I Fratelli Sisters

Titolo originale: Les Frères Sisters

Anno: 2018

Regia: Jacques Audiard

Interpreti: John C. Reilly, Joachin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rutger Hauer

Dove trovarlo: Amazon Prime

I fratelli Eli (John C. Reilly) e Charlie (Joachin Phoenix) Sisters sono tra i più abili e famigerati cacciatori di taglie tra quelli al soldo del potente Commodoro (Rutger Hauer), che questa volta ha deciso di inviarli sulle tracce di un cercatore d’oro, Herman Kermitt Warm (Riz Ahmed). Il Commodoro ha anche mandato in avanscoperta un segugio, John Morris (Jake Gyllenhaal), il migliore nello scovare i fuggitivi ma molto meno abile con le armi da fuoco, per localizzare Herman. Ma inaspettatamente Herman convince John ad unirsi a lui nella sua ricerca della ricchezza: i fratelli Sisters dovranno quindi rintracciarli ed occuparsi di entrambi. Almeno in teoria…

Tratto dal romanzo del 2011 di Patrick DeWitt Arrivano i Sister, I Fratelli Sisters (“sisters” in inglese significa “sorelle”) è il primo film girato in lingua inglese dal regista francese Jacques Audiard, autore anche della sceneggiatura, che dirige un cast eccezionale in un’interpretazione del Vecchio West che attraversa tutti i toni, dal classico al divertito al tragico, spiazzando lo spettatore per la transizione inaspettata dalla canonica caccia all’uomo alla composizione del delizioso quartetto di personaggi in una situazione quasi bucolica per poi virare verso un’inedita caccia all’oro che ricorda le dinamiche del Tesoro della Sierra Madre di John Huston con Humphrey Bogart, almeno fino all’inatteso epilogo.

La visione, che trascina lo spettatore in un’altalena di umori ed emozioni, non è adatta a tutti, in quanto la violenza e le situazioni forti sono presenti; non è adatto nemmeno a chi ama il western classico e non gradisce le variazioni sul tema, perché qui i cowboy con le pistole non sono che uno spunto per riflettere su alcuni temi: famiglia, cupidigia, percezione di se stessi, convivere con il passato. Encomiabili tutti e due gli attori protagonisti e anche i due comprimari, che si caricano sulle spalle con consapevolezza questo fardello culturale ed emotivo restituendoci dei personaggi insoliti, anche attraverso dei dialoghi ben scritti ma che spesso paiono troppo forzati, troppo didascalici e poco realistici. Da segnalare anche una colonna sonora non riuscita, a tratti troppo invadente e non pervenuta invece nei complicati dislivelli emotivi, in cui sarebbe stata necessaria la sua guida (lo stesso che succedeva in Midnight Sky, sempre con colonna sonora di Alexandre Desplat). Rutger Hauer appare in un bizzarro cameo.

Voto: 3 Muffin

Blade Runner (Recensione in Versi)

Capita a tutti di perdere una scommessa

E se succede bisogna mantenere la promessa:

Nel mio caso è stata indovinata la misteriosa canzone

Così eccomi qui a scrivere la recensione

In versi, questo era l’accordo

Di un film che ho già visto ma di cui poco ricordo.

Blade Runner è il titolo in questione

Ma prima di scrivere mi serve un’altra visione.

Blade Runner lo avevo già visto da giovanetta

Quando la fantascienza era la mia diletta

Conoscevo le tre leggi della robotica a menadito

E andavo matta per Leslie Nielsen ne Il Pianeta Proibito.

Scoprii poi che nello spazio nessuno può sentirti urlare:

Lo stesso regista di Alien! Che cosa potrebbe storto andare?

Vidi tutto Blade Runner con un sopracciglio alzato

Fino alla fuga d’amore nel tramonto dorato

Poi con autorità dalla poltrona mi sono alzata

Definendolo come di Fantozzi la ben nota corazzata.

Tutti mi dissero che cantonata mi ero presa:

Non avevo mai visto la versione estesa!

Blade Runner era un capolavoro della fantascienza

E il mondo non poteva vivere senza.

Ma io, come un cocciuto eremita dei boschi, 

Preferivo ancora Kubrick e Tarkovskij.

Quando dunque mi è arrivata la richiesta

Ho pensato: che grande occasione è questa!

Ora, che son ben più matura ed istruita (almeno spero)

Del successo di Blade Runner risolverò il mistero.

Prontamente il catalogo di Netflix scandaglio

Fino a trovare del regista il taglio.

Scelgo la lingua originale, sicura

Che così non mi sfuggirà alcuna sfumatura.

E dopo una seconda, attentissima, visione…

Mi ritrovo nella stessa identica convinzione!

Io lo so che Harrison Ford è un eroe internazionale

Ma ha sempre la stessa espressione facciale

E come può dunque rendere il lacerante tormento

Di chi è incaricato del definitivo pensionamento

Dei sei androidi fuggiti da Marte

E ora nascosti sulla Terra da qualche parte?

Certo diventa difficile fare il tuo lavoro

Se poi ti innamori di una di loro…

La bella Rachel è un androide in realtà

E dunque in breve tempo morirà:

Gli androidi son progettati per una durata

Che al tempo di soli quattro anni è limitata.

Ecco perchè Roy Batty della situazione si è stufato

Ed ha istituito degli androidi un sindacato:

“Vogliamo più anni di vita per tutti!

Crepate voi invece, che siete flaccidi e brutti!”

Non si potrebbe nemmeno dargli torto

E infatti in Rick Deckard qualche dubbio è sorto

Anche se non vi si trova alcuna motivazione

Se non la sua semplice erotica pulsione:

Come può annientare Roy e il suo sindacato

Se della sua simile, Rachel, è innamorato?

Ridley Scott ha una filosofica soluzione:

“È buio e piove. Fine della questione.”

Dunque Rick prende un ombrello luminoso

E si accinge a portare a termine il suo incarico gravoso.

E qui ci si aspetta una resa dei conti strepitosa

Che però si risolve in ben poca cosa

Più che una partita a scacchi con la morte

Si sfondano con la testa i muri e le porte.

Il famoso monologo sui bastioni di Orione

(improvvisato da Rutger Hauer, non era in copione!)

E poi la morte di Roy, androide disertore

E la fuga degli amanti, stavolta in ascensore.

Ma di domande lo spettatore ne ha ancora tante:

“Rick, ma perchè quella camicia?” “Ma alla fine era un replicante?”

“Forse la risposta è negli animali di carta”?

Una sola cosa, in certi casi, ogni dubbio scarta:

Il libro di Philip K. Dick mi leggo con attenzione

Per risolvere una volta per tutte la questione.

Quindi scopro che Rick aveva una moglie

Ma con Rachel soddisfaceva tutte le sue voglie

E quando infine una vera capretta riesce a comperare

L’amante la va subito ad ammazzare.

Non è malvagio questo finale:

In fondo sarà l’inizio di Attrazione Fatale

Ma forse è inutile girarci attorno:

La risposta l’ha sempre avuta l’unicorno!

Una risposta l’ho trovata però

E da dove viene il titolo adesso lo so:

Il dottor Nourse, medico d’ospedale

Scrisse un romanzo su un dottore spaziale

Blade Runner s’intitola, e quello sarebbe da vedere:

Un film che parla di un Medicorriere!

Ma più la questione cerco di districare

Più mi viene da ridere: meglio lasciar stare…

Ma anche se forse non l’ho ancora capito

Io intanto il film l’ho recensito

D’ora in poi farò meno promesse perché, su questo non ci piove,

non vorrei dovermi guardare anche 2049!

Questo è il premio promesso al vincitore del gioco Name that Tune: spero tanto che sia di tuo gradimento Pietro!

Questa recensione in versi non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di Lucius, che mi ha dato supporto morale e fornito utilissimo materiale. Grazie!

Vi aspetto tutti per il prossimo cine-gioco di cine-muffin!