Notte Horror – Manitou

Titolo originale: The Manitou

Anno: 1978

Regia: William Girdler

Interpreti: Tony Curtis, Susan Strasberg, Michael Ansara, Stella Stevens, Jon Cedar, Paul Mantee

Dove trovarlo: Prime Video

Buonasera carissimi amici appassionati di horror orrendi! Anche quest’anno ho l’immenso privilegio di partecipare alla maratona Notte Horror e di raccontare, insieme a tanti altri blogger eccezionali, un film che è in tutto e per tutto un vero orrore.

Ma prima, chi non lo avesse già fatto, corra a leggere la recensione horror di questa sera di Sam Simon!

Lo scorso anno qui su Cinemuffin avevo parlato di un altro film brutto da far spavento, Future Animals di William Girdler, e siccome mi sono divertita moltissimo a farlo ho pensato di continuare sulla medesima strada e parlare del film girato dallo stesso regista l’anno successivo: Manitù – Lo Spirito del Male.

Per una volta vorrei spezzare una lancia a favore dei titolisti italiani: probabilmente prima della metà del film si sono annoiati o si sono distratti, abbacinati dalla bruttezza del film stesso, e non hanno capito più niente.

“Manitù” infatti, ci viene spiegato nel film, è lo spirito incorporeo insito in ogni essere umano, animale e oggetto, ed esso può essere buono o cattivo, schierarsi dalla parte del bene o del male.

In Manitou (questo è il titolo originale) il male infatti non proviene da un “manitù”, ma dallo spirito di uno stregone indiano così potente che è in grado di tornare in vita a distanza di decenni, e ad ogni nuova incarnazione diventa più potente, fino a minacciare di distruggere il mondo intero. Ora siete spaventati?

Non lamentatevi dell’aria condizionata negli ospedali!

Ma in che modo Misquamacus, il perfido e pluricentenario stregone, riesce ad assumere di volta in volta una nuova forma corporea? E’ semplice: egli si incarna nel corpo di una persona, scelta in modo apparentemente casuale, e ne assorbe l’energia vitale per tornare in vita e compiere le sue malefatte, consumando il malcapitato e ottenendo per sé un nuovo corpo (più o meno) umano.

Ma tutto questo si scoprirà solo in seguito.

La nostra storia ha inizio a San Francisco, con la bella Karen (Susan Strasberg) che si reca in un ospedale preoccupata per uno strano bozzo che le è spuntato alla base del collo e che aumenta di dimensione con grande rapidità. L’ipotesi più logica indicherebbe che si tratti di un tumore maligno, eppure il luminare Dr. Hughes (Jon Cedar) non è convinto. Quel bozzo non ha nessuna delle consuete caratteristiche del tumore. Anzi, in realtà, somiglia moltissimo a un feto umano!

Gobba, quale gobba?

Spaventata e confusa, Karen si rivolge ad una sua vecchia fiamma, Harry Erskin, per avere conforto e consiglio. Sembrerebbe una cosa del tutto normale, se non fosse che Harry di mestiere truffa la vecchiette con i tarocchi e le sfere di cristallo: proprio la persona giusta cui rivolgersi!

E qui le cose si fanno interessanti (ma in fondo già lo erano): nei panni del truffaldino Erskin, con tanto di mantello trapunto di stelle e baffi finti (finti anche nel film, grazie al cielo!), troviamo Tony Curtis in persona!

“Aiuto gli sciocchi leggendo i tarocchi” è il suo motto.

Ora, cosa possa aver convinto l’affascinante, simpatico e brillante protagonista di classici indimenticabili come A Qualcuno Piace Caldo e Operazione Sottoveste a partecipare a questo film sarà per sempre un mistero, ma evidentemente William Girdler ha un grande potere di persuasione: in fondo ha convinto Leslie Nielsen ad affrontare a petto nudo un grizzly di peluche gigante!

Il resto del cast invece non è affatto una sorpresa: ritroviamo tutti i protagonisti di Future Animals, che dopo quella fantastica esperienza non vedevano l’ora di lavorare di nuovo per Girdler. E torna anche Lalo Schifrin ad occuparsi della colonna sonora, ma questo ci è chiaro già dalla tremenda sigla di apertura.

Tony Curtis cerca di rincuorare Karen e la accompagna in ospedale, dove con un intervento chirurgico il dottor Hughes le rimuoverà l’antipatico bozzo, per poi tornare a turlupinare le vecchiette.

Per favore non toccate le vecchiette!

Quando però una delle sue clienti, durante la lettura dei tarocchi, inizia prima a gridare, poi a pronunciare parole in una lingua sconosciuta, e infine attraversa il corridoio fluttuando a mezz’aria per poi gettarsi giù dalla scale, Tony sente improvvisamente scricchiolare il suo cinico scetticismo.

Corre in ospedale per scoprire che l’intervento ha avuto un esito a dir poco inaspettato: non solo il bozzo è rimasto dov’era, ma il Dottor Hughes ha rivolto con foga il bisturi contro se stesso!

Medici (e ciarlatani) in prima linea

Sconvolto, Tony Curtis si rivolge alla sua maestra di occultismo (sì, quella che gli ha insegnato a truffare le vecchiette, esatto) che accetta di aiutarlo e organizza lì per lì una seduta spiritica in casa di Karen insieme al marito e a una signora che passava di là (non ci viene spiegato meglio chi sia).

Durante la seduta succede esattamente quello che vi aspettate: la luce va via, qualcuno viene posseduto, colpi di vento fanno sbattere tutto, uno stregone si materializza nel tavolino eccetera.

“Pensa al compenso, pensa al compenso…”

E poi tutti tornano nel negozio della maestra di occultismo, che fortunatamente ha giusto un libro che descrive il loro problema, il cui autore fortunatamente è un antropologo che vive poco distante e che accoglie in casa sua degli sconosciuti per dire loro che quello di cui hanno bisogno non è un antropologo ma uno stregone indiano, il quale (indovinate?) fortunatamente vive poco distante e accetta, in cambio di una pipa di tabacco (giuro) di aiutare Tony Curtis a salvare Karen.

Tutto chiaro? Quello che è chiaro è che la seduta spiritica è una scena del tutto pleonastica, che non aggiunge assolutamente nulla alla trama; ma come si fa a fare un film su uno spirito senza seduta spiritica?

Roccia che Canta (giuro che si chiama così) si reca dunque all’ospedale, dove il bozzo di Susan ha raggiunto ormai dimensioni incredibili, per tentare di fermare il malefico Misquamacus e, se possibile, di salvare la vita di Karen. Il Dottor Hughes accetta la presenza dello sciamano senza troppe domande: tanto che senso avrebbe farsene a questo punto?

“D’ora in poi sarà Roccia che Piange”

Attenzione: il resto dell’articolo contiene SPOILER! Se non volete rovinarvi (!) il finale del film (lo trovate su Prime Video) non proseguite la lettura!

Misquamacus è uscito da Karen lasciandola tramortita ed è riuscito a uccidere uno degli infermieri, ma ora è trattenuto dal cerchio disegnato per terra col borotalco da Roccia che Canta e rimane immobile. L’altro infermiere, naturalmente, si appisola mentre è di guardia nella stanza in cui ci sono lo stregone indiano che vuole distruggere il mondo e il cadavere del suo collega: chi non si appisolerebbe in simili circostanze?

E chi se lo sarebbe mai aspettato?

Cose che succedono: apparirà una lucertola gigante; l’ospedale si congelerà; qualcuno perderà la testa; qualcuno mostrerà le tette; una stanza inizierà a ballare; qualcuno dirà: “Lasciatelo, lui sa quello che fa!”; le aspirine non si scioglieranno più nell’acqua.

Voi capite bene che non ha alcuna importanza raccontare come, perché o in che ordine questi eventi si verifichino: tant’è.

Quello che potrebbe essere interessante è vedere in che modo Misquamacus venga poi sconfitto. Di fatto Karen lo affronta a seno scoperto sparando fulmini dalle mani. Ma cosa ha dato a Karen queste potenti armi di supremazia (i fulmini, non le tette)? Semplice: Tony Curtis è riuscito a incanalare dentro di lei i manitù (cioè gli spiriti) dei macchinari dell’ospedale. Non so voi ma io non ci vado più a farmi una radiografia…

Ma il manitou del mio pc sarà buono o malvagio?

Qui ci sarebbe stato posto per una disquisizione filosofica: la tecnologia di per sé non è né buona né cattiva, dipende tutto dall’uso che ne fa l’uomo eccetera eccetera.

Ma William Girdler non ci casca: è stato l’amore di Tony Curtis per Karen a permettergli di usare i poteri che non pensava di avere e sconfiggere il maligno! E tanti cari saluti alla filosofia…

Il cattivo è sconfitto, il mondo è salvo, ma soprattutto l’amore trionfa!

Ma, siccome sempre di film horror si tratta, alla fine compare una scritta per raccontarci che una volta a Tokyo un ragazzo si è trovato sul petto quello che sembrava un tumore ma in realtà era un feto umano: va bene ma quindi? Non si sa. Raccapriccio strisciante… potrebbe succedere anche a voi!

Di sicuro un certo senso di inquietudine questo film lo lascia: con i dialoghi dementi, la sceneggiatura zoppicante, gli effetti speciali imbarazzanti e, come sempre, la totale assenza di ironia, lo scoramento è pressoché totale.

SENZA PAROLE

Mi è poi dispiaciuto moltissimo scoprire come il regista, pochi mesi dopo il termine delle riprese, sia rimasto ucciso in un incidente in elicottero: ora farò una gran fatica a trovare un film per la Notte Horror del prossimo anno!

Ops, quasi dimenticavo!

Voto: 1 Muffin (tipo “volevo fare una pizza ai peperoni e mi è uscito un muffin al cioccolato ma non era così male”)

Madame va in vacanza

L’estate è sempre il periodo in cui si desidera prendersi una pausa da tutto: stress, lavoro, colleghi, città, inquinamento, sveglia, scadenze… L’unica cosa da cui io non vorrei mai prendere una pausa… è Cinemuffin!

Ciononostante, pur avendo molti progetti in corso (un nuovo articolo su 007 in cantiere, una promessa in rima da mantenere, una Notte Horror da seguire), è arrivato anche per Madame il momento delle ferie, anche se mi scappa un sorriso pensando a Maggie Smith nei panni della Contessa di Downton Abbey che domanda candidamente: “E cosa sarebbe un weekend?”

Cinemuffin va in vacanza ma Madame farà di tutto (connessione permettendo) per continuare a seguire i blog amici, appuntamento quotidiano sempre lieto, direi irrinunciabile.

Al ritorno dalle vacanze Cinemuffin ritornerà ad offrire i suoi contenuti con scadenze (quasi sempre) regolari e ci sarà anche una ghiotta sorpresa…

Vi lascio con l’acquolina in bocca, auguro a tutti i lettori di trascorrere delle serene vacanze!

Madame Verdurin

“Ma quando torna Madame?”

Notte Horror – Future Animals

Quest’anno ho l’onore di inaugurare assieme al mitico Cassidy l’ottava edizione del ciclo Notte Horror: fino all’inizio del mese di Settembre ogni Martedì troverete su tanti fantastici blog le recensioni di film spaventosi (o, come nel mio caso, brutti da far spavento) per rendere più eccitante la vostra estate: tenete d’occhio il calendario e non perdetevene neanche uno!

Per prima cosa, se ancora non l’avete fatto, correte su La Bara Volante a leggere la recensione di Cassidy del film Society. E va bene, potete aspettare la fine della partita..

Quando avete letto (prendetevi tutto il tempo che serve per il post, ne vale sempre la pena!) tornate qui su Cinemuffin: stasera parliamo dei nostri amici animali!

Il filone cinematografico che racconta di animali che, per qualsivoglia motivo, si ribellano all’essere umano, è insospettabilmente ricco e, qualitativamente parlando, assai eterogeneo: si va da un capolavoro come Gli Uccelli di Alfred Hitchcock (1963) allo scalcinato Birdemic (2010); dal primo blockbuster estivo della storia, Lo Squalo di Steven Spielberg (1975), allo scult Mega Shark Versus Giant Octopus (2009). Nel corso dei decenni chi come me coltiva questo guilty pleasure ha avuto la gioia di assistere ad attacchi di innumerevoli specie animali, talvolta anche mutate e/o ibridate in vari modi: uccelli, pipistrelli, topi, squali (i miei prediletti), api, coccodrilli, formiche, ragni, serpenti, tafani, pecore… Ma in genere, ciascun film si occupa di una determinata specie del regno animale, che per qualche motivo (radiazioni cosmiche, esperimenti scientifici, esposizione a sostanze chimiche) smette di vedere l’essere umano come vertice della catena di comando (e alimentare). Cosa succederebbe, invece, se TUTTI gli animali si ribellassero all’uomo?

L’incipit di Future Animals, in originale Day of the Animals (chissà come mai la traduzione italiana è un altro titolo in inglese) ma conosciuto anche come Something Is Out There (“C’è Qualcosa Là Fuori”) ci spiega come tre anni prima (siamo nel 1977) due scienziati, l’americano Frank Sherwood Rowland e il messicano Mario Molina, avessero ipotizzato che i gas clorofluorocarburi utilizzati nei frigoriferi e come propellente nelle bombolette spray (ad esempio la lacca per capelli) potessero danneggiare la fascia d’ozono; senza la protezione fornita dall’ozono, quantità pericolose di raggi ultravioletti possono raggiungere la Terra. Il film ci racconta che cosa POTREBBE accadere nel prossimo futuro se l’uomo non facesse nulla per proteggere la fascia d’ozono. Sebbene i loro studi abbiano poi portato Rowland e Molina a vincere il premio Nobel per la Chimica nel 1995, da un po’ di tempo io non sento più parlare del buco nell’ozono, mentre quando ero piccola mi avevano convinta che ogni donna che usasse la lacca spray per capelli fosse un cattivo essere umano; quello che è certo è che, almeno fino ad oggi, non si sono verificati gli eventi predetti in questo film, e purtroppo per il regista William Girdler, nonostante i suoi buoni propositi, nessuno gli ha mai assegnato un premio qualsivoglia per Future Animals. Andiamo a vedere perché.

Qual era il maggior punto di forza del film di Hitchcock Gli Uccelli? Secondo me, il fatto che non venisse mai spiegato il motivo per cui volatili di specie diverse (in particolare corvi e gabbiani) decidessero all’improvviso di attaccare gli esseri umani. Girdler però nell’impostare il suo film non guarda ad Hitchcock, perché ha un messaggio importante da trasmettere al suo pubblico (“non contribuite ad allargare il buco nell’ozono”), quindi fin dalla sigla ci mostra didascalicamente e ripetutamente che c’è una connessione tra il sole, o meglio i suoi raggi ultravioletti, e l’inedita aggressività degli animali.

I titoli di testa di Future Animals sono un montaggio alternato di inquadrature di animali e del sole (molto fastidiose, queste ultime, alla lunga) che la musica di Lalo Schifrin dovrebbe, in teoria, rendere sinistre. Il compositore, già autore di tante colonne sonore per il cinema e per la tv (suo, ad esempio, il celebre motivetto di Mission:Impossible), qui non dà sicuramente il suo meglio, ma poiché non è certo l’unico non sarebbe giusto fargliene una colpa: rendere dignitoso questo film sarebbe stata, anche per lui, una vera missione impossibile.

Al termine dei titoli, senza tanti preamboli, ci viene presentato il protagonista, Steve Buckner, interpretato da Christopher George, che dopo un esordio promettente in cui affiancava John Wayne nel western El Dorado si era dato ai telefilm e al genere horror. Il nostro Steve si guadagna da vivere accompagnando in gita gruppi di volenterosi che desiderano allontanarsi per qualche giorno dalla vita frenetica della città e rinfrancarsi nel contatto con la natura. Il punto di partenza per queste gite è un paesino in cui vediamo su tutte le insegne il nome “Murphy”. Avete presente Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco di Mel Brooks, in cui tutti gli abitanti di Rock Ridge si chiamano Johnson e alle assemblee cittadine si sentono frasi come: “Howard Johnson ha ragione a dire che Randy Johnson ha ragione”? Ecco, qui i tutori della legge, anziché lavorare in ufficio, passano tutto il tempo al pub, che naturalmente si chiama “Da Murphy”: la legge di Murphy insomma. Mentre il gruppetto del giorno si prepara per la partenza, sotto gli occhi attenti di tutto il paese (probabilmente, per quel minuscolo paesino sperduto tra le montagne dell’Alta Sierra californiana, le comitive sgangherate di Steve erano l’evento dell’anno), lo sceriffo (interpretato da Michael Andreas) commenta: “Non ho mai visto un gruppo come quello”, per sottolineare che quell’insieme eterogeneo di persone è davvero scalcinato. Il gruppo in partenza è composto da undici persone (se siete un minimo in confidenza con questo genere di film, sapete già benissimo che non tutti e undici torneranno indietro). Tra queste, solamente Daniel Santee (Michael Ansara), il nativo americano, sembra essere già conosciuto da Steve: durante il film li vedremo sempre solidali e complici ma non ci viene spiegato altro sul loro rapporto. Girdler è così: didascalico fino a diventare buffo oppure ellittico in modo irritante, senza compromessi.

C’è poi la bella giornalista televisiva Terry (Lynda Day George), che inizialmente rifiuta la corte sfacciata di Steve ma poi, dopo aver visto alcuni compagni morire tra grandi sofferenze, ci ripensa: questo, oltre ad essere un cliché narratologico, potrebbe avere a che fare col fatto che Lynda e Christopher George, nella vita, erano marito e moglie; insieme i due hanno recitato in diverse pellicole horror. Troviamo poi due coppie, una più giovane e in pieno incanto dell’innamoramento composta da Beth (Kathleen Bracken) e Jimmy (Andrew Stevens), che sia IMDB che Wikipedia chiamano erroneamente “Bob”, e una in piena crisi formata dal gentile Frank (John Cedar) e dalla moglie Mandy (Susan Backlinie) che non si fa alcun problema a lavare in pubblico tutti i loro panni sporchi. Nella combriccola c’è anche un ragazzino, John (Bobby Porter, destinato a un grande futuro da stuntman), accompagnato dalla lamentosa madre Shirley (Ruth Roman) che continua a ripetere come sarebbe dovuto essere il padre, e non lei, ad accompagnare John in quella scampagnata. Chiudono la formazione il professor Macgregor (Richard Jaeckel), appassionato di fotografia e di animali (destinato a vedere animali selvatici molto da vicino senza però avere il tempo di fotografarli) e Roy Moore (Paul Mantee), un ex giocatore di football malato di cancro che, nonostante sia costretto a servirsi di un bastone per camminare, vuole dimostrare di essere ancora fisicamente abile. Ho lasciato per ultimo l’attore più interessante (nonché il motivo principale per cui ho deciso di vedere questo film): Leslie Nielsen, qui lontanissimo dai ruoli comici che lo hanno reso famoso qualche anno più tardi in film come Una Pallottola Spuntata e L’Aereo più Pazzo del Mondo. In Future Animals infatti Nielsen interpreta Paul Jenson, il personaggio più sgradevole del gruppo, che non fa alcun tentativo di essere simpatico ma anzi insulta tutti quanti spesso e volentieri, dando dell’incapace alla guida, facendo apprezzamenti poco eleganti sulle sue compagne escursioniste e mancando in continuazione di rispetto a Santee e alle sue origini. Se per caso in questo gruppo avete riconosciuto qualche volto familiare, probabilmente siete (come me) grandi fan della Signora in Giallo: infatti ben otto di questi attori sono comparsi almeno in un episodio di Murder She Wrote. Leslie Nielsen è comparso in due episodi, mentre Ruth Roman interpretava la mitica Loretta, la parrucchiera pettegola di Cabot Cove! Ma non illudetevi: le avventure di Jessica Fletcher qualitativamente sono ben al di sopra di Future Animals!

Ora che vi ho presentato i personaggi vi invito a capire chi di loro sarà la prima vittima degli animali ribelli. Dopo aver formulato la vostra ipotesi potete, a vostra discrezione, proseguire con la lettura di questo post (che d’ora in avanti conterrà alcuni SPOILER) oppure guardare il film (disponibile su Amazon Prime Video) per verificare la vostra previsione. Scritto il nome del morituro consegnate il foglio al notaio e proseguiamo nel racconto.

Nel momento in cui i nostri salgono sugli elicotteri già ci accorgiamo di qualcosa che non quadra (oltre al fatto che prima del decollo appoggiano semplicemente i loro bagagli sui pattini dell’elicottero): gli escursionisti partono con zaini e sacchi a pelo ma senza cibo. Il programma infatti prevede che i ranger lascino del cibo per loro in una capanna in mezzo al bosco. Non so voi, ma io, con queste premesse, non partirei mai a poi mai, non senza almeno qualche dozzina di muffin per sicurezza. Inoltre lo sceriffo ha avvertito Steve di stare in guardia perché si sono già verificati alcuni strani incidenti. Ma Steve non ha paura di niente e si incammina con uomini, ragazze, donne, bambini e malati al seguito, stabilendo la sua expertise mostrando ai cittadini qualcosa di sorprendente: dentro le pigne ci sono i pinoli! Ben presto gli animali iniziano a seguire il gruppetto, coordinati da un’aquila che, a quanto sembra, è il capo di tutte le bestie selvatiche. I rapaci iniziano a radunarsi intorno al gruppo; quando un grifone si avvicina troppo al piccolo John (colpevole di aver recidivamente lanciato sassi), tutti iniziano ad avere paura.

Nel frattempo, da Murphy, la televisione sta trasmettendo un comunicato: tutti gli animali che vivono sopra i 1500 metri si stanno comportando in modo strano. Allarmato da quella notizia, lo sceriffo si fa portare una fetta di torta di mele con il gelato. Intanto i nostri eroi si sono imbattuti in un accampamento completamente vuoto e con l’aria di essere stato abbandonato in fretta (le tende sono aperte e il fuoco è acceso); Steve decide che la cosa migliore da fare è accamparsi proprio lì, perché agli altri campeggiatori, quando torneranno, farà senza dubbio piacere la loro compagnia. Ma naturalmente non si vede anima viva, nemmeno al calar della notte. I nostri sono perennemente tenuti sotto controllo dai gufi (che a differenza di quanto ci insegna David Lynch sono proprio quello che sembrano: gufi) e a notte fonda i lupi attaccano il gruppo, accanendosi su Mandy. Nonostante siano disarmati, gli uomini riescono a respingere i lupi: Mandy è ferita ma soprattutto in stato di shock. Al mattino Steve elabora il piano più idiota possibile per gestire la situazione: Mandy, ferita e sotto shock, raggiungerà con il marito Frank la stazione dei ranger e chiederà di inviare un elicottero per recuperare il resto del gruppo, visto che la scampagnata è ormai irrimediabilmente compromessa. Ma come? La ragazza ferita mandata a chiedere soccorso per quelli che invece stanno benone, senza nemmeno una mappa? Dividere il gruppo, senza nemmeno accordarsi sul punto in cui gli elicotteri dovrebbero eventualmente andarli a prendere? Nessuno però ha obiezioni a questo folle piano, e il gruppo si divide. Prima che Shirley metta fuori uso la radio, Steve riesce a capire che gli animali stanno attaccando l’essere umano un po’ ovunque e che la situazione è davvero seria. Lo capiscono anche Frank e Mandy, che è rimasta senza forze ma continua a insultare il marito. Madre natura non tollera certe intemperanze: gli uccelli attaccano Mandy (non Frank) e la spingono giù da un dirupo. Gli animali saranno anche resi feroci dai raggi ultravioletti, ma quando è il momento di uccidere sanno distinguere benissimo i buoni dai cattivi, e una donna che insulta il marito in pubblico e rifiuta di dormire con lui è senza dubbio cattiva.

Questa prima morte (chi l’ha indovinata?) non dovrebbe sorprendere: Susan Backlinie, l’attrice che interpreta Mandy, era stata la primissima vittima anche nel film Lo Squalo appena due anni prima. A Frank non resta che procedere da solo verso valle per cercare aiuto, mentre il resto del gruppo ha raggiunto quello che doveva essere il punto di rifornimento solo per scoprire che gli animali hanno razziato tutto il cibo. Frank intanto ha trovato nel bosco una bambina, sola e sotto shock, e ha deciso di portarla con sé per proteggerla. 

La bambina è interpretata da Michelle Stacy, che in quello stesso anno farà pace con gli animali dando la voce a Penny nel cartone Disney Le Avventure di Bianca e Bernie. Arriva di nuovo la notte e lo sceriffo viene svegliato da una telefonata del suo vice: è arrivato l’esercito, bisogna evacuare immediatamente il paese. Per tutta risposta lo sceriffo va in cucina e tira fuori il tacchino dal frigorifero: non si può evacuare a stomaco vuoto, lo sanno tutti. Ma qualcun altro mostra grande interesse per gli avanzi: i topi, con dei balzi fenomenali, attaccano lo sceriffo ferendolo al volto. A questo punto il tutore della legge capisce che forse è il caso di fare qualcosa e sveglia la moglie. In paese rimangono solamente lo sceriffo e i suoi uomini per aiutare l’esercito e rintracciare, l’indomani, tutti gli escursionisti. Mentre i militari evacuano il paese, Steve e gli altri subiscono un nuovo attacco, stavolta dai puma. 

Per quanto riguarda le riprese con gli animali, il regista si è limitato a riprenderli mentre si facevano gli affari loro per poi renderli protagonisti di arbitrarie soggettive come se stessero spiando gli esseri umani e complottando; meglio non parlare delle scene con incontri più ravvicinati in cui vengono usati pupazzi e peluche vari; Girdler però doveva essere almeno in parte consapevole dei suo limiti, perché da un certo punto in poi, per sottolineare la drammaticità della situazione, ha chiesto al suo direttore della fotografia Robert Sorrentino di rappresentare tutto sempre avvolto dalla nebbia, per cui in un attimo si passa dall’Alta Sierra alla Val Padana.

Il mattino dopo alcuni escursionisti presentano escoriazioni sul viso: i raggi ultravioletti del sole, non più filtrati dalla fascia d’ozono, non solo rendono aggressivi gli animali ma ustionano la pelle. Esasperati, sfiniti, senza armi nè cibo, gli escursionisti iniziano a dubitare della competenza di Steve; Paul (Leslie Nielsen) si propone come nuovo leader e il gruppo si divide in due. Santee commenta con un antico proverbio indiano: “Ciascuno si cuoce nell’acqua sua” (in inglese “You can’t save a fool from himself”, “Non si può salvare un pazzo da se stesso”, che suona leggermente meno scemo). Paul, che fin dall’inizio era stato arrogante, prepotente e irrispettoso, col passare del tempo diventa sempre più dispotico e violento, fino alle conseguenze più estreme: i raggi ultravioletti infatti hanno effetto su tutti gli animali, compreso l’uomo. Il regista non ha remore nel calcare la mano per far arrivare allo spettatore il suo messaggio: se non agiamo subito, il buco nell’ozono avrà conseguenze nefaste per tutti noi! Peccato che basti l’acconciatura sempre perfetta di Linda Day George, ottenuta senza dubbio grazie a massicce dosi di lacca, a sbugiardarlo.

Non vi racconterò il finale nei dettagli, nel caso (improbabile) aveste ancora voglia di vedere Future Animals. Vi descrivo solo, in ordine sparso, alcuni avvenimenti comicamente rilevanti: da un inquadratura del dettaglio si scopre che Terry (la giornalista televisiva) aveva portato i tacchi per tutto il tempo; qualcuno affronterà un orso bruno in corpo a corpo; un cameraman comparirà in uno specchietto retrovisore; qualcuno griderà “Muoio!” mentre muore; il professore fornirà un’eloquente spiegazione scientifica della condizione umana e dell’ineluttabilità della morte iniziando con: “Una volta c’erano solo i pesci”. Se questi eventi vi incuriosiscono, allora buona visione!

Inspiegabilmente, dopo questo film (cui Paolo Mereghetti assegna appena una stella nel suo eminente dizionario del cinema), l’anno successivo il regista William Girdler ha ottenuto i fondi per realizzare un nuovo film, e poiché squadra che vince (?) non si cambia, ha richiamato gran parte del cast di Future Animals, con l’aggiunta eccellente di Tony Curtis, per girare Manitù – Lo Spirito del Male, in cui una signora si accorge di avere un’escrescenza che le cresce sul collo ma che è in realtà uno sciamano indiano morto secoli prima che cerca di tornare nel mondo dei vivi… ma di questo parleremo alla Notte Horror del prossimo anno! Per quest’anno, invece, il prossimo appuntamento è Martedì 13 Luglio alle ore 21.00 sul Bollalmanacco del Cinema con il film La Casa 4: Witchcraft. Non mancate o gli animali vi mangeranno per primi!

Voto: 1 Muffin (forse sarebbe potuto arrivare a due se si fosse preso un po’ meno sul serio)