
Caro Lettore,
la prima stagione della serie Netflix Bridgerton era stata un autentico guilty pleasure che ci aveva intrattenuti piacevolmente tra abiti dai colori sgargianti, gossip, crinoline e amori contrastati, senza darsi pensiero per l’originalità degli intrecci, lo spessore dei personaggi o l’accuratezza storica.
Cosa è dunque cambiato in questa seconda stagione?
La serie si apre con alcuni deliziosi ammiccamenti per il pubblico, giocando sul parallelismo tra la stagione della serie alla stagione della buona società londinese: in entrambi i casi, durante la pausa estiva, l’assenza della voce di Lady Whistledown (la cui voce in lingua originale è quella di Julie Andrews), la misteriosa autrice dei pamphlet di pettegolezzi più amati e temuti di Londra, è stata profondamente sentita.
Nella prima stagione avevamo seguito la combattuta storia d’amore tra Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor) e il duca di Hastings (Regè-Jean Paige, che in questa seconda stagione non appare neppure in un cameo, impegnato, si vocifera, ad allenarsi a reggere tre Vodka-Martini e camminare ancora dritto). In questi nuovi 6 episodi targati Shondaland (la casa di produzione della showrunner Shonda Rhimes) e tratti anch’essi dai romanzi di Julia Quinn, al centro degli eventi troviamo invece Anthony (Jonathan Bailey), il primogenito dell’agiata famiglia Bridgerton (seguito, in ordine anagrafico e alfabetico, da Benedict, Colin, Daphne, Eloise, Francesca, Gregory e Hyacinth), combattuto tra il dovere di scegliere una sposa adeguata e i desideri del cuore.
Ancora una volta veniamo trasportati in un mondo irreale di gonne vaporose, balli composti, clichè romantici e musiche suadenti (imprevedibilmente piacevoli i riarrangiamenti musicali di alcuni successi pop come Material Girl e Wrecking Ball).
E ancora una volta, e questa è la nota più dolente, la regina d’Inghilterra (Golda Rosheuvel) viene sfruttata come deus ex machina per ogni inghippo della trama che gli sceneggiatori non sono in grado di dipanare, intervenendo senza il minimo criterio di coerenza nelle sue motivazioni (non che a una regina sia necessariamente richiesto, ma almeno un abbozzo di profilo psicologico definito sarebbe comunque apprezzato) per benedire o deprecare coppie, distruggere o salvare reputazioni eccetera.
Ma allora cosa distingue, alla fine, questa seconda stagione dalla prima?
Il successo della prima stagione ha garantito un budget sufficiente per la CGI, che è stata utilizzata per creare, pensate, un’ape. Mi domando se non ci fosse un altro modo per mostrare con maggior realismo questo insetto che con la sua puntura provoca la prima volta grande disperazione e la seconda consapevolezza di un sentimento represso ed è quindi funzionale alla trama. Ma non è certo per gli effetti speciali che si inzia a seguire una serie come Bridgerton…
L’assenza del personaggio del duca di Hastings ha creato un grosso buco narrativo, in quanto i suoi addominali scolpiti costituivano un buon 65% della trama della prima stagione.
Se questo non ti disturba, caro lettore, gettati nella visione a capofitto.
Se invece sei alla ricerca di una ricostruzione storica inappuntabile, interpretazioni eccellenti, personaggi ben costruiti e dialoghi impeccabili, allora quest’autrice ti consiglia di rifuggire Bridgerton in favore di Downton Abbey, per gustare tutto il vero fascino della cara vecchia Inghilterra.
Mi hai quasi convinto, la proporrò alla mia Wing-woman, tempo di finire “Better Call Saul” 😉 Cheers
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Ghghgh io sono stata onesta su quello che c’è e quello che proprio non c’è in questa serie, ora ciascuno faccia liberamente e consapevolmente la sua scelta XD
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Dai che, tutto sommato, rimane ancora un buon prodotto e lo apprezzo pure io che, di solito, vado su generi diametralmente opposti. 😊
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Anche io me lo sono bevuto d’un fiato infatti, però devo per forza essere onesta sui pregi e i difetti di questa serie, poi sono la prima a guardarla con grande divertimento, con o senza addominali 🙂
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nn ho visto la serie, ma sono felice di vederti tornata^^
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Grazie mille, scrivo ogni volta che posso ma il tempo purtroppo è poco… Ma sono sempre felice di essere qui!
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Finito di vedere con la Wing-woman ieri: un’agonia. Se non altro lo abbiamo spernacchiato e “ridoppiato” anche più della prima stagione, l’algoritmo di Netflix ha generato un mostro incartato con la carta regalo di “Downton Abbey”, ma con dentro parti uguali di “Gossip girl”, “50 sfumature di quella roba lì”, insomma ribadisco, un’agonia, però ci ha regalato alcuni momenti di vero (s)cult a casa Cassidy 😉 Auguri di buona Pasqua! Cheers
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L’importante è non perdere il sense of humor mentre lo si guarda 🙂 Buona Pasqua Cassidy!
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