Space Force

Titolo: Space Force

Anno: 2020

Ideato da: Steve Carell, Greg Daniels

Dove trovarlo: Netflix

Oops! I did it again” cantava nel 2004 Britney Spears nella sua tutina attillata color rosso fuoco: non la prima né sicuramente l’ultima sexy marziana che vedremo ma di certo una di quelle che ricordo meglio, mentre faceva innamorare di sé l’astronauta che in segno di amore eterno le consegnava la collana di zaffiro del film Titanic. “Ma pensavo che la vecchia signora l’avesse gettata in fondo all’oceano alla fine!” “Beh, baby, sono andato là sotto e l’ho ripresa!” “Oh, non avresti dovuto!” risponde lei prima di spezzargli il cuore. Già, perché l’errore commesso per la seconda volta da Britney è stato quello di aver illuso un’altra volta un ragazzo innamorato di lei.

Il mio errore invece è stato quello di avere, di nuovo, troppe aspettative per una serie tv che attendevo con trepidazione ma poi non mi è piaciuta. E visto che scrivendo mi sono resa conto che il video di Britney era anche più divertente, non mi resta che proclamare Space Force un’occasione mancata. La serie, composta di 10 episodi e disponibile su Netflix, è stata ideata dallo stesso Steve Carell insieme a Greg Daniels, nome che consideravo una garanzia in quanto già autore di serie tv innegabilmente spassose come I Simpson, The Office (sempre con Carell) e Parks and Recreation. In Space Force Steve Carell interpreta il protagonista, il generale Naird, cui viene assegnato il comando della divisione dell’esercito preposta ai viaggi spaziali. Il presidente degli Stati Uniti (amichevolmente detto POTUS) gli mette fin da subito molta pressione, perché desidera surclassare una volta per tutte i rivali (in questo caso i cinesi) per mezzo della conquista dello spazio, non solo mettendo nuovamente un piede americano sul suolo lunare ma colonizzando il satellite. Ad affiancare Naird, inutile dirlo, una serie di personaggi bizzarri, uno su tutti l’ufficiale scientifico Dr. Mallory, interpretato con gigioneria eccessiva (perfino per una serie comica) da John Malkovich. L’idea è molto semplice ma validissima, nella prima puntata vi sono molti bellissimi spunti comici, tra i personaggi minori troviamo volti noti della serialità divertente come Lisa Kudrow (Friends), Patrick Warburton (Una Serie di Sfortunati Eventi) e  Jane Lynch (Glee), insomma c’erano davvero tutte le premesse per un gran divertimento, eppure le risate sono state poche, sommerse dall’imbarazzo per le situazioni eccessive (quelle legate alla moglie del generale che desidera un matrimonio aperto perché invaghita di una delle guardie del carcere femminile, o quella degli animali mandati nello spazio) e una gran quantità di politically incorrect che però, purtroppo, arriva in un momento storico e politico in cui di prendere in giro le spie russe e i cinesi sabotatori spaziali non ha voglia nessuno. Visto il finale aperto (e per nulla simpatico, oso dire) arriverà probabilmente un’altra stagione, e le cose potrebbero cambiare, ma per adesso, anche se lo aspettavo a braccia aperte (dopo la sua performance spassosa in Una Settimana da Dio e Un’Impresa da Dio nei panni di Evan Baxter io guardo sempre a Steve Carell con il sorriso pronto) devo dirmi delusa da Space Force.

Tomorrowland – Il Mondo del Domani

Titolo originale: Tomorrowland

Regia: Brad Bird

Anno: 2015

Interpreti: George Clooney, Hugh Laurie, Britt Robertson, Raffey Cassidy

Dove trovarlo: Disney Plus

Casey Newton (Britt Robertson) è un’adolescente atipica, con la passione per l’ingegneria e il desiderio irrefrenabile di salvare il mondo intorno a lei dalla catastrofe ecologica. Un giorno si ritrova in possesso di una spilla che ha il potere di mostrare solamente a lei il mondo del futuro. Per saperne di più Casey si reca in un negozio di oggettistica legata alla fantascienza, i cui proprietari si rivelano però dei robot che tentano di ucciderla. Casey viene salvata da un altro robot con sembianze da bambina, Athena (Raffey Cassidy), che le affida il compito di mettersi in contatto con un altro essere umano speciale, Frank Walker (George Clooney) per unire le forze e salvare il mondo.

Tomorrowland non è altro che un colossale spot per i parchi a tema Disney, in particolare per Disney World in Florida, la cui zona dedicata al futuro, Epcot, è senza dubbio stata l’ispirazione per il mondo del futuro del film. Inoltre a Disney World, nel Magic Kingdom, è ancora oggi possibile salire sul Carousel of Progress, giostra ideata dallo stesso Walt Disney, che riflette tutta la sua fiducia e la sua speranza in un futuro di progresso e felicità per il mondo. “There’s a great big beautiful tomorrow / waiting at the end of everyday” recita la colonna sonora del carosello di Walt, e il film si pone l’obiettivo lodevole ma pretenzioso di veicolare questo stesso messaggio. Purtroppo oggi, ancora più che nel 2015, anno di uscita del film, è davvero difficile trasmettere agli spettatori l’entusiasmo di Walt Disney per il futuro, e oltre tutto Brad Bird, regista veterano dell’animazione (suoi Gli Incredibili e Ratatouille e il meraviglioso Il Gigante di Ferro) sceglie un escamotage piuttosto ingenuo, secondo cui la sfiducia del genere umano nella propria capacità di migliorare il futuro sia derivata dagli intenti malvagi di un uomo, Nix (Hugh Laurie, sempre adatto ad interpretare il cattivo), che proietta immagini sconfortanti nella mente delle persone. La trama è già di per sé un po’ confusa, tra viaggi nel tempo, futuri alternativi, robot con sembianze umane e innovazioni tecnologiche di ogni genere, e questo stratagemma autoassolutorio affossa definitivamente l’efficacia della storia. Resta comunque un film d’azione per ragazzi con ottimi effetti speciali, ma la banalità dei personaggi (anche il pur bravo George Clooney non può far nulla per vitalizzare il suo personaggio, il solito burbero solitario che recupera la speranza e torna in azione grazie ad una ragazza piena di sogni), la melensaggine intollerabile (perfino per una disneyana come me) di alcune scene e la lunghezza eccessiva (più di due ore) appesantiscono il film fino ad affossarlo. Per chi però desiderasse approfondire la conoscenza delle idee innovative e feconde di Walt Disney consiglio, sempre su Disney Plus, la serie documentario Imagineering, che racconta di come Walt radunò le menti più brillanti di diversi settori creativi e li incaricò di concretizzare nei suoi parchi a tema la sua personale idea di “mondo del domani”.

Voto: 1 Muffin

Abbi Fede

Titolo originale: Abbi Fede

Anno: 2020

Regia: Giorgio Pasotti

Interpreti: Giorgio Pasotti, Claudio Amendola, Roberto Nobile, Robert Palfrader, Gerti Drassi, Aram Kian

Dove trovarlo: RaiPlay

Adamo, violento neofascista affiliato alla malavita, viene condannato ad un periodo di servizi sociali da scontarsi presso la chiesa parrocchiale di un paesino sulle Alpi. Qui verrà accolto dall’amichevole ma severo parroco Ivan, la cui cieca fede in Dio deriva da una lunga serie di traumi psicologici, che lo incaricherà di prendersi cura dell’albero di mele della canonica per poter cucinare uno strudel con le sue mele e guadagnarsi così la redenzione.

Per il suo esordio alla regia l’attore italiano Giorgio Pasotti sceglie allo stesso tempo di andare sul sicuro, dirigendo un remake del film del 2005 Le Mele di Adamo del danese Anders Thomas Jensen, e di rischiare, collaborando con Federico Baccomo alla sceneggiatura e riservando per se stesso il ruolo difficilissimo del prete Ivan, nell’originale interpretato con grande efficacia da Mads Mikkelsen. Il risultato comunque è davvero buono: Abbi Fede è un film che, come l’originale, riesce ad alternare con efficacia momenti di umorismo grottesco e momenti di riflessione e introspezione. A differenza del film danese il remake calca un po’ troppo la mano sul melodramma, magari nel tentativo di venire incontro a quello che Pasotti ritiene sia il gusto italico, ma rimane comunque un film godibile, che trasmette un messaggio universale di speranza, comunione e redenzione in modo divertente. Qualche didascalismo eccessivo e qualche movimento di macchina un po’ troppo sbarazzino sono perdonati alla luce delle belle prove degli attori: bravo Pasotti, anche se un po’ ingessato riesce ad essere al contempo tenero e irritante; bravo Claudio Ammendola nei panni dello spietato neofascista che ritrova la retta via; sopra le righe ma necessario e simpatico Roberto Nobile nei panni del dottor Catalano, uomo di scienza sconvolto dai miracoli che la buona volontà può compiere. Recitano bene anche tutti i comprimari e a loro si devono le scene più divertenti (che però, c’è da dire, ricalcano tutte le trovate del film originale, come la scena dei corvi o il Cabernet-sciroppo per la tosse). Abbi Fede mi è piaciuto quasi quanto l’originale, e per essere un esordio alla regia mi sembra un buon risultato; ora mi auguro che Pasotti, alla luce di questo, decida di rimettersi dietro la macchina da presa e magari osare un pochino di più. E in questo caso gli auguro maggior fortuna, visto che, a causa dell’emergenza Covid, Abbi Fede non è potuto uscire nelle sale come previsto (è stato però reso disponibile su RaiPlay).

Voto: 3 Muffin

In & Out – Recensione in Versi

Titolo: In&Out

Regia: Frank Oz

Anno: 1997

Interpreti: Kevin Kline, Joan Cusack, Matt Dillon, Peter Selleck, Debbie Reynolds, Bob Newhart

Che vi piaccia oppure no una recensione in rima

Vi consiglio il film di vederlo prima

Per non farvi poi rovinare la visione

Perchè vi ho anticipato ogni battuta del copione.

Una cosa però ve la anticipo, perdonate:

Con questo film vi farete di certo grandi risate,

Che, in mano a chi ha grande intelligenza,

Possono trasmettere un messaggio importante con più potenza.

Questa bellissima storia ha inizio nel paesino di Verdefoglia

Dove di far polemica e litigare mai nessuno ha voglia,

Perchè son sempre tutti felici e sorridenti,

Le donne ben vestite e gli uomini etero e contenti.

Il “j’accuse” all’ignoranza retrograda non è certo vago

Da parte del regista, che si chiama come un famoso mago.

Al momento di scegliere l’attore protagonista

Il bravissimo Kevin Kline è il primo della lista

Che interpreta il compìto professore d’inglese

Che insegna Shakespeare nella scuola del paese.

Howard Brackett, docente amato da tutti

bicicletta e papillon, mai e poi mai parolacce e rutti.

Con la bella professoressa Montgomery lui è fidanzato

Ormai da tre anni, eppure è ancora illibato,

Nonostante la ragazza (Joan Cusack), di lui così invaghita

Di ben trentatré chili per lui sia dimagrita.

Per Barbra Streisand Howard ha una grande passione:

Di tutti i suoi film lui fa collezione.

In In&Out il cinema infatti è davvero importante,

E alla consegna degli Oscar accade un fatto sconcertante.

Glenn Close, elegantissima, sul palcoscenico sale

Strizzando l’occhio al compagno di Attrazione Fatale.

Poi tocca a Whoopi Goldberg fare pubblicità

Al personaggio di Matt Dillon, che la storia cambierà.

Il belloccio Cameron Drake, premiato come miglior attore

Nel suo discorso ringrazia anche quel suo vecchio professore

Che nella sua natia Greenleaf gli insegnò quanto Shakespeare fosse bello.

“Professore straordinario” aggiunge poi “anche se gli piace l’uccello!”.

Che colpo di scena, e in diretta nazionale!

Mettere così in dubbio la sua identità sessuale…

Sconvolto da una simile mancanza di pudore

Howard getta dalla finestra il telecomando del televisore.

Ma fuori da casa sua l’intero paese è già in posa:

“Howard, caro, devi dirci qualcosa?”

Con tutti Howard si schernisce: “Suvvia, è ridicolo!”

Eppure le nozze ora sembrano in pericolo.

Tutti si chiedono: “Sarà vero?” “Che si può fare?”

E intanto il preside (Bob Newhart), nel dubbio, lo vuole licenziare.

Amici, colleghi e studenti lo evitano, e anche io lo farei

per sfuggire alle terribili “microonde gay”!

Un omosessuale in cattedra? Una cosa da pazzi!

Che idee metterà in testa a quei poveri ragazzi?

Ormai “il professore gay” è diventato una celebrità:

Howard sarà in grossi guai se non si sposerà!

Ovunque lui vada, paparazzi da ogni parte:

“Howard, che ne pensa delle lesbiche su Marte?”.

Lo prendono in giro le tv di tutto il mondo

Che gli mandano persino un famoso showman biondo:

Un inedito Tom Selleck per un servizio arriva

Senza i suoi baffoni nè l’auto sportiva.

Ma se al primo incontro Howard sul naso lo ha picchiato,

A quello successivo invece tra i due c’è un bacio appassionato.

Ormai anche Howard è andato in confusione:

Serve una prova definitiva per risolvere la questione.

Il parroco in persona, nel confessionale

Lo incoraggia ad avere con la fidanzata un rapporto sessuale,

Ma qualcosa va storto, Howard non sa più cosa lo aspetta

Non resta che una cosa: l’inequivocabile test dell’audiocassetta!

“I veri uomini non ballano!” è la voce registrata a sentenziare

“Guarda Schwarzenegger, riesce a malapena a camminare!”

Ma Howard si scatena, balla senza freno alla musica disco di Gloria:

“Ecco, sono davvero gay”. Fine della storia.

Ormai il giorno delle nozze è arrivato

E Howard da tutto il paese è sorvegliato.

Tiene tutti a bada la mamma, tuttavia,

Una Debbie Reynolds insuperabile in bravura e simpatia.

Ma alla fine Howard, stanco di mentire

Sceglie la verità: “Sono gay, ve lo devo proprio dire”.

La sposa, sconvolta, si rifugia in un bar scalcinato

Dove cerca di rimorchiare il giornalista ossigenato.

“Mi spiace, sono gay, getta altrove la tua lenza…”

“Ma dove sono?” grida lei “in un film di fantascienza?”

“Possibile che sian tutti gay quelli che ho intorno?”

“Professoressa Montgomery, buongiorno!”

Colpo di scena! È Cameron Drake, il famoso attore

Tornato al suo paese per rimediare all’errore.

Ha mollato la fidanzata top model nel motel a telefonare,

Ma poverina, il telefono con tastiera rotante non lo sa usare!

“Professoressa, lei era già così bella, non doveva dimagrire.

Le ragazze magre, sa, ti fanno impazzire…”

Alla cerimonia dei diplomi di maturità

Certo nessuno si aspetta una simile celebrità.

“Howard è gay, ma è un grande insegnante, io lo so

E per questo la mia statuetta dell’Oscar gli consegnerò!”

Alla fine tutti fanno il tifo per il professore e la sua sincerità

E si dichiarano tutti gay per solidarietà.

La cara mamma di Howard alla fine contenta resta:

Per i suoi cinquant’anni di matrimonio avrà la sua festa.

E scatenandosi con Macho Man tra amici e studenti

Vivranno tutti quanti felici e contenti.

Ne abbiamo viste e sentite delle belle,

quindi il film si merita ben quattro dolci stelle!

Voto: 4 Muffin

Questo era il premio promesso al vincitore di questo quiz, cioè Bobby Han Solo, la recensione in versi scritta da me del film In&Out. Ancora complimenti Bobby, spero vi siate divertiti tutti e che tenterete numerosi di risolvere il prossimo enigma di celluloide!

Love, Death and Robots

Love, Death and Robots è una serie prodotta da Netflix formata da 18 cortometraggi molto diversi per stile e genere ma tutti incentrati su una o più tra le tematiche del titolo (Amore, Morte e Robots). I corti sono talmente diversi tra loro che è impossibile definire quali siano i migliori, se non in riferimento ai gusti personali (io ho amato molto il numero 2, il divertente Three Robots, che ha come protagonisti tre simpaticissimi robot che visitano la Terra come turisti dopo che la razza umana si è ormai estinta). Di certo però vederli tutti insieme può risultare piuttosto pesante, e alcuni sono decisamente violenti (Sonnie’s Edge, Sucker of Souls), mentre altri sono ingenui (Lucky 13, Zima Blue) e altri ancora tentano di essere divertenti senza riuscirci (Ice Age, Alternate Histories). Credo però che chi ama i cortometraggi d’animazione (non in stile Pixar però) e i generi fantascientifico e distopico troverà delle belle idee e degli spunti interessanti. Io ho apprezzato l’idea di raggruppare cortometraggi diversi sulla base del tema trattato, tuttavia non posso dirmi trepidante nell’attesa della seconda stagione, già annunciata.