Limitless

Anno: 2022

Interpreti: Chris Hemsworth, Elsa Pataky

Dove trovarlo: Disney Plus

In questa serie composta di 6 episodi ideata dal regista Darren Aronosky e dal produttore Ari Handel per National Geographic, il famoso attore australiano Chris “Thor” Hemsworth si cimenta in diverse sfide estreme (non soltanto fisiche) con lo scopo di ritardare e ridurre il più possibile il decadimento fisico e mentale causato dall’avanzare dell’età.

Questa serie si sarebbe potuta tranquillamente chiamare “Shirtless” (=”senza maglietta”), visto che ogni pretesto è buono per esibire il fisico mozzafiato di Chris Hemsworth, e in questo in realtà non c’è proprio niente di male, anzi. Limitless (= “senza limiti”) è una serie davvero molto godibile e divertente nella parte in cui mostra Chris alle prese con ardue prove fisiche precedute da intensi e a volte bizzarri allenamenti con l’impiego di attrezzature incredibilmente sofisticate (come la tuta che simula l’invecchiamento del corpo). Parallelamente, allo spettatore vengono proposte anche una serie di teorie scientifiche innovative su come contrastare il decadimento fisico e mentale provocati dell’età, e questa forse è la parte meno interessante perchè queste teorie, sebbene vengano illustrate in modo accattivante con animazioni e diagrammi, non vengono mai del tutto documentate nella loro effettiva validità: resta comunque interessante sapere che alcuni scienziati sono impegnati nella ricerca in diverse direzioni. Oltre all’intrattenimento e allo svago in ogni caso la serie offre (a chi abbia desiderio di coglierli) validi spunti di riflessione, presentati attraverso persone reali le cui esperienze di vita sono a dir poco incredibili e la cui capacità di reagire a determinate situazioni è davvero fonte di ispirazione. Nelle sei puntate di cui Limitless è composta il nostro Chris si ritroverà a dover vincere lo stress, la fame, lo shock, la paura di invecchiare e a dover mettere a dura prova la sua forza, concentrazione, memoria, resistenza, sempre guidato da allenatori esperti e, a volte, anche supportato dai familiari: i fratelli Luke e Liam e la splendida e dolcissima moglie Elsa Pataky (modella e attrice, che ha interpretato la poliziotta Elena nella serie Fast & Furious). Si ride, si piange (soprattutto nell’ultima puntata che tratta dell’accettazione della nostra mortalità) e ci si ritrova inevitabilmente a trattenere il fiato insieme a Chris mentre affronta le prove subacquee: a mio parere non è un’offerta scarsa per una serie tv.

L’incredibile tuta che simula l’invecchiamento

Men in Black: International

Anno: 2019

Regia: F. Gary Gray

Interpreti: Chris Hemsworth, Tessa Thompson, Liam Neeson, Emma Thompson, Rebecca Ferguson

Dove trovarlo: Netflix

Come tutti, nel 1997 mi sono innamorata del film Men in Black di Barry Sonnenfeld che miscelava perfettamente azione e umorismo dando vita a un mondo molto ben pensato in cui gli alieni non solo esistono, ma vivono in mezzo a noi sulla Terra sotto mentite spoglie; esistono però anche altri alieni meno amichevoli, con i quali, quando la diplomazia fallisce, è necessario imbracciare le armi. Tutti questi complicati rapporti intergalattici vengono gestiti sulla Terra da un’organizzazione segretissima, i Men in Black, che gestiscono le varie specie aliene e proteggono i terrestri. E li proteggono, naturalmente, tenendoli all’oscuro di tutto. Questo bellissimo film non solo ha avuto un grande successo, ma è proprio entrato nell’immaginario collettivo: oggi tutti sanno cosa significa “sparaflashare”, sanno riconoscere gli uomini vestiti di nero con occhiali da sole e sanno che le vere notizie si trovano nei giornaletti scandalistici. Inoltre, a tutti noi è capitato di pensare che se l’insegnante di matematica delle media fosse stato un alieno si sarebbero spiegate moltissime cose, e che se il nostro vicino di casa Luciano si comporta in modo strano probabilmente è perché un alieno ha preso il suo posto e indossato un Luciano-abito. Naturalmente un film che ottiene un tale successo non può che generare dei seguiti. Nel 2002 lo stesso Sonnenfeld dirige di nuovo la grandiosa coppia Will Smith e Tommy Lee Jones in Men in Black 2, che però non ha neanche lontanamente l’acume e lo spirito dell’originale. Il terzo capitolo, diretto ancora da Sonnenfeld nel 2012, devo averlo visto ma non ne conservo alcun ricordo, segno che forse non era così fantastico. Ma questo non impedisce alla Sony di mettere in cantiere uno spin-off, ed ecco come nasce questo quarto capitolo della saga degli uomini in nero, Men In Black: International, che chiarisce come i Men in Black non siano un’organizzazione prettamente statunitense ma abbiano invece sedi e agenti in tutto il mondo.

La nostra storia inizia a New York, dove la piccola Molly si ritrova un piccolo alieno variopinto in camera e lo aiuta a scappare; subito dopo assiste alla cancellazione della memoria dei suoi genitori da parte di due uomini vestiti di nero. Da quel momento l’obiettivo della vita di Molly (Tessa Thompson)  diventa scoprire la verità ed entrare a far parte di quella misteriosa organizzazione, di cui nessuno sa nulla, ma che lei sa esiste davvero. Grazie alla sua determinazione Molly riesce a individuare la sede dei Men in Black e a introdurvisi: colpita dalla sua perseveranza e dal suo entusiasmo, l’agente O (Emma Thompson) decide di darle una possibilità e la manda nella sede di Londra come agente in prova. Qui Molly, ora Agente M, incontra il capo, High T (Liam Neeson) e l’affascinante agente H (Chris Hemsworth), il più abile ma anche il più indisciplinato della sua sezione. Molly convince H a portarla con sé nella sua missione successiva, convinta di poter dimostrare di avere tutte le qualità per diventare un agente a tutti gli effetti. Il compito sembra molto semplice: far divertire Vungus, un giovane alieno di stirpe reale grande amico di H. Ma qualcosa va storto, due alieni sconosciuti e molto potenti li attaccano: mentre H combatte, Vungus, ferito a morte, affida a M un oggetto misterioso e la avverte che c’è una spia nei Men in Black. Ora Molly dovrà capire che sono gli assassini di Vungus e perché lo hanno ucciso, cosa sia l’oggetto misterioso e, soprattutto, di chi si può fidare all’interno dei Men in Black.

Il regista F. Gary Gray, che nasce come autore di videoclip, ha già mostrato di trovarsi a suo agio nei film d’azione spettacolari (The Fate of the Furious) ma anche in quelli più ironici (Be Cool), e infatti non si può certo dire che il film manchi di inseguimenti adrenalinici; il comparto effetti speciali fa un ottimo lavoro a tutti i livelli, dalle creature aliene (alcune non molto originali ma comunque ben fatte) agli effetti bullet time (più che altro si usa il rallentatore per godersi di più la camminata sciolta di Chris Hemsworth, ma non mi lamento).

Purtroppo però la trama e i personaggi non sono altrettanto curati. Per quanto riguarda la storia, onestamente ci sto pensando da un paio di giorni e ancora non ho compreso come mai gli Hive (alieni cattivi) non abbiano distrutto la Terra la prima volta e per quale motivo abbiano deciso di piazzare invece una loro spia. Se avevano bisogno di impadronirsi dell’arma, come mai gli altri alieni invece la volevano per difendersi da loro? Significa che gli Hive erano già adeguatamente armati…E perchè Vungus porta l’arma proprio sulla Terra se sa che c’è una spia, mettendo così l’intero pianeta in pericolo? Insomma, forse io sono lenta di comprendonio, ma in questa scaramuccia intergalattica qualcosa non torna (e si capisce da subito chi sia la spia, comunque). Ma tutto questo guazzabuglio spaziale si potrebbe perdonare, se solo i due protagonisti funzionassero, invece sono due personaggi pensati male che quindi interagiscono malamente tra di loro. H sembra, a detta di tutti, essere cambiato dopo la battaglia contro gli Hive di alcuni anni prima: ma cambiato come? Come era prima? E cambiato perché? Tutto questo, anche alla luce di ciò che si scopre su quello scontro, non ha senso. Molly invece ha dedicato la sua vita a studiare lo spazio e le forme di vita aliene, tanto da possedere strumentazione sofisticatissima per individuare gli extraterrestri in arrivo sul pianeta. Eppure, quando entra finalmente nei Men in Black, cosa fa? Mente ad H, fingendo di sapere cose che non sa, per poter andare in missione con lui. Perché? Non mi sembra che attaccarsi alla gamba dell’agente più fico sia un modo dignitoso di fare carriera e dimostrare il proprio valore… Forse si poteva inventare un diverso stratagemma per portarli a cooperare. Poi si capisce che tra i due nasce un sentimento, e anche questo appare forzato. Certo parliamo di due attori, Chris Hemsworth e Tessa Thompson, simpatici e attraenti, che come già si era visto in Thor: Ragnarok insieme funzionano piuttosto bene, ma questo non basta a reggere un intero film che traballa per sceneggiatura, dialoghi e personaggi secondari. Ne escono naturalmente a testa alta Liam Neeson e soprattutto la meravigliosa Emma Thompson, sagace e stilosa al punto giusto. Alla fine del film, però, quello che resta è un gran desiderio di rivedere il primo, inossidabile Men in Black e sparaflasharsi per dimenticare tutti i seguiti (peccato per Chris Hemsworth senza camicia però).

Voto: 3 Muffin (di cui uno è per Chris Hemsworth in pantaloni rosa)

Buon 2021!

Niente può impedire a Mel Brooks di brindare in Silent Movie

Non saranno le ultime e non son certo le prime

Ma gli auguri di buon anno scelgo di farli in rime

E per quanto nè Stilnovo nè Dadaismo sia

È sempre piacevole leggere una poesia

(ricordo che a scuola di componimenti ne recitavamo tanti

Ben incollati sulla schiena del compagno davanti)

Soprattutto se l’anno che stiamo per salutare

Come questo 2020 è proprio da dimenticare:

Con la pandemia, la crisi e poi anche il terremoto.

Con amici e parenti abbracci solo da remoto.

C’è comunque molto di cui esser grati

Anche solo il fatto di non essere ammalati

E di poter contare sugli affetti di amici e famiglie

Mentre si costruiscono lunghe piste con le biglie

E si fanno coi bambini mille giochi e lavoretti

Per far passare il tempo quando in casa si è costretti.

Stasera tutti quanti in casa brinderanno

E saluteranno con grande speranza il nuovo anno.

Per me questo 2020 è stato pieno di sorprese

E tutto è iniziato con un dolcetto inglese:

Cinemuffin e i suoi amici mi hanno dato grande soddisfazione

Anche nei momenti di sconforto e frustrazione:

condividere la mia passione per la settima arte

Ha rimescolato in tavola tutte le carte

Portando nuovi amici, curiosità e divertimento

In questo anno che si conclude con un stellestrisciavvicendamento

E chissà se il nuovo Presidente americano neoeletto

Ci diletterà anche lui con una canzone o qualche balletto.

Il 2020 è stato molto brutto ma si trova sempre anche il bello

Per esempio in un bell’uomo che di nome fa Rastrello.

Con Charlize Theron e i suoi amici immortali

Di adrenalina e di azione ne abbiamo avute a quintali.

Non sono mancate nemmeno le storie vere

Come quella di Ivan, gorilla pittore, o di Quarto Potere:

Con Mank David Fincher ci ha portati nel passato

Con un bianco e nero che anche al presente sembra adeguato

Ma a tutti noi il colore piace molto di più

Così arriva a velocità supersonica un porcospino tutto blu.

Già, tutti noi preferiamo un mondo a colori

E Hollywood ce ne offre uno contro tutti i malumori.

Abbi Fede” ci ha detto Pasotti “il Bene vince sempre sul Male”

E infatti il mitico Kurt Russell salva di nuovo il Natale.

Con il bellissimo Soul della Disney si conclude questa annata

Di cinema e di vita che non verrà presto dimenticata.

Questa sera niente conga nè baci sotto il vischio

Perché è bene evitare di ogni contagio il rischio

Ma questo non vieta di augurare che il 2021

Porti serenità, gioia e bei film per ognuno!

E mentre aspettiamo che riaprano le sale

A fare un bel brindisi non c’è niente di male!

Auguri di buon anno da Cinemuffin!

Empire State

Anno: 2013

Regia: Dito Montiel

Interpreti: Liam Hemsworth, Michael Angarano, Dwayne Johnson

Dove trovarlo: Raiplay

Chris Potamitis (Liam Hemsworth) desidera da sempre entrare in polizia, ma a causa di una bravata giovanile commessa ad un concerto insieme all’amico d’infanzia Eddie (Michael Angarano) la sua domanda viene continuamente respinta. Per sbarcare il lunario si fa assumere come guardiano in un magazzino scalcinato dove vengono custoditi moltissimi soldi, sicuramente sporchi. Quando il padre perde il lavoro, Chris si decide a tentare insieme a Eddie e ad altri piccoli criminali di rapinare il magazzino. Ma la polizia viene in qualche modo a sapere del colpo in anticipo e il detective James Ransome (Dwayne Johnson) fa irruzione sulla scena del crimine…

Questo post è al 100% privo di spoiler. Il vero motivo non è tanto l’etica professionale del serio critico cinematografico quanto il fatto che verso la fine facevo molta fatica a tenere gli occhi aperti e temo di essermi assopita per alcuni minuti. Mi sono però ripresa per i titoli di coda, che spiegano come Empire State si ispiri a una rapina realmente avvenuta e ai suoi reali protagonisti, di cui vengono anche mostrate le interviste. Giuro che non credevo fosse possibile addormentarsi davanti a un film con The Rock! Eppure… La colpa è dell’ossessività con cui il regista cerca di raccontare i fatti così come si sono svolti nella realtà, inserendo solamente dialoghi coloriti (per lo più monologhi dell’insopportabile Eddie) per dare un pizzico di vitalità ma senza dare alla vicenda alcun guizzo nè alcun ritmo. Questa spasmodica ricerca della veridicità lo spinge anche a inserire un numero troppo alto di personaggi, che sicuramente nella realtà erano coinvolti nella vicenda (compare perfino l’allora procuratore di New York Rudolph Giuliani, interpretato da Dan Triandiflou) ma che nel film creano un sovraffollamento confuso e fastidioso poiché nessuno di loro viene ben caratterizzato o approfondito. Inoltre il film non ha nemmeno un briciolo di ironia, come la presenza di Dwayne Johnson (il motivo per cui ho pensato di vedere questo film) poteva far sperare, che forse avrebbe potuto aiutare a colorare un po’ la narrazione, ma non si sposava con l’idea sospesa tra documentario e heist movie del regista. Il risultato è quindi un film noioso che lascia insoddisfatti: da una parte ci si sarebbe voluti fare almeno qualche risata, dall’altra si cercava un po’ di azione che invece manca, oppure un bel colpo grosso alla Ocean di cui non c’è traccia. Un vero e proprio documentario sulla rapina del 1982 sarebbe stato più interessante. Concludo con una domanda che mi sono posta per tutta la durata del film, e che forse ha contribuito a mantenere sveglia la mia incredulità (almeno quella): come è possibile anche solo per un momento pensare che Liam Hemsworth, fratello minore di Chris “Thor” Hemsworth (e come lui biondo, occhi azzurri, alto e muscoloso), sia greco e faccia di cognome “Potamitis”? Gli altri attori che interpretano i membri della famiglia di Chris sono tutti perfetti nel ruolo, anche fisicamente, ma lui? Ci avrei creduto di più se nel ruolo ci fosse stato l’attore preferito di Dito Montiel, Channing Tatum, protagonista di tutti i film diretti dal regista fino a questo… Ho ipotizzato che il ruolo fosse stato assegnato a Liam in virtù dell’aderenza alla realtà dei fatti, ma dalle immagini dell’intervista al vero Potamitis risulta chiaro che così non è: ma che senso ha voler raccontare tutta la verità però mettendo un protagonista più avvenente e più biondo?

Voto: 1 Muffin

Quella Casa nel Bosco

Titolo originale: The Cabin in the Woods

Anno: 2011

Regia: Drew Goddard

Interpreti: Chris Hemsworth, Kristen Connolly, Richard Jenkins, Sigourney Weaver

Dove trovarlo: Netflix

Un gruppetto di ragazzi decide di passare il weekend in un’isolata casa nel bosco. Ma fin dall’inizio sembra chiaro che in quel luogo c’è qualcosa di molto strano e che qualcuno sta spiando ogni loro mossa…

Chi ha acclamato Quella casa nel bosco come horror innovativo e geniale a mio parere ha esagerato. Anche se alla base del film c’è senza dubbio un’idea originale, questa però non viene mai declinata in modo genuinamente spaventoso e non viene mai creata alcuna suspense. Sono più propensa a sposare invece la teoria di chi lo vede come una parodia del genere horror, di cui in effetti presenta tutti i clichè: il gruppo di adolescenti incoscienti (composto dalla ragazza bella e facile, il muscoloso spavaldo, l’intellettuale introversa, il simpaticone…), la location isolata e sinistra, gli oggetti misteriosi, perfino l’uomo inquietante alla stazione di servizio che dà indicazioni con aria spiritata. Ma la trama stessa giustifica, anzi esige, questa serie di luoghi comuni. Non desidero rivelare troppo del plot perché secondo me è un film divertente, che merita una visione sia che lo si consideri una complicata e sagace presa in giro sia che invece lo si ritenga un thriller che ha provato a essere originale ottenendo il risultato di divertire ma certo non di spaventare. Io l’ho trovato un intrattenimento molto piacevole, e non solo per gli addominali di Chris Hemsworth che fa il bagno nel lago: mi riferisco alla sublime apparizione finale di Sigourney Weaver nei panni dell’eminenza grigia che sovrintende all’intera macchinazione (che non voglio spiegare) e a cui è affidata la battuta più memorabile del film (“Il rituale richiede una vergine. So che tu non lo sei, ma di questi tempi bisogna accontentarsi”), appena prima del finale lovecraftiano

Voto: 3 Muffin

Tyler Rake

Titolo originale: Extraction

Regia: Sam Hargrave

Anno: 2020

Interpreti: Chris Hemsworth, Rudhraksh Jaiswal, David Harbour

Dove trovarlo: Netflix

Tyler Rake è un mercenario senza più nulla da perdere che accetta qualsiasi tipo di missione senza fare troppe domande. Quando viene incaricato dell’estrazione di Ovi Mahajan, giovane figlio di un boss della droga rapito da un concorrente del padre, affronta la missione con il solito asettico pragmatismo fino a che le cose non si complicano.

Questo film è bellissimo. Inizio con questa semplice affermazione perché sinceramente non me lo aspettavo e sono rimasta felicemente sorpresa. Pensavo si trattasse dell’ennesimo film d’azione con personaggi di carta velina, invece Tyler Rake (in originale Extraction, “Estrazione”, forse ritenuto un titolo troppo odontoiatrico) non solo è intenso e adrenalinico ma offre anche dei personaggi di spessore. Chris Hemsworth, diventato famoso nei panni di Thor, ci mostra di poter reggere bene un intero film anche senza martelli e pettorali in vista e si prodiga in scene d’azione davvero notevoli. La tematica di fondo è una riflessione sulla figura paterna: il giovane Ovi, più che per il rapimento, soffre per la consapevolezza che il padre lo considera un oggetto, la cui scomparsa è più un’onta che un dispiacere; Tyler non può perdonare a se stesso di essersi arruolato volontariamente nell’esercito per non dover veder morire il figlio malato; la guardia del corpo di Ovi per salvare la vita a suo figlio deve a tutti i costi salvare il figlio del suo spietato capo. Perfino i personaggi secondari, dal mercenario David Harbour (lo sceriffo di Stranger Things) al giovanissimo sicario, si fanno strada. Con dei personaggi così ben strutturati vengono poi naturali le loro evoluzioni, i legami e anche i bei dialoghi. Tutto questo senza sottrarre nulla all’azione: Sam Hargrave, qui al suo primo lungometraggio da regista, è però un veterano come stuntman e nell’orchestrazione degli stuntmen (suo il coordinamento stuntmen in molti titoli Marvel, tra cui gli ultimi due Avengers, Infinity War e Endgame) e tutta la sua esperienza si vede eccome.  La scena d’inseguimento in piano sequenza, che inizia in auto e prosegue nelle case e poi in strada, con tanto di elicotteri che sopraggiungono, mi ha davvero levato il fiato. 

Citazioni:

  • Sai che nessun altro accetterebbe questo lavoro.
  • E tu perchè lo accetti?
  • Le galline sono costose.
  • Non sembri un “Tyler”.
  • E cosa sembro?
  • Sembri più un “Brad”. E poi, “rake” non è un attrezzo da giardinaggio? (rake= rastrello)
  • Siamo stati attaccati dai Goonies dall’inferno!

Voto: 4 Muffin

Biancaneve e il Cacciatore (in versi)

Chi ben conosce la storia di Biancaneve

per vedere il film dimenticarla deve;

la trama infatti è tutta stravolta

tranne l’inizio: C’era una volta.

Il buon re perde la compagna di vita

ma si consola in uno schiocco di dita.

Una biondona arriva con l’esercito del male,

sposarla gli sembra la cosa ideale;

su di lei non ha nemmeno un sospetto

perché pensa solo a portarsela a letto.

Così Charlize diventa la regina,

il padre ucciso, il regno va in rovina.

La principessa in una cella maleodorante

finisce, ma con un vestito elegante.

Passano i giorni, passano gli anni,

la regina è sempre libera di far danni,

e per rimanere giovane e bella

delle innocenti vergini si mangia le budella;

di questo passo, si sa, è inevitabile,

che il cibo in breve diventi introvabile.

“Specchio, specchio, mia anima gemella,

dimmi chi è tra tutti i sudditi Bella”.

Caro specchio, a noi non ci raggiri!

Tu ti confondi col film dei vampiri!

Biancaneve è tra tutte la più affascinante

e può anche uccidere Charlize in un istante;

la sua anima è così illibata e pura

che la crudele regina ne ha tanta paura.

Bella forza, restare pura e immacolata

chiusa in una cella a doppia mandata!

“Portatemi qui” strilla la regina “Biancaneve!”

“Il suo cuore nel mio pancino finir deve!”

La regina cattiva ha un biondissimo fratello

che è utile come in Etiopia un ombrello:

come uno scemo si lascia gabbare

così Biancaneve riesce a scappare

e in riva al mare, come ognun s’aspetta,

trova un candido cavallo con cui fugge in tutta fretta.

Biancaneve si nasconde nella foresta oscura

di cui tutto il regno ha una gran paura.

Per scovarla serve un uomo di valore:

la regina assolda l’aitante cacciatore

il quale conosce la foresta a menadito

e trova la ragazza nascosta dietro a un dito.

Ma tutto rovina il fratello deficiente:

“Per i tuoi sforzi, boscaiolo, non riceverai niente!”

Così il cacciatore lo riempie di botte

e lui e Biancaneve fuggono nella notte.

Il fratello cretino non rinuncia alla caccia

ma con l’aiuto dei nani fan perdere ogni traccia.

Nella trama c’è a questo punto un intoppo

e deve morire male il nano di troppo.

Ma Biancaneve sorride e mostra i denti da coniglio:

è infatti ritornato del duca il bel figlio.

Già, nel film il principe un duca diventa,

ma in tempi di crisi ci si accontenta.

Intanto il cacciatore, senza troppa fatica,

ha ucciso il fratello della nemica.

La regina deve far sempre tutto da sola,

decide di prendere Biancaneve per la gola.

Non è difficile prendere la principessa in giro

che presto cade in letargo come un ghiro.

Oltra alla mela, un altro elemento familiare:

qualcuno Biancaneve ora deve baciare.

Lei però dal coma non ha fretta di uscire:

le piace se qualcuno la guarda dormire.

Col bacio del duca la cosa non va in porto;

nel regno si diffondono tristezza e sconforto.

E’ invece il bacio del cacciatore

a risvegliare Biancaneve dal torpore:

sarà tutto merito del vero amore

o forse piuttosto del forte liquore

che nel film il bel cacciatore

si tracannava a tutte le ore?

In ogni caso Biancaneve si desta

e dell’armata si pone alla testa

per uccidere regina e malvagia compagnia

e porre fina alla sanguinaria tirannia.

Fiera la sodale di Cenerentola

vola con le sue orecchie a sventola.

Tutti quegli anni di prigione dura

han fatto un gran bene alla sua muscolatura

tanto che può sostener l’armatura,

la spada e tutta l’impalcatura.

Iniziano per la regina le rogne

quando i nani entrano nel castello dalle fogne:

anche se da lì Biancaneve è scappata

nessuno ha pensato di metterci una grata.

Il bel duca con ogni sua freccia

crea nella linee nemiche una breccia

mentre il cacciatore con la sua accetta

uccide i nemici in gran numero e in fretta.

Biancaneve nell’estremo pericolo non tentenna

e infine uccide la perfida Ravenna.

Al regno porterà pace e prosperità

una giovincella cresciuta in cattività.

E siamo giunti al lieto fine

e son tutti contenti, tranne le ragazzine

che volevano veder, giustamente, sul trono

sedersi l’affascinante dio del tuono.