidano squadre di giovanissimi: eppure, anche in questo microcosmo calcistico, ritroviamo tutti i drammi e le brutture di cui purtroppo il calcio italiano di alto livello è pieno zeppo. Contrariamente a quanto il titolo farebbe pensare, di calcio giocato in questo film se ne vede ben poco, perché il focus è sui drammi di ogni genere che tormentano tutti i personaggi legati in modo più o meno diretto con lo Sporting Roma. Anche se fin dall’inizio è chiaro che ci troviamo in un territorio molto lontano da quello di Un Allenatore nel Pallone, la cosa sfiancante di questo film è che in 90 minuti (sicuramente la scelta non è casuale) nessuno dei personaggi ha mai una gioia o un soddisfazione. L’allenatore Claudio (Francesco Pannofino) decide di porre fine alla sua amatissima carriera di allenatore a prescindere dal risultato; il presidente Italo (Alberto Di Stasio), mentre il figlio cocainomane sogna erba sintetica per il loro campo da gioco, si perde in un giro di scommesse sportive da cui è impossibile uscire vincitori; il talento in erba Antonio (Gabriele Fiore) si infortuna gravemente, mentre suo padre ha scommesso contro di lui e sua madre si accapiglia con l’odiosa cognata. E si potrebbe continuare, perché non c’è un vero lieto fine per nessuno, né in campo né fuori, in barba a tutti i film americani con cui siamo cresciuti in cui lo sport è un mezzo di emancipazione e riscatto (il mio preferito è Fuga per la Vittoria con Sylvester Stallone e Pelè). Tuttavia, pur accettando lo spirito disfattista (cosa che non molti tifosi sportivi fanno volentieri) il film ha molti difetti cui è impossibile passare sopra. Dal punto di vista formale ci sono molte inquadrature davvero inspiegabili (droni sopra il campetto di Quarticciolo, carrellate alle spalle, inquadrature dal basso…) che disturbano la visione; inoltre, ben sapendo che non sarebbe realistico epurare tutte le brutte parole dai dialoghi, eliminando tutto il turpiloquio la durata del film si riduce probabilmente a quella del primo tempo. Il che ci porta all’errore concettuale di voler incorniciare tutto il film nei 90 minuti della partita, presentandoci quindi tutti i personaggi e i loro drammi con dei continui flashback che, se funzionavano benissimo per uno dei cartoni più amati della mia infanzia, Holly e Benji, qui sono invece confusi e spiazzanti. Io sono un’appassionata di cinema che ama anche guardarsi una bella finale di Champions League, e questo film mi lascia l’idea che a volte è molto meglio una bella partita di un brutto film.

Voto: 1 Muffin