
Anno: 2024
Regia: Margherita Ferri
Interpreti: Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Andrea Arru, Sara Ciocca
Il film racconta la storia vera e tragica di Andrea Spezzacatena (interpretato da Samuele Carrino), uno studente di Roma che si tolse la vita nel 2012, a soli quindici anni, dopo essere stato vittima di bullismo e cyberbullismo da parte dei compagni di scuola. Le prese in giro, i maltrattamenti e le vessazioni erano iniziati dopo che Andrea si era presentato a scuola con dei pantaloni di colore rosa, comprati dalla madre Teresa Manes (Claudia Pandolfi) e stinti con il lavaggio.
Il film, presentato nel 2024 alla Festa del Cinema di Roma, racconta la drammatica vicenda realmente accaduta di Andrea Spezzacatena, che è divenuta emblematica delle problematiche legate al bullismo e al cyberbullismo, sempre più approfondite e dibattute nelle scuole italiane, come è giusto che sia. Infatti, se è difficile per genitori e insegnanti gestire un caso di bullismo che si manifesta con un occhio nero o un abito strappato, è ancora più complesso gestirne uno che non lascia tracce visibili se non sul web e, come viene chiaramente mostrato, nelle anime dei bambini e dei ragazzi: ecco perchè è così diffiicle individuare il cyberbullismo, comprenderne le dinamiche e combatterlo. Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è stato proiettato in diverse scuole all’interno di percorsi di educazione contro la violenza e il bullismo. E le scuole sono il posto più adatto a questa pellicola. Le scuole medie, magari, perchè già alle superiori i ragazzi si renderanno conto che al valore contenutistico e cronachistico del film non ne corrisponde affatto uno cinematografico di uguale portata. Il film è girato, ripreso e montato in modo 100% convenzionale, con grossi problemi di messa a fuoco e di ritmo. Tutto ciò che vediamo è scontato fin dal principio, e non solo perchè la voce narrante fuori campo ce lo anticipa, ma perchè si ha continuamente l’impressione di star vedendo uno qualunque dei film e delle serie tv che hanno affrontato, anche solo marginalmente, l’argomento dei maltrattamenti in ambiente scolastico. La recitazione di tutti è pessima, e il sonoro, anch’esso pessimo, non aiuta ad estrapolare qualche frase di senso compiuto dai farfugliamenti in mezzo romanesco; c’è da dire che i dialoghi sono così banali e stantii che probabilmente la perdita non è grave. La colonna sonora, con il gran finale dei miagolii insopportabili di Arisa, è banale all’inverosimile. Una visione che dovrebbe essere, in particolar modo per una madre, drammatica e straziante risulta invece noiosa e insopportabile a causa dell’imperizia della messa in scena a tutti i livelli. Come nel caso di Berlinguer – La Grande Ambizione, sono convinta che sarebbe stato molto più efficace un documentario, magari della durata di un’oretta, per raccontare la vera storia di Andrea e di sua madre Teresa Manes, insignita nel 2022 da Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il suo impegno, realizzatosi attraverso libri e altre attività sociali, contro il bullismo e il cyberbullismo; ridurre una storia autentica e significativa come questa a una delle tante fiction televisive di bassa qualità mi sembra un vero peccato. Se poi la regista (a me sconosciuta) Margherita Ferri decide di mostrare come primissima scena la nascita di Andrea, cioè una madre cinquantenne (tale l’età anagrafica di Claudia Pandolfi, che nonostante la chirurgia estetica li dimostra tutti) nell’atto di partorire un bambino che nasce già grande di alcune settimane, con gli occhi aperti e tutto il resto, mi sia concesso di non appassionarmi a questa storia non per quello che rappresenta ma per come è stata raccontata.
Voto: 1 Muffin








