
Titolo originale: Onward
Anno: 2020
Regia: Dan Scanlon
Interpreti: Tom Holland, Chris Pratt, Octavia Spencer
Dove trovarlo: Disney Plus
Onward è ambientato in un mondo fantasy, popolato quindi da molte diverse razze (elfi, fate, unicorni, centauri…) che convivono in armonia, in cui però la magia è stata da lungo tempo abbandonata a favore della tecnologia. Nella città di New Mushroomtown (la Nuova Città dei Funghi) vivono due giovani fratelli elfi, Barley e Ian, appassionato di giochi di ruolo e di storia della magia il primo, occupato ad affrontare le classiche difficoltà dell’adolescenza il secondo. Il padre è morto quando erano molto piccoli e la madre Laurel, affettuosa ed energica, ha il suo bel daffare per contenere l’entusiasmo di Barley e spronare l’insicuro secondogenito. Per il suo sedicesimo compleanno, Ian riceve un regalo davvero speciale, lasciato per lui dal padre: un bastone magico insieme ad una pergamena con un incantesimo che permette di riportare in vita un defunto per ventiquattro ore. Barley, elettrizzato, usa tutte le sue conoscenze sulla magia, ma non riesce a lanciare l’incantesimo. A sorpresa, invece, Ian scopre di essere in grado di utilizzarlo, ma nel tentativo di lanciare la magia qualcosa va storto e del padre si materializza solamente la parte inferiore del corpo. Barley e Ian dovranno quindi intraprendere una missione per recuperare un oggetto magico e portare l’incantesimo a compimento, per poter parlare con il padre (tutto intero) per un’ultima volta.
Onward, disponibile su Disney Plus dal 6 gennaio, risente certamente del fatto di essere uscito al cinema molto brevemente durante la riapertura post-lockdown e di essere approdato sulla piattaforma streaming pochi giorni dopo l’acclamato Soul, di cui non eguaglia l’originalità e la peculiarità. Della mia esperienza di visione con GroupWatch ho già parlato qui, ma al di là di tutte le difficoltà distributive cui è andato incontro, Onward resta un classico e dignitoso prodotto Disney-Pixar la cui visione è piacevole per grandi e piccini anche se non particolarmente entusiasmante. La parte sicuramente più interessante è la creazione di questo mondo ibrido tra fantasy e tecnologico, in cui gli unicorni mangiano spazzatura per le strade e gli elfi giocano di ruolo. Purtroppo questa realtà così affascinante e ricca di spunti viene mostrata solo brevemente nel prologo e ripresa poi a spizzichi e bocconi nel corso del film, ma per quanto mi riguarda, nel momento in cui sono stati introdotti i personaggi ed ha preso il via la trama principale mi sono sentita dispiaciuta per non aver avuto la possibilità di esplorare meglio tutto il resto. E di sicuro ci sarebbe stato molto da esplorare, come raccontano i bellissimi contenuti speciali disponibili su Disney Plus. L’intera troupe infatti ha preso parte ad un processo creativo lungo e complesso per dare vita a questa realtà rendendola realistica ad ogni livello. Le tecnologie digitali all’avanguardia hanno reso possibili scene ed effetti speciali grandiosi grazie al lavoro sottostante di uomini e donne sensibili e meticolosi. Per gli scenari più spettacolari, come quello della camminata nel vuoto o dello scontro finale, sono stati utilizzati visori per la realtà virtuale per esplorare i paesaggi realizzati al computer da ogni posizione e angolazione, oltre che per meglio comprendere le reazioni emotive dei personaggi. Agli animatori è stato richiesto ad esempio di affrontare una camminata nel vuoto virtuale. Molto difficile è stato anche capire come poter rendere in qualche modo senzienti ed emotive… un paio di gambe! Un attore davanti ad un green screen ha provato e riprovato i movimenti (e il ballo) del papà dimezzato per dare spunti agli animatori. Ma l’argomento più interessante è la magia: molti membri della troupe erano infatti appassionati di fantasy e di giochi (in altre parole, erano dei nerd) e si sono sbizzarriti nell’inventare le formule magiche, gli incantesimi e i movimenti per lanciarli. Il gioco di ruolo di cui Barley è appassionato, Quest of Yore, è stato inventato per intero, carte e miniature comprese, e i membri della troupe ci giocavano durante le pause per assicurarsi che tutti gli elementi presenti nel film fossero coerenti oltre che evocativi. Il processo di scrittura non è stato meno complesso. L’idea di base nasce dal vissuto personale di Dan Scanlon, regista e sceneggiatore, il cui padre è morto quando lui e il fratello erano molto piccoli, lasciando solamente un’audiocassetta in cui aveva registrato due parole: “ciao” e “addio”. “E queste” spiega Scanlon “sono proprio le due parole che i protagonisti hanno bisogno di sentirsi dire dal padre: Ian, che quasi non lo ha conosciuto, vorrebbe una scambio con lui, mentre Barley, che non ne ha avuto l’occasione, vorrebbe dirgli addio”. I personaggi principali sono modellati non solo su Dan e suo fratello, ma ancora una volta, come da prassi Pixar, tutta la troupe è stata coinvolta nel processo creativo e invitata a condividere aneddoti su persone importanti nelle loro vite, le quali sono poi state tutte invitate alla festa di fine produzione. Un ultima nota va fatta sul doppiaggio: quello italiano è ottimo, ma consiglio se possibile la visione in lingua inglese perché Tom Holland, che dà la voce a Ian, e Chris Pratt, che invece doppia Barley, sono una duo fenomenale (avendo anche già recitato insieme negli ultimi film Marvel, in cui interpretano rispettivamente Spiderman e Starlord). Il personaggio che vince il premio simpatia però è Colt, poliziotto centauro, nuovo compagno di Laurel, impacciato e autoritario all’inizio ma pronto a correre con la chioma al vento nel finale, dopo che Ian e Barley hanno riportato nel mondo un pizzico di magia, ma soprattutto nuova fiducia per tutte le creature, compresi loro stessi, consapevoli ora della profondità del loro rapporto. È tutto (ma se non vi è bastato dopo la visione cliccate su Extra per i contenuti speciali), godetevi il film!
Voto: 3 Muffin
Pienamente d’accordo!
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Mi dispiace che la Pixar lo abbia “sacrificato” nel tentativo di rilanciare le uscite in sala, ma per certi versi l’ho trovato bello almeno quanto “Soul” 😉 Cheers
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L’impressione è che in entrambi i film abbiano creato, con grande fatica, dei mondi così fantastici che vorresti abbandonare i protagonisti al loro destino ed esplorarli palmo a palmo.
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Ah, quante lacrime mi ha fatto versare al cinema! Lo pensavo in Pixar di serie B ma forse mi ha toccato più di Soul, anche se è decisamente più profondo.
Visto al cinema in una sala vuota, ora so dove trovare gli extra, grazie 😉
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Gli extra sono davvero interessanti, in questo devo dire che Disney Plus, per le nuove uscite, si fa davvero apprezzare.
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