Mank

Anno: 2020

Regia: David Fincher

Interpreti: Gary Oldman, Lily Collins, Amanda Seyfried, Tom Burke, Tom Pelphrey, Charles Dance

Dove trovarlo: Netflix

Immobilizzato a causa di uno sfortunato incidente d’auto, lo sceneggiatore Herman Mankiewicz (Gary Oldman) viene recluso dal giovane regista esordiente Orson Welles (Tom Burke) in un tugurio a Victorville, California, affinché possa terminare nei tempi previsti di scrivere la sceneggiatura del film con cui Welles intende debuttare a Hollywood: Quarto Potere.

Ricordo un episodio di alcuni anni fa dello show di David Letterman in cui il conduttore e la sua immancabile spalla Paul Shaffer si stupivano del fatto che fossero già stati realizzati ben sei seguiti (oggi sono sette, con altri due in in cantiere) del film Fast & Furious. “Ai miei tempi” sentenziava Letterman “non si facevano i sequel, nemmeno dei film più belli. Vi immaginate un Citizen Kane 3: Rosebuddier!?!” (in italiano si potrebbe tradurre con “Quarto Potere 3: Sempre più Rosabella!”). Questa battuta mi è rimasta impressa perché sono sempre stata tra quelli che considerano quel film un grande capolavoro e in cuor mio ho sempre sperato di non vederne mai un seguito o un remake. Con Mank però siamo ben lontani dal territorio delle operazioni arbitrarie e meramente commerciali cui Hollywood ci ha abituati, e restiamo piuttosto nel campo dei grandi film. Fin dai titoli di testa di Mank infatti il regista David Fincher ci catapulta nel mondo dei classici di Hollywood con un bianco e nero pulito, una colonna sonora rispettosa, dialoghi incisivi e interpreti di classe. Il mitico Orson Welles (interpretato benissimo da Tom Burke), che in vita sua non è mai riuscito, nemmeno nei ruoli più marginali delle produzioni televisive più infime, a non troneggiare su tutto e tutti, questa volta rimane davvero sullo sfondo, per lasciare le luci della ribalta a un personaggio molto meno conosciuto ma che ha avuto una parte essenziale, come scopriamo qui, nella realizzazione del suo capolavoro indiscusso: Herman Mankiewicz. Soprannominato “Mank”, Herman era il fratello dell’influente produttore e regista Joseph Mankiewicz (interpretato da un bravo Tom Pelphrey); quando Welles lo scelse per scrivere la sceneggiatura di Quarto Potere Mank era conosciuto a Hollywood, oltre che per il suo carattere scorbutico e cinico (ma, come scopriremo, solo in apparenza) e il suo amore per i liquori forti, per aver prodotto i film dei fratelli Marx. Ma Welles, che aveva strappato alla RKO un contratto favoloso che gli garantiva piena libertà riguardo ad ogni aspetto del suo film, non si fece problemi ad ingaggiare Mank, salvo poi, a riprese ultimate, tentare di attribuirsi interamente il merito della sceneggiatura. Mank ottenne tuttavia di essere accreditato come co-autore e questo gli permise di ricevere nel 1942 l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale insieme a Orson Welles (che resterà l’unico riconoscimento dell’Academy per il regista, mentre Mank otterrà un’altra statuetta l’anno successivo per la sceneggiatura di L’Idolo delle Folle); ciononostante il regista nelle varie interviste continuò a definirsi l’unico autore di Quarto Potere, e ad attribuire al massimo a Mank il merito della prima stesura (che si intitolava American) o di aver avuto l’idea di “Rosebud”. Questo film racconta il periodo in cui Mank, costretto a letto da una gamba ingessata, detta ad una solerte segretaria (una splendida e incorruttibile Lily Collins) la prima stesura del copione di Quarto Potere. La sua opera non è ancora terminata che già iniziano ad arrivare da varie parti pressioni per il suo accantonamento: tutta Hollywood infatti sa che il personaggio di Kane è ispirato al magnate della stampa William Randolph Hearst (un fantastico Charles Dance, che grazie a un minimo trucco diventa molto somigliante al vero Hearst e con poche battute e la storia della scimmia ammaestrata domina con alta classe la scena), che come prevedibile non vede di buon occhio questo interesse per la sua persona e per quella della sua amante, l’attrice Marion Davies (una Amanda Seyfried mai così bella). Mank, che prima di diventare sceneggiatore e produttore era stato giornalista, conosceva di persona Hearst e la moglie, oltre a tutti gli altri personaggi influenti nella Hollywood dell’epoca, e probabilmente anche molti segreti che non dovevano essere rivelati. Le scene che potrebbero sembrare esagerate, come quella della presentazione di Louis B.Mayer (Arliss Howard) o quella della grande festa nella Casa Grande a San Simeon di Hearst (cui Welles si ispira per realizzare la Xanadu di Charles Foster Kane), sono in realtà del tutto credibili: la Hollywood degli anni d’oro non realizzava le sue grandiose messe in scena solo sotto i riflettori, ma anche nel retrobottega. Welles ha raccontato che le riprese di Quarto Potere furono accompagnate da diversi episodi sgradevoli, tra cui un tentativo di incastrare il regista con delle foto compromettenti: se il regista non fosse stato avvisato da un poliziotto, al suo rientro in albergo avrebbe trovato nella sua stanza un’adolescente svestita e dei fotografi pronti ad immortalare la scena. Dunque tutti i tentativi di dissuasione che vediamo nel film, anche ad opera del fratello Joseph, sono del tutto realistici. Immagino che Gary Oldman, come il suo personaggio, potrebbe arrivare a stringere la statuetta dorata dell’Academy grazie alla sua ottima interpretazione di un personaggio non facile, che riesce a strappare la simpatia del pubblico nonostante sia un ubriacone misantropo e bugiardo che spesso tratta malissimo moglie e amici e che vive in bilico tra l’odio per il sistema e l’attrazione irresistibile verso la scintillante Hollywood, in cui rimarrà fino alla sua morte. Mank è un film fatto bene sotto ogni punto di vista, che con continui flashback spiega chi fosse Herman Mankiewicz e come funzionassero gli ingranaggi della dorata Hollywood degli anni ‘30 e ‘40 mentre racconta una storia umana di amore/odio verso il sistema cui è difficile restare indifferenti. Adatto anche a chi non dovesse aver mai visto Quarto Potere (ma dopo aver visto Mank sono sicura che tutti saranno ansiosi di recuperarlo), imprescindibile per chi ama Welles, succulento per tutti coloro che amano conoscere i segreti dei grandi capolavori della storia del cinema. Dopo la visione consiglio una corsa in libreria alla ricerca di It’s All True, raccolta di intervista fatte a Orson Welles nel corso degli anni, che, anche se non chiarisce il rapporto conflittuale tra il regista e Mank, svela moltissimi ghiotti aneddoti sulla vita e il lavoro del grande regista. Auguro a Mank un grande successo, anche se non ha potuto uscire nelle sale ma è arrivato direttamente su Netflix: ma dopotutto anche Quarto Potere fu un mezzo fiasco al botteghino, mentre oggi è costantemente nei primi posti di ogni classifica di film più belli, oltre ad essere in tutti i manuali di cinema per le sue innovazioni nel campo delle inquadrature, del montaggio, dell’utilizzo dello spazio. Il film di David Fincher forse non farà la storia del cinema ma certamente merita di essere visto, è un’accurata macchina del tempo per rivivere i fasti di Hollywood senza tentativi arbitrari di mostrarla non per come era ma per come oggi vorremmo fosse stata (vedi la serie, sempre Netflix, Hollywood).

Voto: 4 Muffin

28 pensieri riguardo “Mank

  1. Ottima analisi, mi piacciono tutti i paradossi contenuti dentro questo film, a partire dal suo essere prodotto da un colosso dello streaming, ma essere cinema al 100%, per il resto Oldman è un grande, sono decenni che lo dico 😉 Cheers

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    1. Hai ragione, Oldman è stato grande nel ruolo di questo personaggio sconosciuto ai più ma incastrato nel macchinario di Hollywood come pochi altri, talentuoso ma ribelle, generoso ma scontroso… grande interpretazione in un ruolo difficile, alla fine del film si ha l’impressione di conoscerlo da sempre il vecchio Mank.

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      1. Hai ragione, devo ammettere che prima del Trono di Spade non lo conoscevo, mentre ora scopro che era semplicemente dappertutto! E’ anche stato al primo posto nel circuito di Top Gear per un sacco di tempo, oltre che un grande attore è un pilota eccezionale… non gli manca proprio niente!

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    1. E’ fatto proprio per sembrare un vecchio film, e secondo me l’operazione è riuscita bene. Credo che Amanda sia molto brava, anche se ha fatto scelte sbagliate in passato (Jennifer’s Body) ha poi rimediato alla grande (I Miserabili) dimostrando classe e grande talento, come anche in questo film.

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      1. secondo me jennifer’s body è un film molto interessante invece 🙂
        scelte sbagliate potrebbero essere invece Big wedding, Natale all’improvviso, Cappuccetto rosso sangue

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  2. Beh… il primo Fast & Furious è molto bello anche se è un remake di Point Break. Gli altri sono puro marketing. Questo devo vederlo anche perché c’è Lily Collins☺

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    1. Mio caro Toshiro Mifune, non è certo mia intenzione venderti Netflix ma io lo apprezzo molto: magari non ci sono i film di Kurosawa ma un modo carino per passare la serata (o un pomeriggio di pioggia coi bambini) lo offre sempre. Questo film te lo consiglio caldamente, spero che prima o poi riuscirai a recuperarlo perché merita davvero 🙂

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      1. So che prima o poi toccherà anche a me abbonarmi (soprattutto per pressioni della mia dolce metà), però per adesso resisto. Non mi piace per niente il modo di fare business di Netflix né il 99% delle cose che produce e di cui mi parlano tutti quelli che ho intorno… quando cederò, Mank sarà in cima alla lista di cose da vedere! :–)

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    2. Caro Simon, fammi spazio che su quell’isola devo venirci anch’io 😀 Sia perché non ho ancora visto “Mank” sia perché anch’io come te sono fra gli ultimi amanti del DVD o Blu-ray, possibilmente carico di contenuti speciali. Quando un film è prodotto Netflix, per me è come se fosse “intangibile”, non si sa dove sia, è lì, nell’etere, non posso conservarmelo. Non sai che rabbia che provo per “Tyler Rake” (Extraction, 2020) che è uno dei migliori film d’azione dell’anno e non posso metterlo nella mia collezione, non esistendo in home video 😦

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      1. Tyler Rake è piaciuto moltissimo anche a me (ne ho anche parlato all’epoca), in effetti mi piacerebbe molto vedere un qualche speciale che spieghi come hanno realizzato le scene d’azione, che sono davvero belle, forse perché il regista è lui stesso uno stuntman. Nella mia ignoranza ammetto di non avere idea di come si possa realizzare un piano sequenza fittizio! Ma Netflix non offre contenuti speciali; Disney Plus lo fa molto raramente.

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      2. Sam Hargrave è “uno di noi”, cresciuto a pane e cinema marziale ed è arrivato a sdoganare un tipo d’azione insolita per l’occidente, cioè molto “asiatica”. Nel DVD di “Atomica bionda” oltre ad interviste e scene girate in palestra, che fanno vedere la preparazione di tutti, c’è uno splendido backstage mentre girano il celebre piano sequenza, e capire i trucchi del mestiere fa apprezzare molto di più il risultato finale. Magia dei DVD coi contenuti speciali ^_^

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      3. Questo non mi piace proprio per niente: almeno per quei pochissimi rimasti a cui piace il supporto fisico, falli due Bluray e DVD, no? Maledetto Netflix…

        Specialmente se fatti bene! Giusto questo fine settimana mi sono guardato Halloween II e poi è stata una gioia riguardarlo col commentario del regista Rick Rosenthal e di uno degli attori (Leo Rossi)! Lo streaming, che io sappia, una cosa del genere non la offre. :–/

        (scusa l’Off Topic, Madame Verdurin!)

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      4. Dillo a me, l’ultima volta che sono passato per una bancarella mi sono comprato i due Robocop, e i due Conan solo perché in tutti c’era il commento audio del regista ^_^ “Secret Window” con Johnny Depp è un film che considero pessimo, ma trovato su bancarella con commento audio, scopro che il regista è un genio e mi ha fatto scoprire mille cose tecniche che non avevo assolutamente notato. (Purtroppo è un genio che non si sa far valere.)
        Non parliamo della mia passione aliena, per cui colleziono ogni DVD e Blu-ray dell’universo di Alien e Predator uscito in Italia, e lì di audiocommenti ce n’è a secchiate, tutti pieni di aneddoti, spiegazioni, trucchi e punti di vista diversi. Per non parlare del piacere anche “tattile” di una collezione di DVD che ti riempie la libreria di casa: senza prezzo ^_^
        Ehm, scusate l’OT, mi sono lasciato andare, ma Sam è l’unico che capisca il mio amore “fisico” per l’home video…

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  3. Ancora devo vederlo ma sono contento che escano film così capaci di destare meraviglia, invece di tendere “al basso”. Spero a questo punto che Netflix tiri fuori “RKO 281 – La vera storia di Quarto potere” (1999), con un bravissimo Liev Schreiber nel ruolo di Orson Welles: all’epoca in Italia non se l’è filato nessuno, magari invece ora è il momento buono per metterlo nella playlist accanto a Gary Oldman 😉
    Letterman è un grande e la battuta che citi è divertentissima, ma in realtà si sono sempre fatti seguiti di film di successo, sin dalla nascita del cinema: David non l’ha notato perché di solito il successo di serie A generava ondate di seguiti di serie B (o anche peggiori) quindi magari erano giusto gli appassionati a vederseli. Dal figlio di King Kong alla moglie di Frankenstein, dalla figlia del Corsano Nero alla zia di Zorro, non è mai esistito un successo di botteghino che non abbia generato seguiti, quasi sempre peggiori (a parte rari casi). “Fast and Furious” ha cambiato tutto perché ad ogni seguito i soldi sul tavolo sono tanti, tantissimi: non sono seguiti, è la storia che continua con lo stesso budget o anche di più. Per fare “Corto circuito 2”, “Cocoon 2” e altri seguiti, di solito si sganciavano dieci dollari e un attore del film precedente, finendo direttamente in videoteca, ora invece si è passati da una macchina a dieci auto di lusso più sottomarino più portaerei più astronave. Questa è la differenza di F&F, che lo fa guadagnare perché si è investito, invece di giocare al ribasso com’è regola dei seguiti.

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    1. Hai ragione tu, i sequel si sono sempre fatti, poi prendendo coraggio sono diventati sequel ibridi: ricordo uno Zorro contro Maciste eccezionale! Per questo Quarto Potere è un caso eccezionale, anche se ci sono stati diversi film o documentari che lo hanno costeggiato nessuno si è azzardato a farne un sequel (“Rosebuddier!”) o un remake. Se qualcuno facesse a Citizen Kane quello che Van Sant ha fatto a Psycho sarebbe una tragedia!

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      1. Dovrebbero fare come uno dei meravigliosi film fasulli di “Weird Al” Yankovic in “UHF – I vidioti” (1989), dove mostra il trailer di un film il cui unico difetto è non esistere: “Gandhi 2: la vendetta”, col mahatma che sventaglia tutti di piombo con la mitragliatrice 😀
        “Rosebuddier” dovrebbe essere su quel tono 😛

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  4. Ultimamente però bisogna dire che Netflix, in mezzo a tante cagate che comunque ci sono e sono preponderanti, sta regalando delle sorprese niente male. Questo è uno di quei film che sicuramente non ci faranno pentire di avere l’abbonamento e non vedo l’ora di riuscire a vederlo.

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    1. Concordo, l’offerta di Netflix è variegata, sta sempre al pubblico scegliere cosa vedere. Certo non sempre le cose più pubblicizzate sono quelle di maggior qualità, ma quando mai è stato così? Quando vedrai Mank sono certa che ti piacerà!

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