X – Dieci Piccoli Indiani

Quando avevo circa dodici anni ero una lettrice insaziabile e Mamma Verdurin ebbe l’idea di placare il mio appetito introducendomi ad una scrittrice inglese di libri gialli: Agatha Christie. Nacque immediatamente una grande passione che mi portò a leggere, se non tutti, la maggior parte dei suoi libri, compresa la sua corposa autobiografia, e successivamente, neanche a dirlo, a vedere tutti i film che ne erano stati tratti e che continuano ancora oggi a vedere la luce, con risultati, come ho già scritto, non proprio soddisfacenti.

Come facevo sempre, cercai di trasmettere il mio nuovo innamoramento letterario alla mia migliore amica, anche lei come me avidissima lettrice e cinefila.

Si instaurò quindi una fruizione di Agatha Christie a cappella: io, che li avevo già quasi tutti a casa, leggevo un libro, e subito dopo lo passavo a lei.

Arrivò naturalmente il turno del capolavoro Dieci Piccoli Indiani, la cui trama è nota: dieci sconosciuti, accettano un invito misterioso e si ritrovano a trascorrere un weekend in una villa isolata, ospiti di una persona la cui identità rimane segreta.

L’atmosfera presto si trasforma da bizzarra a inquietante: gli ospiti iniziano a morire uno dopo l’altro, e come se non bastasse le modalità dei delitti paiono ispirate da una vecchia filastrocca per bambini, in cui dieci piccoli indiani muoiono uno dopo l’altro finchè non ne rimane più nessuno. Se l’assassino non verrà trovato al più presto i dieci sconosciuti sembrano destinati alla stessa sorte…

In questi giorni mi aspetto, d aun momento all’altro, di scoprire che si sta preparando un nuovo film tratto da questo libro, in cui Kenneth Branagh interpretarà tutti e dieci i personaggi

Un giorno ricevetti dalla mia amica una telefonata a dir poco disperata: 

“Ho appena iniziato a leggere Dieci Piccoli Indiani!!”

“Bello, vero?”

“Tu non capisci, ho fatto una cosa terribile: per sbaglio ho guardato l’ultima pagina e ho letto la firma in calce alla lettera finale! Ora so chi è l’assassino e non mi potrò più godere il resto del libro!”

“…”

“Non dici niente?? Mi sono rovinata il libro!!”

“Ma no, guarda, non ti preoccupare! Alla fine del libro ci sono tante lettere diverse, ogni personaggio ne ha scritta una! Non è affatto detto che quella che hai visto tu sia quella dell’assassino!”

“Davvero? Oh, meno male! Grazie, ora posso andare avanti a leggere! Che sollievo!”

Pochissimo tempo dopo il telefono suonò ancora:

“Ciao, ho finito il libro…”

“Di già? Bellissimo vero?”

“Sì, e ti volevo ringraziare cara. Alla fine c’è una sola lettera, quella dell’assassino…”

“Già…”

“Non so come ringraziarti per esserti inventata che ogni personaggio ne aveva scritta una, così mi sono goduta il libro lo stesso. Sei una vera amica.”

“Tu per me avresti fatto lo stesso”

“Ho qui la videocassetta del film, ora che tutte e due abbiamo letto il libro, quando lo vediamo?”

“Arrivo!”

Oggi su Amazon Prime si può trovare il film Dieci Piccoli Indiani (in originale And Then There Were None) di René Clair che funziona molto bene per atmosfere, interpreti e regia. Consiglio, se possibile, di vederlo in lingua originale, perchè il doppiaggio italiano non è molto convincente.

E mi raccomando: leggete prima il libro! Ma senza sbirciare l’ultima pagina… 😉

Assassinio sull’Orient Express

Titolo originale: Murder on the Orient Express

Anno: 2017

Regia: Kenneth Branagh

Interpreti: Kenneth Branagh, Johnny Depp, Judi Dench, Penelope Cruz, Josh Gad, Willem Dafoe, Michelle Pfeiffer, Olivia Colman, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr., Tom Bateman

Dove trovarlo: Disney Plus

Gerusalemme, 1934: Hercule Poirot (Kenneth Branagh), il detective più famoso al mondo, dopo l’ennesimo caso risolto brillantemente è pronto per godersi una meritata vacanza quando viene chiamato a Londra per un nuovo mistero da risolvere. Fortunatamente l’amico Bouc (Tom Bateman), direttore dell’Orient Express, riesce a trovargli un posto sul lussuosissimo treno. L’investigatore belga non tarderà a notare che alcuni dei suoi compagni di viaggio nascondono dei segreti e hanno comportamenti sospetti. Il magnate Edward Ratchett (Johnny Depp) gli offre anche un generoso compenso per fargli da guardia del corpo, poiché con i suoi affari poco puliti si è fatto molti nemici e in seguito ad alcune minacce ora teme per la sua vita. Poirot rifiuta, ma quando Ratchett viene trovato ucciso nella sua cabina Bouc lo scongiura di trovare l’assassino…

Sono da sempre una grande appassionata dei gialli di Agatha Christie, perciò non solo ho letto il libro da cui il film è tratto ma ho visto, molte volte, la versione cinematografica precedente, diretta da Sidney Lumet nel 1974, che vantava un cast stellare (Lauren Bacall, Anthony Perkins, Ingrid Bergman, Sean Connery, Jean-Pierre Cassell, Martin Balsam, Vanessa Redgrave, Jacqueline Bisset, Richard Widmark…) e si fregiava dell’ottima interpretazione di Albert Finney nei panni dell’investigatore belga “dalla testa a forma di uovo”. Altre ottime interpretazioni di Hercule Poirot, protagonista di numerosissimi romanzi e racconti scritti dalla Christie, sono state offerte, sia per il cinema che per la televisione, da Peter Ustinov e David Suchet. Questo per dire che la materia mi è non solo familiare ma anche molto cara e ho affrontato la visione con un misto di eccitazione e terrore di restare delusa. Ho un’opinione oscillante di Kenneth Branagh, ho apprezzato molto alcuni suoi lavori (Thor come regista e I Love Radio Rock come attore) e molto meno altri (Frankenstein e più recentemente Artemis Fowl) ed ero molto curiosa di sapere che approccio aveva scelto per questo nuovo adattamento di un così celebre capolavoro del genere giallo che ha già avuto ottime trasposizioni cinematografiche e televisive. Mi è bastata la prima scena, in cui Poirot risolve un caso di furto a Gerusalemme (anche se in realtà la sequenza è stata girata a Malta) utilizzando il suo bastone infisso tra i mattoni del Muro del Pianto per bloccare la fuga del colpevole, per capire che qualcosa non andava. La scena, assente sia nel libro che nei film precedenti, è stata evidentemente aggiunta allo scopo di presentare il personaggio a chi non lo conosce: presentarlo come un esperto di strategie di fuga criminali è quantomeno fuorviante. Il vero Poirot non si sarebbe mai sognato di tentare di prendere un criminale in fuga (rischiando tra l’altro di rovinare il suo bastone): per questo c’erano il buon Hastings e l’Ispettore Japp, mentre a Poirot spettava solo il compito di utilizzare le sue “celluline grigie”. Allo stesso modo, Poirot non si sarebbe mai sognato di pestare una cacca di mucca con il piede destro solamente perché la scarpa sinistra si era già sporcata di letame! Questa ossessione per l’ordine, la precisione e la simmetria, che nel personaggio di Agatha Christie caratterizza in effetti il personaggio, viene estremizzata in modo tale che Hercule Poirot si trasforma nel Detective Monk (personaggio televisivo che adoro, interpretato magistralmente da Tony Shaloub). L’impressione è che Branagh, qui nel duplice ruolo di attore e regista e lo sceneggiatore Michael Green abbiano tentato di fare con Poirot ciò che Guy Ritchie ha fatto con Sherlock Holmes. Ma se per l’investigatore inventato da Arthur Conan Doyle l’operazione è perfettamente riuscita, grazie al ponderato bilanciamento tra azione, suspense e ironia, qui invece è fallita senza appello. Non solo l’ironia è totalmente assente dal film e dal personaggio, ma il tutto assume addirittura toni cupi e melodrammatici, con sprazzi di autocommiserazione (con tanto di impossibile foto di donna amata) moralizzazione non richiesta, del tutto estranei ai libri di Agatha Christie. Per chi poi, come me, è da sempre affezionato al personaggio di Poirot, vederlo saltellare sopra il treno o inseguire il malfattore arrampicandosi tra le impalcature è davvero insostenibile. Per il resto non ci sono novità di sorta rispetto al romanzo o agli adattamenti precedenti, gli attori fanno tutti il loro dovere e la trama non viene stravolta, salvo una connotazione tragica del finale davvero superflua. Judi Dench, ovviamente, non sbaglia mai; Penelope Cruz, come Ingrid Bergman prima di lei, accetta di imbruttirsi e di avere un personaggio fastidioso; Josh Gad è molesto come suo solito; Willem Dafoe è Willem Dafoe e non serve altro; Michelle Pfeiffer si carica della parte psicologicamente più pesante (per lei e per lo spettatore) con fascino e bravura; Leslie Odom Jr. (visto nel musical Hamilton) nel ruolo che fu di Sean Connery introduce un inedito personaggio di colore che viene però caricato e connotato eccessivamente (il passato da cecchino, l’amore proibito, lo sparo) rispetto ad altri che restano un po’ sullo sfondo (come Willem Dafoe). Non deve essere per nulla facile gestire tanti personaggi e tante star allo stesso tempo, ma Branagh non riesce a trovare il giusto equilibrio tra i ruoli, i personaggi e i cambiamenti apportati ai loro caratteri e alle loro storie personali. In conclusione, io non ho visto proprio nulla di buono in questo film e non ho trovato un motivo per giustificare l’idea di questa nuova trasposizione. Ma forse mi è sfuggito qualcosa, visto che sono già terminate le riprese di Assassinio sul Nilo, con Kenneth Branagh ancora nei panni di Hercule Poirot. Chissà se anche questa volta la giustificazione per il silenzio imbarazzato della folla alla sua freddura sarà “Scusate ma non so raccontare le barzellette, sono belga”.

Voto: 1 Muffin Ipocalorico