Stanley Tucci in Italy

L’autobiografia di Stanley Tucci mi aveva lasciato, oltre all’acquolina in bocca, anche una gran curiosità riguardo la serie tv Stanley Tucci: Searching for Italy, che finalmente ora è disponibile (anche se solo la prima stagione per ora) su Disney Plus.

In cinque puntate il celebre attore americano di origini calabresi esplora altrettante regioni italiane (Toscana, Trentino, Lombardia, Abruzzo, Lazio) alla ricerca, oltre che dei paesaggi e luoghi più suggestivi, anche della cucina più tradizionale e dei piatti invece più insoliti e particolari.

Diciamo che il programma è interessante all’incirca come una puntata di Melaverde, e che se io non avessi letto nell’autobiografia di Tucci cosa significhi esattamente il cibo per lui e la sua famiglia potrei bollare la serie come “noiosetta”. Oltretutto sembra che io e Stanley abbiamo gusti estremamente diversi: di sicuro non condivido la sua passione per le interiora e le frattaglie di qualunque tipo.

La serie resta carina e con alcune curiosità interessanti sul nostro bel paese, ma se devo essere sincera a “Stanley Tucci che mangia cose” preferisco di gran lunga “James May che prova cose” o “Jeff Goldblum che guarda cose”.

Conclave

Anno: 2024

Regia: Edward Berger

Interpreti: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto, Carlos Diehz, Isabella Rossellini

Dopo la morte del Santo Padre, come da protocollo tutti i cardinali si riuniscono in conclave, isolati dal resto del mondo, per decidere chi tra loro diventerà il nuovo Pontefice. Al cardinale decano Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) spetta il difficile compito di guidare il conclave, nonostante egli avesse chiesto al Papa quando era ancora in vita di dispensarlo da questo ruolo per permettergli di chiarire alcuni suoi dubbi legati alla fede; il Pontefice però non aveva avallato la sua richiesta. Lawrence si ritroverà perciò a gestire un conclave molto complesso, teatro di scontro in particolare tra alcuni cardinali che hanno grande influenza ciascuno a suo modo: il grande amico del defunto Pontefice Cardinale Bellini (Stanley Tucci), l’ambizioso Cardinale Tremblay (John Lithgow), il reazionario Cardinale Tedesco (Sergio Castellitto) e l’outsider Benitez, Cardinale di Kabul di origine messicana. 

Nonostante il film, tratto dal romanzo omonimo di Robert Harris, metta in scena con grande rigore e precisione quelle che sono le procedure seguite dalla Chiesa cattolica dopo la dipartita di un Pontefice, appare chiaro fin da subito come questo film non sia e non voglia essere un atto d’accusa contro la Chiesa. Il conclave infatti non è altro che una stanza chiusa piena di uomini potenti e ambiziosi in guerra tra di loro per il potere, sebbene ciascuno abbia i propri metodi e le proprie motivazioni. Ma c’è un’altra lotta in corso sulla scena: quella per l’interprete migliore. Ralph Fiennes, John Lithgow, Stanley Tucci e Sergio Castellitto, con l’aggiunta di Isabella Rossellini nel ruolo piccolo ma cruciale di Suor Agnes, offrono tutti interpretazioni splendide nei panni di personaggi tra loro diversissimi, ciascuno caratterizzato la luci e ombre, difetti e punti di forza, certezze apparenti e inversioni di rotta. Le dinamiche dello scontro tra questi diversi personaggi e le loro inconciliabili vedute sono il cuore del film, che dall’inizio alla fine avvince e rapisce, nonostante tutta l’azione si svolga in ambienti chiusi e avvenga tramite parole. La regia sapiente, la sceneggiatura solida e le efficaci interazioni tra i personaggi rendono il film non solo appassionante e coinvolgente, ma perfino avvincente in un crescendo di tensione in cui i rapporti di forza cambiano in continuazione e i pronostici si ribaltano costantemente. Fino al finale.

Il finale, che non rivelerò, è a dir poco sorprendente, scioccante, e sembra quasi inficiare tutto quanto detto e costruito fino a quel momento, salvo poi dimostrarsi coronamento perfetto di un percorso accidentato e dalla meta incerta ma intriso di fiducia nel genere umano e speranza per il futuro. 

Basta, ho detto anche troppo: le otto nomination agli Oscar si spiegano facilmente non solo alla luce della conclusione proposta ma soprattutto per lo spessore dei talenti dispiegati.

Vi lascio con un’immagine che, da quando lo schermo del cinema si è fatto nero al termine della visione, non sono più riuscita a levarmi dalla testa: chi ha visto o vedrà Conclave capirà, inizialmente riderà, ma poi riflettendoci meglio comprenderà appieno.

Voto: 4 Muffin

Taste – My Life through Food

Chi ha avuto occasione di bazzicare di quando in quando Cinemuffin ormai sa che io faccio molto spesso sogni bizzarri. Anche questa volta, tutto è iniziato così: ho sognato Stanley Tucci. La cosa era già incredibile di per sè, visto che non mi capita di vedere un film o una serie con lui da vari anni; anzi, quando ci ho riflettuto mi sono resa conto di ricordare L’attore statunitense principalmente per il suo ruolo in Il Diavolo veste Prada, anche se lo avevo visto in ruoli minori in moltissimi altri film. Nel mio sogno Stanley Tucci aveva pubblicato una sua autobiografia, che era diventata immediatamente un best seller, anzi, uno dei libri più venduti di tutti i tempi, che lo aveva reso celebre in ogni dove. Al mio risveglio non ricordavo il sogno e sono andata, come avevo programmato, a fare delle spese in centro. Passando davanti alla libreria, improvvisamente mi è tornato in mente il sogno… “Ma no, dai…non può essere…” mi dicevo… eppure non ho potuto resistere! Sono entrata e sono andata diretta al (minuscolo) settore biografie della (striminzita) sezione dei libri in lingua originale. Beh, sono rimasta basita (F4) quando mi sono ritrovata tra le mani Taste – My Life through Food (Ci vuole Gusto – La mia Vita attraverso il Cibo, edizione italiana Baldini-Castoldi), di Stanley Tucci! Non propriamente una biografia, anche se l’attore e regista racconta molti episodi della sua vita e della sua carriera, ma un’analisi completa di un determinato aspetto dell’esistenza, per lui imprescindibile: il cibo. Scoprirlo, prepararlo, condividerlo, per Stanley (la cui famiglia ha origini italiane, per la precisione calabresi) sono parte integrante della vita in ogni suo aspetto: lavoro, viaggi, famiglia… e anche l’amore, visto che l’attore e la sua seconda moglie si sono innamorati proprio davanti ai fornelli.

Nel libro, scorrevole e divertente dall’inizio alla fine, Stanley racconta di come la madre gli abbia insegnato ad apprezzare, fin da piccolo, il buon cibo e la convivialità a tavola. Seguono poi i racconti dei suoi esperimenti culinari personali, talvolta disastrosi ma spesso di gran successo, e delle sue incursioni alla ricerca di ingredienti, piatti e sapori unici. Il libro è adatto a tutti, anche a chi non conosca bene l’attore e le sue opere, ma i cinefili apprezzeranno ancora di più i racconti delle esperienze diversissime tra loro con i catering sui set e di come, in alcuni casi, la parte più interessante della lavorazione di un film fossero i ristoranti di cui si poteva godere al termine della giornata lavorativa. Con disinvoltura l’autore ci delizia con grandi nomi del grande schermo, che per lui sono anche grandi amici: Meryl Streep, Marcello Mastroianni, Oliver Platt, George Clooney, Ryan Reynolds. Quest’ultimo in particolare ha un ruolo centrale nell’ultima parte del libro, quando Stanley racconta di come, tra mille difficoltà e sofferenze, abbia superato un tumore alla gola, malattia che per lungo tempo lo ha tenuto lontano dalle scene, ma soprattutto dalla sua grande passione: il cibo! I racconti di quando il suo amico Ryan lo accompagnava alle visite e i dottori (uomini e donne) erano talmente emozionati da rischiare di sbagliare le procedure mediche sul povero Tucci sono esilaranti, pur essendo inseriti in un capitolo molto intenso della narrazione.

Mi sento di consigliare questo libro particolarmente a chiunque ami il cinema e il cibo: all’interno troverà le ricette per una varietà di manicaretti succulenti, suggerimenti per il menù di un banchetto nuziale, una lista di ristoranti da provare (molti dei quali purtroppo ormai chiusi) e una di piatti da evitare ad ogni costo. Inoltre leggerlo mi ha permesso di scoprire una serie di film e di serie tv interpretati o anche diretti da Stanley Tucci che non conoscevo e di cui mi sono messa alla ricerca: diciamo che Taste mi ha messo un certo appetito…

Le Regole del Caos

Titolo originale: A Little Chaos

Anno: 2014

Regia: Alan Rickman

Interpreti: Kate Winslet, Matthias Schoenaerts, Alan Rickman, Stanley Tucci

Dove trovarlo: Prime Video

Luigi XIV (Alan Rickman), re di Francia, affida la realizzazione dei giardini della reggia di Versailles al celebre e talentuoso Andrè la Notre (Matthias Schoenaerts), il quale a sua volta valuta diversi architetti per realizzare la grandiosa opera. Tra questi, Andrè viene colpito dalla bella Sabine De Barra (Kate Winslet), talentuosa ma con la convinzione, contraria alla sua, che per realizzare un’opera d’arte non bastino ordine e simmetria ma serva anche “un po’ di caos”…

Ero molto curiosa di vedere questo film per scoprire l’Alan Rickman regista, visto che ho da tempo una grandissima ammirazione per l’attore inglese, purtroppo scomparso nel 2016, divenuto celebre per aver interpretato il Professor Piton (in originale Snape) nella saga di Harry Potter.

Oltre al ruolo che lo ha reso celebre, ho apprezzato tantissimo Rickman anche in un ruolo comico (Galaxy Quest), in uno allo stesso tempo comico e drammatico (Love Actually) e, anche in veste di cantante, nel musical diretto da Tim Burton Sweeney Todd.

Purtroppo, non posso proprio dire che questo film da lui diretto, Le Regole del Caos (in originale A Little Chaos, “un po’ di caos”), sia stato all’altezza delle mie aspettative. Dal punto di vista tecnico e visivo, il film è davvero molto gradevole e ben fatto, con alcune inquadrature particolarmente suggestive, ottime scenografie e costumi, una colonna sonora adatta e non invadente. Rimane solamente la stranezza nel sentire, guardando il film in lingua originale, il re di Francia e tutta la corte di Versailles parlare in un perfetto inglese britannico, ma a questo ci si abitua in fretta. Tutto il resto del film è una sequenza prevedibile di clichè del cinema romantico (la donna che non sa se potrà amare di nuovo, l’uomo che inizialmente disprezza la donna ma poi se ne innamora, il sovrano che finge di non essere tale per vivere esperienze autentiche…), per la visione, dopo i primi cinque minuti, non riserva più alcuna sorpresa nè alcun guizzo, neppure nei dialoghi. In questo caso il linguaggio del giardinaggio viene usato come metafora per parlare della vita e del suo significato, ma se fosse stata la pasticceria o la falegnameria nulla sarebbe stato diverso. Rickman è tutto sommato credibile, nonostante il suo accento, nel ruolo di Luigi XIV, mentre Stanley Tucci, che interpreta il fratello del re, non è che una macchietta insignificante. I due protagonisti, Kate Winslet e Matthias Schoenaerts, nonostante costumi e parrucche perfetti non riescono a trasmettere emozioni autentiche (soprattutto Schoenaerts, che ha sempre la stessa espressione per tutto il film). Il giardinaggio, come già detto, non è che un mero pretesto per raccontare una storia d’amore in un contesto storico affascinante ma di nessun impatto.

Non posso dire di aver visto un brutto film, ma mi aspettavo qualcosa di meno scontato e con qualche barlume di quell’umorismo britannico che tanto amo al posto della solita, mille volte vista, storia d’amore dall’inizio contrastato.

Voto: 2 Muffin

Bella e la Bestia, La

Titolo Originale: Beauty and the Beast

Anno: 2017

Regia: Bill Condon

Interpreti: Emma Watson, Dan Stevens, Luke Evans, Kevin Kline, Josh Gad, Ewan McGregor, Emma Thompson, Ian McKellen, Stanley Tucci

Dove trovarlo: Disney Plus

Belle è la ragazza più colta e bella del paesino in cui vive, e per questo i suoi concittadini la ritengono un’ eccentrica; quando l’aitante cacciatore Gaston le chiede di sposarlo Belle rifiuta, perché sogna di vivere una vita romantica e avventurosa come nei libri che tanto ama. Quando suo padre Maurice scompare misteriosamente nel bosco Belle segue le sue tracce fino ad un immenso castello, in cui il padre è tenuto prigioniero da un’orrenda bestia. Per salvare Maurice, Belle si offre di prendere il suo posto nelle segrete, e la bestia accetta lo scambio: Belle potrebbe spezzare l’incantesimo che tiene avvinto l’intero castello e tutti i suoi abitanti.

Alzi la mano chi sentiva il bisogno di questo remake live action del classico d’animazione del 1991, il primo film d’animazione in assoluto a vincere un Oscar come miglior film. Già, nessuno.

Questi live action sembrano scontentare tutti, fan e critici, eppure la Disney non demorde e ne ha già messi molti altri in cantiere. A questo punto nessuno più dubita che si tratti di un’operazione meramente commerciale, ma quando si va ad attingere ad un vero capolavoro come La Bella e la Bestia bisogna anche aspettarsi di deludere chi con questo film è cresciuto, ha riso, pianto e cantato. Il film è pedissequamente uguale al cartoon, tenta di ricostruirne ogni singola scena in un tentativo di risvegliare la nostalgia. Ci sono però anche delle aggiunte e dei cambiamenti, fatti per motivi diversi (ma soprattutto per saltare sul treno del #metoo), tuttavia nessuno di questi mi ha convinto. Ad esempio il tontolone Le Fou è stato trasformato in un omosessuale innamorato di Gaston (nel film viene detto esplicitamente) e nel finale trova la sua redenzione in quanto aveva agito non per il male ma per amore: non è forse un tantino esagerato? Perfino il magnifico cast, che se la cava egregiamente con le canzoni (Emma Thompson, nel ruolo di Mrs. Potts, riesce perfino a non sfigurare nel confronto con la divina Angela Lansbury) sembra sempre impacciato quando recita, probabilmente a causa dell’overdose di green screen e CGI cui viene sottoposto. Dan Stevens, che tanto avevo amato in Downton Abbey, è decisamente troppo maturo per fare il principe azzurro, e inoltre gli viene anche assegnata una canzone davvero inutile e noiosa (come tutte le nuove scene e canzoni inserite). Perfino Emma Watson, bellissima e brava nel canto, sembra sempre spaesata e sfodera in quasi tutte le scene un vago sorriso di circostanza come se non sapesse se in post-produzione le verrà affiancata una bestia  o un candelabro. Un gran spreco di talenti.

Voto: 1 Muffin Ipocalorico