Non ho bisogno degli Analytics per sapere con certezza che Angela Lansbury è il personaggio più citato in assoluto su Cinemuffin. Non solo articoli e recensioni a lei dedicati, ma molto spesso ha fatto capolino a sorpresa in contenuti che sembravano non avere assolutamente nulla a che fare con lei. Ma non poteva essere diversamente, visto che Angela è stata una figura sempre presente nella mia vita, sin da quando ero piccolissima e guardavo la Signora in Giallo sicura che, ad ogni episodio, una o due persone venissero realmente uccise. Poco più tardi mi venne spiegato delle finte morti e delle pistole a salve: in poche parole, della magia dello schermo. L’immancabile risata finale di Jessica Fletcher e la voce della sua storica doppiatrice Alina Moradei risuonano ancora oggi in casa mia ogni giorno, all’ora di pranzo, e ancora oggi gli episodi di Murder, She Wrote, seppure visti mille volte, mi offrono sorprese inaspettate. Non molto tempo dopo la mia scoperta del sangue finto arrivò quello che divenne, ed è ancora oggi, un grande classico di casa Verdurin: Pomi d’Ottone e Manici di Scopa. Solo molto più tardi, con l’arrivo dei dvd, potei ascoltarlo in lingua originale, con tutte le canzoni interpretate da Angela, comprese quelle poi tagliate dalla versione che conoscevo del film (compresa l’imbarazzante, nella traduzione italiana, “L’età del Non-mi-cucchi”). Allo stesso modo riuscii finalmente ad ascoltare la voce originale di Angela nel capolavoro Disney La Bella e la Bestia, grazie all’arrivo dei dvd. In quel periodo avevo imparato a scaricare le canzoni da Internet e creare i miei cd personalizzati e venivo presa in giro perchè, in ogni singola compilation che realizzavo, Tale as Old as Time cantata dalla teiera Mrs. Brick (Mrs. Potts in originale) era presente: una sorta di marchio di fabbrica. Venne poi la grande sorpresa di vedere Angela da giovane in molti film: Gran Premio, in cui interpretava la sorella maggiore di Elizabeth Taylor, ma soprattutto I Tre Moschettieri, in cui nei panni della regina di Francia, Angela spediva Gene Kelly e compagni in missione per recuperare i gioielli che avrebbero potuto provocare una guerra tra Francia e Inghilterra a causa della sua liason con il duca di Buckingham. E che dire poi dei suoi molti ruoli in film gialli, come quelli tratti dalle opere della mia amatissima Agatha Christie, o della signora scomparsa e miracolosamente da me ritrovata decenni dopo grazie al catalogo di Prime Video? Per non citare la versione teatrale del musical di Stephen Sondheim Sweeney Todd, in cui Angela interpretava Mrs. Lovett (ruolo ripreso da Helena Bonham Carter nella versione cinematografica di Tim Burton): il costume della cuoca, celebre per le sue speciali “torte di carne”, con tanto di scarafaggi e mattarello insanguinato, è in cantina pronto ad essere indossato per Halloween.
Angela Lansbury ha sempre fatto parte della mia vita e dei miei sogni, e continuerà a farne parte per sempre (i miei due romanzi gialli nel cassetto lo provano: ho sempre desiderato essere come Jessica Fletcher. Vedovanza a parte).
Quest’anno ho l’onore di inaugurare assieme al mitico Cassidy l’ottava edizione del ciclo Notte Horror: fino all’inizio del mese di Settembre ogni Martedì troverete su tanti fantastici blog le recensioni di film spaventosi (o, come nel mio caso, brutti da far spavento) per rendere più eccitante la vostra estate: tenete d’occhio il calendario e non perdetevene neanche uno!
Per prima cosa, se ancora non l’avete fatto, correte su La Bara Volante a leggere la recensione di Cassidy del film Society. E va bene, potete aspettare la fine della partita..
Quando avete letto (prendetevi tutto il tempo che serve per il post, ne vale sempre la pena!) tornate qui su Cinemuffin: stasera parliamo dei nostri amici animali!
Il filone cinematografico che racconta di animali che, per qualsivoglia motivo, si ribellano all’essere umano, è insospettabilmente ricco e, qualitativamente parlando, assai eterogeneo: si va da un capolavoro come Gli Uccelli di Alfred Hitchcock (1963) allo scalcinato Birdemic (2010); dal primo blockbuster estivo della storia, Lo Squalo di Steven Spielberg (1975), allo scult Mega Shark Versus Giant Octopus (2009). Nel corso dei decenni chi come me coltiva questo guilty pleasure ha avuto la gioia di assistere ad attacchi di innumerevoli specie animali, talvolta anche mutate e/o ibridate in vari modi: uccelli, pipistrelli, topi, squali (i miei prediletti), api, coccodrilli, formiche, ragni, serpenti, tafani, pecore… Ma in genere, ciascun film si occupa di una determinata specie del regno animale, che per qualche motivo (radiazioni cosmiche, esperimenti scientifici, esposizione a sostanze chimiche) smette di vedere l’essere umano come vertice della catena di comando (e alimentare). Cosa succederebbe, invece, se TUTTI gli animali si ribellassero all’uomo?
L’incipit di Future Animals, in originale Day of the Animals (chissà come mai la traduzione italiana è un altro titolo in inglese) ma conosciuto anche come Something Is Out There (“C’è Qualcosa Là Fuori”) ci spiega come tre anni prima (siamo nel 1977) due scienziati, l’americano Frank Sherwood Rowland e il messicano Mario Molina, avessero ipotizzato che i gas clorofluorocarburi utilizzati nei frigoriferi e come propellente nelle bombolette spray (ad esempio la lacca per capelli) potessero danneggiare la fascia d’ozono; senza la protezione fornita dall’ozono, quantità pericolose di raggi ultravioletti possono raggiungere la Terra. Il film ci racconta che cosa POTREBBE accadere nel prossimo futuro se l’uomo non facesse nulla per proteggere la fascia d’ozono. Sebbene i loro studi abbiano poi portato Rowland e Molina a vincere il premio Nobel per la Chimica nel 1995, da un po’ di tempo io non sento più parlare del buco nell’ozono, mentre quando ero piccola mi avevano convinta che ogni donna che usasse la lacca spray per capelli fosse un cattivo essere umano; quello che è certo è che, almeno fino ad oggi, non si sono verificati gli eventi predetti in questo film, e purtroppo per il regista William Girdler, nonostante i suoi buoni propositi, nessuno gli ha mai assegnato un premio qualsivoglia per Future Animals. Andiamo a vedere perché.
Qual era il maggior punto di forza del film di Hitchcock Gli Uccelli? Secondo me, il fatto che non venisse mai spiegato il motivo per cui volatili di specie diverse (in particolare corvi e gabbiani) decidessero all’improvviso di attaccare gli esseri umani. Girdler però nell’impostare il suo film non guarda ad Hitchcock, perché ha un messaggio importante da trasmettere al suo pubblico (“non contribuite ad allargare il buco nell’ozono”), quindi fin dalla sigla ci mostra didascalicamente e ripetutamente che c’è una connessione tra il sole, o meglio i suoi raggi ultravioletti, e l’inedita aggressività degli animali.
I titoli di testa di Future Animals sono un montaggio alternato di inquadrature di animali e del sole (molto fastidiose, queste ultime, alla lunga) che la musica di Lalo Schifrin dovrebbe, in teoria, rendere sinistre. Il compositore, già autore di tante colonne sonore per il cinema e per la tv (suo, ad esempio, il celebre motivetto di Mission:Impossible), qui non dà sicuramente il suo meglio, ma poiché non è certo l’unico non sarebbe giusto fargliene una colpa: rendere dignitoso questo film sarebbe stata, anche per lui, una vera missione impossibile.
Al termine dei titoli, senza tanti preamboli, ci viene presentato il protagonista, Steve Buckner, interpretato da Christopher George, che dopo un esordio promettente in cui affiancava John Wayne nel western El Dorado si era dato ai telefilm e al genere horror. Il nostro Steve si guadagna da vivere accompagnando in gita gruppi di volenterosi che desiderano allontanarsi per qualche giorno dalla vita frenetica della città e rinfrancarsi nel contatto con la natura. Il punto di partenza per queste gite è un paesino in cui vediamo su tutte le insegne il nome “Murphy”. Avete presente Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco di Mel Brooks, in cui tutti gli abitanti di Rock Ridge si chiamano Johnson e alle assemblee cittadine si sentono frasi come: “Howard Johnson ha ragione a dire che Randy Johnson ha ragione”? Ecco, qui i tutori della legge, anziché lavorare in ufficio, passano tutto il tempo al pub, che naturalmente si chiama “Da Murphy”: la legge di Murphy insomma. Mentre il gruppetto del giorno si prepara per la partenza, sotto gli occhi attenti di tutto il paese (probabilmente, per quel minuscolo paesino sperduto tra le montagne dell’Alta Sierra californiana, le comitive sgangherate di Steve erano l’evento dell’anno), lo sceriffo (interpretato da Michael Andreas) commenta: “Non ho mai visto un gruppo come quello”, per sottolineare che quell’insieme eterogeneo di persone è davvero scalcinato. Il gruppo in partenza è composto da undici persone (se siete un minimo in confidenza con questo genere di film, sapete già benissimo che non tutti e undici torneranno indietro). Tra queste, solamente Daniel Santee (Michael Ansara), il nativo americano, sembra essere già conosciuto da Steve: durante il film li vedremo sempre solidali e complici ma non ci viene spiegato altro sul loro rapporto. Girdler è così: didascalico fino a diventare buffo oppure ellittico in modo irritante, senza compromessi.
C’è poi la bella giornalista televisiva Terry (Lynda Day George), che inizialmente rifiuta la corte sfacciata di Steve ma poi, dopo aver visto alcuni compagni morire tra grandi sofferenze, ci ripensa: questo, oltre ad essere un cliché narratologico, potrebbe avere a che fare col fatto che Lynda e Christopher George, nella vita, erano marito e moglie; insieme i due hanno recitato in diverse pellicole horror. Troviamo poi due coppie, una più giovane e in pieno incanto dell’innamoramento composta da Beth (Kathleen Bracken) e Jimmy (Andrew Stevens), che sia IMDB che Wikipedia chiamano erroneamente “Bob”, e una in piena crisi formata dal gentile Frank (John Cedar) e dalla moglie Mandy (Susan Backlinie) che non si fa alcun problema a lavare in pubblico tutti i loro panni sporchi. Nella combriccola c’è anche un ragazzino, John (Bobby Porter, destinato a un grande futuro da stuntman), accompagnato dalla lamentosa madre Shirley (Ruth Roman) che continua a ripetere come sarebbe dovuto essere il padre, e non lei, ad accompagnare John in quella scampagnata. Chiudono la formazione il professor Macgregor (Richard Jaeckel), appassionato di fotografia e di animali (destinato a vedere animali selvatici molto da vicino senza però avere il tempo di fotografarli) e Roy Moore (Paul Mantee), un ex giocatore di football malato di cancro che, nonostante sia costretto a servirsi di un bastone per camminare, vuole dimostrare di essere ancora fisicamente abile. Ho lasciato per ultimo l’attore più interessante (nonché il motivo principale per cui ho deciso di vedere questo film): Leslie Nielsen, qui lontanissimo dai ruoli comici che lo hanno reso famoso qualche anno più tardi in film come Una Pallottola Spuntata e L’Aereo più Pazzo del Mondo. In Future Animals infatti Nielsen interpreta Paul Jenson, il personaggio più sgradevole del gruppo, che non fa alcun tentativo di essere simpatico ma anzi insulta tutti quanti spesso e volentieri, dando dell’incapace alla guida, facendo apprezzamenti poco eleganti sulle sue compagne escursioniste e mancando in continuazione di rispetto a Santee e alle sue origini. Se per caso in questo gruppo avete riconosciuto qualche volto familiare, probabilmente siete (come me) grandi fan della Signora in Giallo: infatti ben otto di questi attori sono comparsi almeno in un episodio di Murder She Wrote. Leslie Nielsen è comparso in due episodi, mentre Ruth Roman interpretava la mitica Loretta, la parrucchiera pettegola di Cabot Cove! Ma non illudetevi: le avventure di Jessica Fletcher qualitativamente sono ben al di sopra di Future Animals!
Ora che vi ho presentato i personaggi vi invito a capire chi di loro sarà la prima vittima degli animali ribelli. Dopo aver formulato la vostra ipotesi potete, a vostra discrezione, proseguire con la lettura di questo post (che d’ora in avanti conterrà alcuni SPOILER) oppure guardare il film (disponibile su Amazon Prime Video) per verificare la vostra previsione. Scritto il nome del morituro consegnate il foglio al notaio e proseguiamo nel racconto.
Nel momento in cui i nostri salgono sugli elicotteri già ci accorgiamo di qualcosa che non quadra (oltre al fatto che prima del decollo appoggiano semplicemente i loro bagagli sui pattini dell’elicottero): gli escursionisti partono con zaini e sacchi a pelo ma senza cibo. Il programma infatti prevede che i ranger lascino del cibo per loro in una capanna in mezzo al bosco. Non so voi, ma io, con queste premesse, non partirei mai a poi mai, non senza almeno qualche dozzina di muffin per sicurezza. Inoltre lo sceriffo ha avvertito Steve di stare in guardia perché si sono già verificati alcuni strani incidenti. Ma Steve non ha paura di niente e si incammina con uomini, ragazze, donne, bambini e malati al seguito, stabilendo la sua expertise mostrando ai cittadini qualcosa di sorprendente: dentro le pigne ci sono i pinoli! Ben presto gli animali iniziano a seguire il gruppetto, coordinati da un’aquila che, a quanto sembra, è il capo di tutte le bestie selvatiche. I rapaci iniziano a radunarsi intorno al gruppo; quando un grifone si avvicina troppo al piccolo John (colpevole di aver recidivamente lanciato sassi), tutti iniziano ad avere paura.
Nel frattempo, da Murphy, la televisione sta trasmettendo un comunicato: tutti gli animali che vivono sopra i 1500 metri si stanno comportando in modo strano. Allarmato da quella notizia, lo sceriffo si fa portare una fetta di torta di mele con il gelato. Intanto i nostri eroi si sono imbattuti in un accampamento completamente vuoto e con l’aria di essere stato abbandonato in fretta (le tende sono aperte e il fuoco è acceso); Steve decide che la cosa migliore da fare è accamparsi proprio lì, perché agli altri campeggiatori, quando torneranno, farà senza dubbio piacere la loro compagnia. Ma naturalmente non si vede anima viva, nemmeno al calar della notte. I nostri sono perennemente tenuti sotto controllo dai gufi (che a differenza di quanto ci insegna David Lynch sono proprio quello che sembrano: gufi) e a notte fonda i lupi attaccano il gruppo, accanendosi su Mandy. Nonostante siano disarmati, gli uomini riescono a respingere i lupi: Mandy è ferita ma soprattutto in stato di shock. Al mattino Steve elabora il piano più idiota possibile per gestire la situazione: Mandy, ferita e sotto shock, raggiungerà con il marito Frank la stazione dei ranger e chiederà di inviare un elicottero per recuperare il resto del gruppo, visto che la scampagnata è ormai irrimediabilmente compromessa. Ma come? La ragazza ferita mandata a chiedere soccorso per quelli che invece stanno benone, senza nemmeno una mappa? Dividere il gruppo, senza nemmeno accordarsi sul punto in cui gli elicotteri dovrebbero eventualmente andarli a prendere? Nessuno però ha obiezioni a questo folle piano, e il gruppo si divide. Prima che Shirley metta fuori uso la radio, Steve riesce a capire che gli animali stanno attaccando l’essere umano un po’ ovunque e che la situazione è davvero seria. Lo capiscono anche Frank e Mandy, che è rimasta senza forze ma continua a insultare il marito. Madre natura non tollera certe intemperanze: gli uccelli attaccano Mandy (non Frank) e la spingono giù da un dirupo. Gli animali saranno anche resi feroci dai raggi ultravioletti, ma quando è il momento di uccidere sanno distinguere benissimo i buoni dai cattivi, e una donna che insulta il marito in pubblico e rifiuta di dormire con lui è senza dubbio cattiva.
Questa prima morte (chi l’ha indovinata?) non dovrebbe sorprendere: Susan Backlinie, l’attrice che interpreta Mandy, era stata la primissima vittima anche nel film Lo Squalo appena due anni prima. A Frank non resta che procedere da solo verso valle per cercare aiuto, mentre il resto del gruppo ha raggiunto quello che doveva essere il punto di rifornimento solo per scoprire che gli animali hanno razziato tutto il cibo. Frank intanto ha trovato nel bosco una bambina, sola e sotto shock, e ha deciso di portarla con sé per proteggerla.
La bambina è interpretata da Michelle Stacy, che in quello stesso anno farà pace con gli animali dando la voce a Penny nel cartone Disney Le Avventure di Bianca e Bernie. Arriva di nuovo la notte e lo sceriffo viene svegliato da una telefonata del suo vice: è arrivato l’esercito, bisogna evacuare immediatamente il paese. Per tutta risposta lo sceriffo va in cucina e tira fuori il tacchino dal frigorifero: non si può evacuare a stomaco vuoto, lo sanno tutti. Ma qualcun altro mostra grande interesse per gli avanzi: i topi, con dei balzi fenomenali, attaccano lo sceriffo ferendolo al volto. A questo punto il tutore della legge capisce che forse è il caso di fare qualcosa e sveglia la moglie. In paese rimangono solamente lo sceriffo e i suoi uomini per aiutare l’esercito e rintracciare, l’indomani, tutti gli escursionisti. Mentre i militari evacuano il paese, Steve e gli altri subiscono un nuovo attacco, stavolta dai puma.
Per quanto riguarda le riprese con gli animali, il regista si è limitato a riprenderli mentre si facevano gli affari loro per poi renderli protagonisti di arbitrarie soggettive come se stessero spiando gli esseri umani e complottando; meglio non parlare delle scene con incontri più ravvicinati in cui vengono usati pupazzi e peluche vari; Girdler però doveva essere almeno in parte consapevole dei suo limiti, perché da un certo punto in poi, per sottolineare la drammaticità della situazione, ha chiesto al suo direttore della fotografia Robert Sorrentino di rappresentare tutto sempre avvolto dalla nebbia, per cui in un attimo si passa dall’Alta Sierra alla Val Padana.
Il mattino dopo alcuni escursionisti presentano escoriazioni sul viso: i raggi ultravioletti del sole, non più filtrati dalla fascia d’ozono, non solo rendono aggressivi gli animali ma ustionano la pelle. Esasperati, sfiniti, senza armi nè cibo, gli escursionisti iniziano a dubitare della competenza di Steve; Paul (Leslie Nielsen) si propone come nuovo leader e il gruppo si divide in due. Santee commenta con un antico proverbio indiano: “Ciascuno si cuoce nell’acqua sua” (in inglese “You can’t save a fool from himself”, “Non si può salvare un pazzo da se stesso”, che suona leggermente meno scemo). Paul, che fin dall’inizio era stato arrogante, prepotente e irrispettoso, col passare del tempo diventa sempre più dispotico e violento, fino alle conseguenze più estreme: i raggi ultravioletti infatti hanno effetto su tutti gli animali, compreso l’uomo. Il regista non ha remore nel calcare la mano per far arrivare allo spettatore il suo messaggio: se non agiamo subito, il buco nell’ozono avrà conseguenze nefaste per tutti noi! Peccato che basti l’acconciatura sempre perfetta di Linda Day George, ottenuta senza dubbio grazie a massicce dosi di lacca, a sbugiardarlo.
Non vi racconterò il finale nei dettagli, nel caso (improbabile) aveste ancora voglia di vedere Future Animals. Vi descrivo solo, in ordine sparso, alcuni avvenimenti comicamente rilevanti: da un inquadratura del dettaglio si scopre che Terry (la giornalista televisiva) aveva portato i tacchi per tutto il tempo; qualcuno affronterà un orso bruno in corpo a corpo; un cameraman comparirà in uno specchietto retrovisore; qualcuno griderà “Muoio!” mentre muore; il professore fornirà un’eloquente spiegazione scientifica della condizione umana e dell’ineluttabilità della morte iniziando con: “Una volta c’erano solo i pesci”. Se questi eventi vi incuriosiscono, allora buona visione!
Inspiegabilmente, dopo questo film (cui Paolo Mereghetti assegna appena una stella nel suo eminente dizionario del cinema), l’anno successivo il regista William Girdler ha ottenuto i fondi per realizzare un nuovo film, e poiché squadra che vince (?) non si cambia, ha richiamato gran parte del cast di Future Animals, con l’aggiunta eccellente di Tony Curtis, per girare Manitù – Lo Spirito del Male, in cui una signora si accorge di avere un’escrescenza che le cresce sul collo ma che è in realtà uno sciamano indiano morto secoli prima che cerca di tornare nel mondo dei vivi… ma di questo parleremo alla Notte Horror del prossimo anno! Per quest’anno, invece, il prossimo appuntamento è Martedì 13 Luglio alle ore 21.00 sul Bollalmanacco del Cinema con il film La Casa 4: Witchcraft. Non mancate o gli animali vi mangeranno per primi!
Voto: 1 Muffin (forse sarebbe potuto arrivare a due se si fosse preso un po’ meno sul serio)
Quando qualcuno dice “Disney” noi tutti pensiamo subito ai classici cartoni animati della nostra infanzia: pensiamo a Topolino, alle principesse, agli animaletti canterini e, in tempi più recenti, anche ai cavalieri Jedi e ai supereroi dei fumetti. E naturalmente su Disney Plus si possono trovare tutte queste cose, ma c’è anche molto di più, e se ci si prende un po’ di tempo per spulciare bene nel catalogo è possibile trovare moltissime cose interessanti, alcune non prettamente per bambini (infatti non sono accessibili agli account dei minorenni, provare per credere), tutte interessanti e divertenti, per fare un tuffo nei ricordi d’infanzia sopiti o per scoprire qualcosa di nuovo. Per ora ho deciso di sceglierne sette, giusto come assaggio, ma ce ne sono molte ma molte di più!
Destino
Tutti noi sappiamo cosa succede quando Salvador Dalì incontra Hitchcock (il capolavoro con Ingrid Bergman e Gregory Peck Io Ti Salverò, in originale Spellbound), ma cosa accade invece quando Salvador Dalì incontra Walt Disney? Risposta: Destino! Questo cortometraggio animato di sei minuti nasce proprio da questa incredibile collaborazione nel 1945, ma la lavorazione venne interrotta a causa delle difficoltà economiche che lo studio stava attraversando. Venne però portato a termine nel 2003 sotto la supervisione di Roy Disney, nipote di Walt. Destino racconta la storia d’amore tra una donna bellissima e Chronos, la divinità del Tempo, utilizzando l’iconografia e le suggestioni visive tipiche di Salvador Dalì. Imperdibile.
Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo
Di sicuro non sono l’unica che da piccola ha passato molte e molte ore con il videogiocoPrince of Persia su floppy disk, tentando di salvare la bella principessa dal malvagio visir con appena sessanta minuti di tempo a disposizione. Personalmente, per quanto ci abbia provato, non sono mai riuscita ad andare oltre il settimo livello, e non sono mai riuscita a salvare la bella principessa. Per fortuna però nel 2010 è arrivato il muscoloso Jake Gyllenhaal a dare un volto al principe del videogioco e salvare non solo la splendida principessa (Gemma Arterton) ma il mondo intero, messo in pericolo dal piano del malvagio zio (Ben Kingsley) per dominare il mondo grazie alle magiche sabbie che permettono di manipolare il flusso del tempo. Non sempre i film di questo genere sono belli quanto i videogiochi da cui sono tratti (la delusione per il cartone basato su Ni No Kuni è ancora cocente) ma in questo caso invece troviamo un film avventuroso, divertente e ben fatto. Consigliato, non solo per i fan di vecchia data.
Il Mondo secondo Jeff Goldblum
La prima puntata di questa serie (che parlava del gelato) è stata, del tutto inaspettatamente, la prima cosa in assoluto che ho visto su Disney Plus. Ora la serie si è conclusa e l’ho seguita per intero trovando piacevole e divertente la visione di ciascun episodio, anche se naturalmente non tutti gli argomenti mi hanno coinvolto nello stesso modo. La puntata che mi ha più emozionato è stata la numero 6, quella sul gaming, in cui Jeff Goldblum ha preso parte ad un evento LARP (gioco di ruolo dal vivo) simile a quelli cui io stessa ho partecipato per molti anni. Non si sa ancora se ci sarà una seconda stagione di Il Mondo secondo Jeff Goldblum, ma se ci sarà la seguirò di certo, perchè la voce suadente e il gesticolare lento di Jeff ormai mi hanno conquistata.
Punto di Non Ritorno
Il titolo originale di questo documentario di Fisher Stevens, Before the Flood, deriva dal trittico del pittore olandese Hieronymus Bosch Il Giardino delle Delizie, in cui il regista ravvisa la storia del pianeta Terra a partire dalla comparsa dell’uomo: un giardino lussureggiante all’inizio, come mostra la prima tavola; un luogo caotico, maltrattato e sovraffollato, come mostra il secondo pannello (ovvero la condizione in cui ci troviamo adesso) ed infine il luogo infernale che il nostro pianeta diventerà (o meglio sta già diventando) se l’uomo non riuscirà a intervenire in modo massiccio sulle emissioni inquinanti e sullo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali. A raccontarci questa visione lucida e per nulla rassicurante è Leonardo DiCaprio, che oltre ad essere l’attore che noi tutti conosciamo e amiamo è anche un attivista ambientale e dal 2014 messaggero di pace delle Nazioni Unite. Dopo aver ricevuto questa prestigiosa carica, DiCaprio ha viaggiato il mondo e incontrato personalità del mondo politico, industriale e scientifico (Bill Clinton, Barack Obama, Elon Musk e molti altri) per meglio rendersi conto della situazione ambientale in cui versa il nostro pianeta. Difficile non sentirsi turbati dalla visione di questo documentario, ma vedendo quanto negazionismo esista ancora nella politica e nei media statunitensi si capisce quanto si tratti di un lavoro disturbante e da non affrontare a cuor leggero ma necessario.
Missione Tata
Quando penso a Vin Diesel (e lo faccio) di certo non mi viene in mente la Disney, ma piuttosto auto da corsa tamarre cariche di NOS e combattimenti a mani nude con spietate creature aliene. Invece su Disney Plus troviamo anche lui, protagonista del film per famiglie Missione Tata (in originale The Pacifier) in cui interpreta un tenente dei Navy Seal il cui nuovo incarico consiste nel prendersi cura dei cinque turbolenti figli di uno scienziato. Niente che non abbiamo già visto inUn Poliziotto alle Elementarie altre pellicole del genere, ma per i fan di Vin Diesel Missione Tata è sicuramente un film divertente e simpatico quanto basta.
Sister Act
Sister Actè un classico che tutti noi abbiamo visto almeno una volta in tv, ma personalmente ad ogni nuova visione io scopro qualcosa di nuovo e mi godo una battuta che prima non avevo colto o una scena che mi ero dimenticata. Anche se lo danno in televisione molto spesso, è bello sapere che lo si può trovare comodamente su Disney Plus, insieme al non altrettanto riuscito seguito Sister Act 2 – Più Svitata che Mai, soprattutto per chi vuole godersi in lingua originale i magnifici battibecchi tra la soubrette Deloris VanCartier (Whoopi Goldberg) e la Madre Superiora del convento (Maggie Smith). Bellissime canzoni, simpatiche suore e tante risate: cosa volere di più?
Mr. Magoo
Da piccola ricordo di aver fatto moltissime risate guardando i cartoni animati di Mr. Magoo, l’omino cieco e pelato che si ostinava a non portare occhiali da vista seminando disastri intorno a sé ma uscendone sempre incolume. Questo film forse non è un capolavoro, ma è comunque un divertimento adatto a tutta la famiglia, anche ai bambini più piccoli. Leslie Nielsen sembra quasi una scelta obbligata per interpretare questo personaggio simpatico e maldestro; inoltre troviamo una giovane e carinissima Jennifer Garner che fa innamorare il nipote di Magoo, mentre nei panni dei malvagi nientemeno che Malcolm McDowell e Miguel Ferrer. Imperdibile la scena in cui Mr. Magoo cambia inavvertitamente canale mentre sta seguendo un programma di cucina in televisione e inizia a far fare aerobica al pollo.
Dove trovarla: Netflix (se proprio avete tempo da perdere e un certo gusto camp)
Per salvare la popolazione del pianeta Terra da una serie di epidemie, la nave spaziale Nightflyer intraprende una pericolosa missione nello spazio profondo alla ricerca di una misteriosa specie aliena che sembra essere in grado di controllare il Teke, la più potente energia dell’universo. Ma la nave e il suo equipaggio nascondono molti segreti…
Avete presente quei giochi che si trovano sulle riviste di enigmistica in cui bisogna aguzzare la vista e trovare una serie di oggetti in un’immagine affollata, confusa e priva di senso? Ecco, Nightflyers è proprio così. Tratto da una novella di George R.R. Martin, autore della celeberrima serie Il Trono di Spade, in originale Game of Thrones, Nightflyers si limita ad inanellare una catena di citazioni da altri film e telefilm appartenenti al genere fantascienza (ma non solo) senza creare proprio niente di originale. Personaggi, situazioni, dialoghi, tutto sa di già visto e sfocia troppo spesso nel cattivo gusto. Si salvano giusto gli effetti speciali, ma tutto il resto è un vero disastro. E non si è mai visto nella storia delle navi spaziali un equipaggio più disobbediente, falso e disordinato: ognuno pensa per sé, persegue i suoi fini personali e nasconde cose ai suoi compagni. Giusto per fare un esempio che renda l’idea, ad un certo punto l’equipaggio è così annoiato che sfrutta gli immensi poteri del telepate che hanno a bordo per creare… una grande campagna allucinatoria di Dungeons & Dragons. Ho detto tutto.
Tuttavia, poiché non mi va giù l’idea di aver buttato via il tempo, vi propongo un gioco:
A Game of Quotes
Vi sfido a trovare in questa orripilante serie tv senza capo né coda tutti i riferimenti ad altri film e telefilm, di fantascienza e non. Di seguito ve ne elenco alcuni, giusto per farvi capire in che pantano vi infilate se provate davvero a vedere la serie per intero.
Alien (1979) di Ridley Scott, un grande classico del genere fantascienza ricco di tensione con una straordinaria Sigurney Weaver. Anche qui a bordo dell’astronave, all’insaputa di tutti, c’è un robot (ma non solo…) che si spaccia per essere umano.
Il Pianeta Proibito (1956) di Fred M. Wilcox. Classicissimo oggi purtroppo dimenticato, che non passa mai in televisione ma che invece è ancora avvincente e affascinante, fantascienza pura al 100%, con un giovanissimo Leslie Nielsen per la prima (e forse unica) volta in un ruolo serio. Anche la Nightflyer espone nella sua sala mensa una macchina in grado di ricreare, su richiesta, qualsiasi tipo di cibo o bevanda (l’unico macchinario di tutta la serie che, come l’adorabile robot Robbie, segue sempre le tre leggi della robotica).
Salvation è una dimenticabile serie tv del 2017, ma questo non ha scoraggiato gli sceneggiatori di Nightflyers, che le hanno rubato l’idea di una meteora in rotta di collisione con la Terra che si rivela poi un essere alieno senziente.
Psycho (1960) di Alfred Hitchcock. Il maestro del brivido sarebbe rabbrividito vedendo come in Nightflyers la madre maniaca del controllo abbia deciso di arredare le sue stanze con dei riconoscibilissimi uccelli impagliati.
Matrix (1999) dei fratelli (ora sorelle) Wachowski viene ampiamente saccheggiato. La metafora utilizzata dall’agente Smith (Hugo Weaving) che assimila la razza umana ad un virus che infesta il pianeta Terra viene ripresa alla lettera.
2001 – Odissea nello Spazio (1968) di Stanley Kubrick…………………………………………………….