L’Uomo dalla Pistola d’Oro

Dopo il grande successo del primo film in cui l’agente segreto britannico James Bond è interpretato da Roger Moore, Vivi e Lascia Morire, la United Artists chiede ai produttori Harry Saltzman e Albert “Cubby” Broccoli di girare immediatamente un altro film di 007.

E i due pigmalioni non si fanno certo trovare impreparati: avevano già da anni messo gli occhi sull’ultimo romanzo scritto da Ian Fleming, L’Uomo dalla Pistola d’Oro, ma la situazione politica internazionale aveva reso impossibile girare in tutte le location prescelte: Iran, Beirut e Vietnam. Il romanzo di Fleming in realtà è ambientato in Giamaica, ma siccome lì è stato appena girato Live and Let Die l’attenzione dei produttori si concentra invece sulla Thailandia e su Hong Kong, scelte come location principali di The Man with the Golden Gun.

Per adattare la trama del romanzo a questi luoghi viene subito chiamato Tom Mankiewicz, già sceneggiatore di Una Cascata di Diamanti e Vivi e Lascia Morire, che però, dopo aver elaborato una prima stesura, abbandona il ruolo, afflitto da problemi di salute e convinto di non star dando il proprio meglio, salvo poi tornare per rivedere il copione scritto da Richard Maibaum, anche lui veterano di Bond (autore del copione di Licenza di Uccidere, Dalla Russia con Amore, Goldfinger, Thunderball, e Al Servizio Segreto di Sua Maestà).

Alla regia Saltzman e Broccoli vanno sul sicuro chiamando Guy Hamilton, reduce dal grandissimo successo di Vivi e Lascia Morire. Il regista ha già un’idea su dove collocare il nascondiglio del cattivo, il killer Francisco Scaramanga: su una minuscola isoletta al largo del villaggio ai Phuket, in Thailandia, che ha scoperto grazie a National Geographic. Quell’isola, ancora inesplorata nel 1973, è diventata oggi un’ambitissima meta turistica ed è conosciuta come “l’isola di Bond”. 

A interpretare il fascinoso agente segreto inglese ritorna Roger Moore; per interpretare il suo rivale, anche se Tom Mankiewicz avrebbe voluto Jack Palance, Guy Hamilton sceglie la leggenda Christopher Lee, all’epoca famosissimo per aver interpretato il Conte Dracula in ben cinque pellicole. Lee ha già recitato con Roger Moore in Ivanhoe e ha già lavorato per Broccoli, ma soprattutto è cugino di Ian Fleming, con il quale aveva militato nei servizi segreti durante la Seconda Guerra Mondiale e si incontrava spesso per giocare a golf. Lee conosce molto bene il libro e riesce a dare vita, come se fosse una cosa naturale, a un villain perfettamente bondiano nonché estremamente efficace, temibile ed affascinante. Il nome “Scaramanga” è stato scelto da Fleming perché un suo compagno di studi particolarmente antipatico di Eton si chiamava proprio così. 

Christopher Lee è Francisco Scaramanga

Christopher Lee, che parla fluentemente svariate lingue, sul set si diverte a parlare in svedese con le due bond girls Britt Eckland (che interpreta la spia Mary Goodnight e che, alcuni anni dopo, sposerà l’attore Peter Sellers) e Maud Adams (Andrea Anders, l’amante di Scaramanga; l’attrice viene scelta da Cubby Broccoli e da sua moglie Dana per il ruolo). Curiosità: prima dell’arrivo della Madeleine Swann di Lea Seydoux, Maud Adams è l’unica attrice a ricoprire due ruoli consistenti in due diversi film della saga di James Bond (anche Eunice Gayson e Martine Beswick erano apparse in due film di 007, ma in uno dei due avevano avuto un ruolo molto marginale). 

E se hanno dovuto attendere il 1983 e Octopussy per rivedere Maud, i fan di Bond non hanno dovuto attendere per rivedere Clifton James, che torna nei variopinti panni (l’attore ha acquistato personalmente le camicie hawaiane sfoggiate dal suo personaggio) dello sceriffo Pepper, già apparso in Vivi e Lascia Morire e che qui ritroviamo mentre è in vacanza con la moglie e si imbatte, ancora una volta, in James Bond.

Clifton James è di nuovo lo Sceriffo Pepper

Per il ruolo di Nick Nack, il solerte servitore di Scaramanga, viene scritturato Hervé Villechaize, pittore francese che, nonostante sia alto appena un metro e venti, si rivela da subito un gran seduttore e amante della bellezza femminile: sul set Hervé lascia fiori e disegni nei camerini delle attrici e sulla macchina da scrivere di Elaine Shreyeck, la segretaria di edizione.

Hervè Villechaize è Nick Nack

Completa il cast l’imprescindibile trio: Bernard Lee (M), Desmond Llewelyn (Q) e Lois Maxwell (Miss Moneypenny).

Come da tradizione, il film si apre con una scena che precede la sigla con i titoli di testa: in questo caso serve a presentarci il cattivo, Francisco Scaramanga, che vediamo accogliere sulla sua isola un collega assassino allo scopo di usarlo come bersaglio per la sua esercitazione. Nei panni del malcapitato killer c’è Marc Lawrence, che era già apparso in Una Cascata di Diamanti (nel ruolo di impresario funebre) e che, a detta di Roger Moore, “nella sua carriera ha interpretato più gangster di Humphrey Bogart”. Il regista è molto divertito dall’idea di portare un gangster di Chicago in Thailandia: Guy ama molto i gangster, fin da quando il suo maestro di catechismo a New York gli raccontava storie incredibili su Al Capone, di cui era stato vicino di casa a Chicago. Infatti, nel labirinto degli specchi di Scaramanga (progettato dallo scenografo Peter Murton, già aiutante di Ken Adam sul set di Goldfinger e Thunderball), troviamo proprio Capone tra i personaggi che, pur sembrando manichini, sono interpretati da attori in carne ed ossa: Ray Marion è Al Capone, lo stuntman Les Crawford il cowboy. Quella di Roger Moore invece è proprio una statua di cera, per quanto incredibilmente somigliante. Il set è studiato con grande cura in modo che la macchina da presa non compaia mai, ovunque la si posizioni per girare. Nella scena in cui Scaramanga scivola sulla rampa per arrivare alla sua pistola Christopher Lee è sostituito dallo stuntman Eddie Powell, che già aveva lavorato con lui in Dracula: Principe delle Tenebre nel 1966.

Con questa scena rocambolesca ci viene presentato un altro elemento fondamentale della storia: la pistola d’oro di Scaramanga, che è smontabile e spara proiettili d’oro massiccio. L’oggetto di scena viene realizzato a Londra da Peter Murton in tre versioni, di cui una costituita da oggetti di uso comune (un accendino, una penna…) placcata in oro e smontabile e una che premendo il grilletto emette una scintilla: nessuna versione in ogni caso può sparare. La pistola d’oro esercita un grandissimo fascino anche su Christopher Lee, che dopo aver superato la difficoltà di assemblare l’arma mentre recita e addirittura senza guardare ci si affeziona e insiste per poterla tenere ma non ottiene il permesso, se non per presenziare ad alcuni eventi promozionali. L’attore, nella sua autobiografia, racconta di come la pistola di scena gli sia stata confiscata alla dogana e sia stato costretto a presentarsi al Johnny Carson’s Show disarmato; un’altra volta, fuori da uno studio, una guardia gli grida di gettare l’arma puntandogliene addosso una vera; un’altra volta ancora, mentre si sta recando a un’intervista, Lee si imbatte nel regista Billy Wilder (che lo aveva diretto in Il Fratello più Furbo di Sherlock Holmes) che alza le mani e gli dice: “Non vorrai mica sparare a un vecchio ebreo?”

Chi sparerebbe a Billy Wilder?

I titoli di testa, accompagnati dalla canzone Man with the Golden Gun interpretata dalla cantante scozzese Lulu, vengono in parte proiettati sul corpo della splendida modella di Hong Kong Wei Wei Wong, che ritroveremo come cameriera nella scena ambientata al club Bottom’s Up. Come al solito la produzione del film di 007 si destreggia per evitare la censura e riesce a farla franca nonostante le parole allusive della sigla che descrivono Scaramanga: “He has a powerful weapon”. Un’altra scena in cui il rischio di incorrere nella censura è davvero elevato è quella in cui l’attrice svedese Maud Adams, che interpreta l’amante di Scaramanga, viene trovata da Bond mentre è sotto la doccia: in questo caso il pericolo viene evitato grazie all’utilizzo di un vetro opaco per la parete della doccia e una grande attenzione all’illuminazione e all’angolazione di ripresa.

Dopo i titoli di testa Hamilton inserisce la scena secondo lui più tediosa ma necessaria, la spiegazione fatta dal capo M riguardo la crisi energetica (argomento di forte attualità), per liquidarla e potersi così concentrare solamente sull’azione. A rendere la scena interessante arriva però il commento di Sir Roger Moore, che ricorda come, mentre girava la scena, il suo stomaco vuoto brontolasse rumorosamente; il regista allora ordina di portargli qualcosa da mangiare, ma i rimasugli di biscotto tra i denti peggiorano le cose: e tutto sotto lo sguardo truce dei dirigenti della United Artists!

La scena nel camerino della danzatrice del ventre Saida (interpretata da Carmen Sautoy) è stata in realtà girata per ultima: forse è per questo che la troupe, ormai spossata, ha commesso un errore: se osservate attentamente lo specchio durante la rissa (coreografata dal cowboy della casa degli specchi Les Crawford) ci vedrete chiaramente la macchina da presa e i tecnici riflessi!

Specchio riflesso!

La primissima scena (il 6 novembre 1973, appena cinque mesi dopo l’uscita di Vivi e Lascia Morire) girata invece è l’esterno del Queen Elizabeth, il relitto della nave britannica semiaffondata nel porto di Hong Kong, che sarebbe stato rimosso poco dopo: la troupe deve quindi fare in fretta a riprenderla, e al posto di Roger Moore, che non è ancora arrivato, viene impiegata la controfigura Mike Lovitt. L’interno della nave invece, dove l’MI6 ha installato un quartier generale, viene poi ripreso negli studi Pinewood di Londra insieme a tutti gli altri interni. Peter Murton deve utilizzare tutta la sua abilità per realizzare un set inclinato di 45 gradi (come è inclinata la nave) in cui però gli attori possano camminare in piano, così come lo ha immaginato il regista: lo scenografo studia un ingegnoso sistema di passerelle per muoversi sul set.

Nell’aprile del 1974 si inizia a fare sul serio: la troupe e il cast al completo vanno in Thailandia per girare le scene a Khow-Ping-Kan, l’isola di Scaramanga, che si trova al largo di Phuket. Broccoli, che cerca sempre di offrire il meglio a chi lavora per lui, cerca un alloggio per i suoi collaboratori, ma non è facile trovarlo in quel piccolo villaggio di pescatori: l’edificio più adatto allo scopo si rivela essere il bordello. Cubby manda in vacanza tutte le prostitute con un cospicuo indennizzo e con l’aiuto di Guy Hamilton trasforma il lupanare in un albergo (alla troupe e agli attori non verrà detta la verità sul loro alloggio però).

Ogni mattina tutti raggiungono l’isoletta con delle piccole imbarcazioni e, lungo il tragitto, devono fare attenzione ai pirati che bazzicano quelle acque. Le piccole barche poi fungono anche da camerini e da sala trucco. Nonostante la frugalità della sistemazione e dei mezzi di trasporto Christopher Lee è molto colpito dalla generosità di Broccoli: tutti i cibi e le bevande utilizzati per le riprese sono infatti autentici, compresi il caviale, le ostriche e lo champagne. Quando per la prima volta l’attore raggiunge la grotta che nel film sarà il nascondiglio del suo personaggio e viene accolto da un turbinio di pipistrelli in fuga, con la faccia seria e a sua voce profonda si rivolge a loro dicendo: “Non ora, Stanislav”, improvvisandosi ancora una volta Conte Dracula e facendo scoppiare a ridere tutti i presenti. Da bravo vampiro, Christopher Lee ha la pelle chiarissima e deve essere truccato ogni giorno per poter interpretare l’abbronzato Scaramanga; dopodichè, ogni sera, l’attore è costretto a trasportare dal furgone delle provviste secchi di acqua calda per potersi lavare. Ma non tutti sentono la fatica come lui: Hervé Villechaize trascorre le notti a Bangkok a fare baldoria e si presenta ogni mattina per le riprese stremato; deve inoltre recitare nei panni del maggiordomo Nick Nack indossando giacca e cravatta.

Nel frattempo a Guy Hamilton vengono consegnate le 200 scarpe per elefanti ordinate da Harry Saltzman per la scena della corsa dei pachidermi: peccato che il produttore non avesse prima letto il copione, in cui quella scena non esiste affatto! L’unico elefante presente nel film è quello che fruga nelle tasche dello sceriffo Pepper e poi lo spinge nel fiume: questa scena però non era nel copione, e quando il regista vede l’attore cadere in acqua si spaventa molto. Non c’è da scherzare con l’acqua dei canali di Bangkok: su tutti i copioni distribuiti a cast e troupe infatti è scritto non solo cosa fare in caso di morso di serpente ma anche di non entrare in contatto con l’acqua dei klongs (i canali) per evitare di contrarre infezioni e malattie. Quando infatti Roger Moore, nella scena dell’inseguimento in barca nei klongs, cade in acqua e sparisce per un po’ (per evitare di essere colpito dall’elica dell’imbarcazione) la sua preoccupazione una volta riemerso è quella di non bagnarsi le labbra con quell’acqua pestifera; anche al produttore Broccoli capita di cadere in acqua, ma la sua prima preoccupazione quando ne esce è quella di asciugare le numerose banconote che ha in tasca.

Dopo le ristrettezze di Phuket è una gioia per tutti il trasferimento a Hong Kong, dove finalmente Broccoli può viziare i suoi nel miglior hotel (il Peninsula, con Rolls Royce di servizio e valletto personale in ogni suite) e nei migliori ristoranti; Britt e Maud, che ormai hanno fatto amicizia, possono finalmente rilassarsi e fare shopping. Chi non può godersi questi lussi invece è il direttore della fotografia Ted Moore, che si ammala e deve essere sostituito da Ossie Morris (oscar per Il Violinista sul Tetto), inizialmente recalcitrante per via delle differenze di stile tra lui e Moore ma poi persuaso da Broccoli, che mette a sua disposizione tutti i mezzi ma gli impone la direttiva di non fare esperimenti con i filtri e l’illuminazione come suo solito (Morris utilizzava ogni tipo di materiale, dai collant alla vaselina, per ottenere una qualità inedita dell’immagine): nei film di Bond l’immagine deve essere sempre chiara e nitida!

Poiché riempire uno stadio di comparse sarebbe troppo costoso, per la scena dell’incontro tra Bond e Scaramanga la produzione organizza degli autentici incontri di lotta tra atleti affermati di Hong Kong: il pubblico che vediamo nel film è reale e anche spazientito per le lunghe pause tra un combattimento e l’altro, necessarie per organizzare le riprese. Per Maud Adams è molto difficile rimanere immobile senza respirare per tutta la scena, anche a causa del caldo soffocante.

Il primo giugno 1974 Guy Hamilton si appresta a girare le scena più incredibile del film: l’Astro Spiral Jump, il salto tra due rampe, al di sopra di un canale, con avvitamento dell’auto a 360 gradi. In quegli anni lo stunt show di Jay Milligan Jr., l’American Thrill Show, spopola negli Stati Uniti, mostrando al pubblico le sue rocambolesche acrobazie in auto al limite del possibile. Il pezzo forte dello show è appunto l’Astro Spiral Jump, che Broccoli e Hamilton vogliono nel film: questa acrobazia, ipotizzata per la prima volta dall’ingegnere Raymond McHenry, era stata resa possibile dallo studio meticoloso, anche tramite simulazioni al computer realizzate con lo stesso software utilizzato dalla polizia stradale per ricostruire le dinamiche degli incidenti. Per la riuscita dello Spiral Jump è indispensabile la precisione: il margine d’errore è di pochi millimetri. L’automobile prescelta, la Javelin della General Motors (molto difficile da trovare in Thailandia, per la verità) viene modificata per poter compiere l’impresa: il peso deve essere distribuito simmetricamente, perciò il volante viene spostato al centro del cruscotto; vengono poi montate ruote più resistenti, un sostegno per il radiatore, una gabbia di protezione per il pilota e una quinta ruota di acciaio inossidabile che evita l’interferenza del telaio con la rampa. La rampa ha un segmento retrattile, che si ritira quando l’auto spicca il salto per permettere all’auto di avere la stessa velocità nella parte anteriore e posteriore. Per guidare la Javelin viene scelto il pilota Lauren Willet detto “Bumps”, consapevole del rischio che sta correndo: se la rampa dovesse rompersi lui finirebbe in fondo al canale legato da cintura e imbracatura. Sul set, oltre a cinque macchine da presa, sono presenti diversi medici, un’ambulanza, un argano e dei sub pronti a ripescare l’auto dal canale. Nell’auto ci sono anche due fantocci dipinti di nero che rappresentano 007 e lo sceriffo Pepper. Il salto riesce al primo tentativo! Cubby stappa immediatamente lo champagne e promette un bonus a tutti. Guy Hamilton invece chiede a Bumps di rifare il salto, perché la ripresa,a  suo dire, è “troppo perfetta“. Lui risponde: “era la prima volta che lo facevo e non lo farò una seconda”. Jay Milligan, assunto da Broccoli come coordinatore stunt man del film, commenta: “Non c’è altra aspirazione nella vita dopo aver realizzato uno stunt in un film di 007”. L’unico che non sarà soddisfatto del suo contributo è John Barry, autore della colonna sonora, che tempo dopo ammetterà di essersi pentito di aver accompagnato questa eccezionale acrobazia con il suono buffo di uno zufolo.

Nessun effetto speciale qui!

Oltre al mozzafiato Spiral Jump, Milligan coordina anche la scena dell’inseguimento in auto, durante il quale guida personalmente l’auto che sfonda la vetrina del concessionario: quello che non sa è che il proprietario del negozio, emozionato all’idea delle riprese, aveva fatto passare la cera sul pavimento: La ruote slittano, partono scintille e si incendia uno pneumatico in esposizione!

Molte scene del film, per ridurre tempi e costi, vengano realizzate con dei modellini, realizzati e illuminati magistralmente da Derek Meddings per essere uguali ai set reali; vengono usati anche effetti ottici, per le nuvole e il raggio laser di Scaramanga per esempio (effetto ottico di Cliff Culley). Dove possibile, però, vengono utilizzati scenari e oggetti autentici a grandezza naturale, come per la fuga finale tra le esplosioni, che tanto disturbano Roger Moore (ecco perché, diversamente dal solito, lo vediamo correre velocemente) e che lasciano un’ustione sul fondoschiena di Britt Ekland.

 L’auto volante di Scaramanga esisteva davvero (prodotta dalla Goldbrick Bird) ma purtroppo il pilota era morto in un incidente, così John Stears ne realizza sia un modello a dimensioni reali che un modellino. Lo stesso accade per l’idrovolante, dato in prestito dal suo proprietario, il Colonnello Clare, a patto che lui possa pilotarlo nel film; Broccoli acconsente e il Colonnello arriva in volo dagli Stati Uniti… per poi finire in ospedale quando il suo idrovolante arriva troppo rapidamente sulla spiaggia! Le riprese, però, per Hamilton sono ok… Derek Meddings realizza poi un modellino dell’idrovolante da far esplodere.

La celebre scena del duello finale tra Bond e Scaramanga è più corta di com’era nel romanzo, dove il killer cerca di barare nascondendo un secondo proiettile nella cintura ma 007 lo costringe con l’astuzia ad utilizzarlo anzitempo. Anni più tardi, quando Christopher Lee torna sull’isola con la moglie e la trova piena di turisti, viene riconosciuto mentre rievoca quelle scene famosissime e deve fuggire.

Sia Christopher Lee che Roger Moore sono impegnatissimi sul set: mentre Lee guida personalmente l’auto nelle scene d’inseguimento, Roger Moore viene seguito da un maestro di karate per prepararsi alle sequenze di combattimento. D’altra parte, come spiega Hamilton: “Il successo della saga di Bond è dovuto al fatto che nessuno è pigro”. Ma c’è anche tempo per lo svago, quando le riprese si spostano nel casinò di Macao: Broccoli gira tra i tavoli distribuendo fiches a tutti per evitare che qualcuno resti al verde. Ma questo non è un problema per Roger Moore, che afferma di aver guadagnato più soldi al tavolo del blackjack che in cinque mesi di riprese. Oltre che fortunato, Roger Moore è anche molto spiritoso, e durante le riprese della scena in cui 007 incontra il fabbricante di armi Lazar si presenta così: “Sono Brooke Bond e faccio un ottimo tè”. Chissà se questa era tra le barzellette che lui e George Lazenby, diventato stand-up comedian, si scambiavano sempre via mail!

Alla sua uscita il film ha immediatamente un grande successo, tanto da diventare il primo film di 007 proiettato in Russia, dove Broccoli viene invitato ad una proiezione al termine della quale un funzionario russo gli dice: “Scaramanga è un personaggio interessante, anche se ha un addestramento inadeguato”.

Guy Hamilton tuttavia mette subito le mani avanti, affermando di aver esaurito, con i due film appena diretti, tutte le sue energie, e di non essere in grado di dirigere il successivo film di Bond, James Bond. A proposito, ricordate che l’autore dei romanzi Ian Fleming, al momento di scegliere il nome del suo protagonista, aveva optato per l’autore di un manuale di ornitologia che aveva in casa? Beh, è molto divertente sapere che James Bond, l’ornitologo, fece visita  a Fleming nella sua tenuta di Goldeneye mentre stava scrivendo proprio L’Uomo dalla Pistola d’Oro; in seguito Fleming gliene inviò una copia con la dedica: “Al vero James Bond dal ladro della sua identità, Ian Fleming”.

Una casa degli specchi, un’auto volante, un nano in una valigia, un killer amante del tabasco, una danzatrice del ventre e un elefante. E tutto in un solo film: che cosa potrebbe essere se non il nostro agente segreto britannico preferito, James Bond?

A presto con la prossima avventura, La Spia che mi Amava!

16 pensieri riguardo “L’Uomo dalla Pistola d’Oro

  1. Un’altra bellissima e approfondita recensione su una pellicola dedicata a James Bond. In realtà da tempo ormai ho quasi voglia di iniziare questo viaggio, cercando di parlare di tutti i film della saga. Sto già facendo la Disney e dovrei chiudere qualche altra saga che ho iniziato, ma che sarà mai iniziarne una nuova?
    Ancora una volta complimenti!

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  2. Bentornataaaaaaaaaaa! ^_^
    Anni fa, non ricordo più dove, ho visto un documentario sugli stunt nei film e hanno parlato a lungo di questo “avvitamento d’auto”, se non sbaglio intervistando il pilota ad anni di distanza. Era incredibile l’unicità della prova, il fatto che non potesse essere replicata e che in pratica da allora non si usi più la tecnica dei “veri stunt”, preferendo cavi o direttamente effetti speciali. E’ uno degli ultimi e pochi veri grandi stunt fissati su pellicola.

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    1. Vero, vedendola magari non ci si rende conto (colpa anche di quel maledetto zufolo!) ma è stata davvero un’acrobazia eccezionale che ha richiesto grande preparazione tecnica e grandissimo coraggio del pilota… ed è tutto vero, nessun effetto speciale!

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      1. Qualche anno fa è uscito un piccolo ma intenso film televisivo, “My Dinner with Hervé” (che ti consiglio caldamente), sulla travagliata carriera di Hervé Villechaize, interpretato per l’occasione da Peter “Game of Thrones” Dinklage. Lo sterminato successo della serie TV “Fantasy Island” (che in Italia temo ricordino solo i più nostalgici) gli ha rovinato la vita, dato che fino al suo suicidio all’età 50 anni ogni singolo giorno della sua vita gli hanno chiesto di ripetere la stupida battuta che apriva ogni episodio della serie. (Quella che nella versione di Duffy Duck, trasmessa proprio ieri mattina su Boing, recita Speedy Gonzales!) Ogni singolo giorno della sua vita è stato circondato da gente che lo incitava a ripetere «The plane! The plane!»: nessuno ricorda altro dei suoi tanti ruoli, compreso quello bondesco, e il film mostra quanto il successo possa essere una maledizione terribile.

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      2. Che storia triste, non ne sapevo nulla! Ora My Dinner with Hervè è nella mia lista, come c’è da tanto tempo Fantasy Island che però non riesco a trovare… E’ davvero brutto pensare che il talento di un artista così (pittore oltre che attore) sia stato tanto sminuito e che lui ne abbia sofferto tanto. Alcuni magari si accontentano del successo in qualsiasi forma, ma quelli più sensibili non ci riescono.

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  3. Innanzitutto bentornata e direi che non potevi tornare in maniera migliore che questa con una bella recensione zeppa di curiosità del secondo film di Moore nei panni di Bond. Non lo considero uno dei miei preferiti, lo ammetto, forse anche per quella tremenda scena del salto con l’auto sottolineata dal ridicolo zufolo. Difatti su YouTube trovi la stessa scena sulla quale hanno montato il tema di 007 ed il risultato cambia dal giorno alla notte. Ti metto qui il link :

    Così doveva essere, ma vabbé…
    Inoltre son già in attesa per il mio preferito che sarà il prossimo 😉

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    1. Grazie Bobby, anche io sono felicissima di essere tornata! Ho visto il filmato non zufolato e sono d’accordo con te, un’acrobazia del genere meritava un accompagnamento che ne sottolineasse la serietà e pericolosità, o forse proprio nessun accompagnamento musicale.

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  4. mmmh faccio abbastanza casini con i film di James Bond, e questo villain proprio non ,me lo ricordo…

    invece so questo aneddoto: Lee doveva interpretare un uomo pugnalato alle spalle a morte e i produttori gli stavano per dire come atteggiarsi quando lui ha risposto che essendo stato un soldato sapeva per esperienza come fare; ti ricordi per quale film?
    forse TLOTR?

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  5. It’s great to see another Bond post here, filled with interesting background. I definitely think moving the story from Jamaica helped this film. The locations are iconic and the cast, the gadgets and the stunts are great too.

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  6. Innanzitutto bentornata Madame, immagino la difficoltà nel mettere assieme un pezzo così durante/appena dopo la labirintite ma non nascondo quanto sia contento di leggerlo 🙂 in particolare perché l’Uomo con la Pistola d’Oro, nonostante oggettivi difetti, è uno dei miei preferiti in assoluto, nella saga del nostro agente segreto preferito.

    Fu il primo (e unico) che vidi da bambino, integrale su youtube (bei tempi quelli haha), e giuro, prima di riscoprirlo da adolescente non mi ricordavo assolutamente niente! 😀 avevo impressa solo quella scena dove Scaramanga fugge con la sua auto volante: piccolo com’ero, pensai che il killer fosse un mago e desiderai essere come lui. Gli anni sono passati, ma ancora devo dire che il carisma di Christopher Lee esercita un certo effetto su di me: viaggia per il mondo sulla sua giunca o in auto volante, facendo il sicario per un milione di dollari a colpo. Vive su un’isola paradisiaca, lui, la sua amante e il suo servo. Ha una pistola d’oro impossibile da scoprire, poiché formata dai più comuni degli oggetti (a proposito, chissà con cosa hanno creato le fiammate sul set, visto che le repliche non potevano sparare…). Insomma, è un personaggio incredibile, da quel che ho sentito ancora meglio che nel romanzo, dove è un buzzurro pieno di soldi. Un doppio oscuro di Bond, come si vede dal bellissimo primo incontro all’arena di Muay Thai dove sentiamo la genesi di Francisco Scaramanga.

    O ancora meglio, è Bond per certi aspetti una versione solo leggermente più buona dell’uomo dalla pistola d’oro: nonostante i momenti farseschi e la irresistibile leggerezza di Roger, si percepisce come qui sia 007 al suo più crudele e scorretto. Non a caso questo è l’ultimo film della saga dove il nostro schiaffeggia una donna e minaccia di spezzarle il braccio senza farsi troppi problemi. Nel commento audio di Goldfinger, Hamilton dice che già dal 1964 ci fu chi si lamentò, ed egli difese sempre le sue scelte dicendo che Bond non avrebbe mai picchiato donne normali, ma solo spie o criminali che “conoscono le regole del gioco e ne accettano i rischi”. Trovo che il buon Guy avesse ragione, infatti uno dei difetti di Pistola d’Oro è che Maud Adams dà una performance troppo vulnerabile e ti dispiace sinceramente per la fine che fa. 🙂 ma d’altronde queste sono le pecche innegabili di una scheggia impazzita di film, che oscilla continuamente tra lo spionaggio per adulti e la farsa per bambini, tra la sessualità mai così esplicita, alla Fleming, e le mode dell’epoca (portiamo James Bond in una scuola di karate, è questo che vogliono i giovani oggi!). Simbolo per eccellenza di questa produzione probabilmente troppo affrettata è la sequenza del salto rotante in auto, uno stunt incredibile, irripetibile, talmente perfetto da non sembrare neanche vero, rovinato da un cavolo di fischio che farebbe vergognare persino i Looney Toones.

    Parentesi suggerimento, hai mai pensato a fare qualche classifica di Bond? Sarebbero molto divertenti, e quella dei momenti flop di James Bond potrebbe trarre parecchio da questo film hahaha. In particolare, oltre allo Spiral Jump rovinato, ci starebbe: 1 Moore che deve andare fino in Libano per recuperare un proiettile sfasciato quando ne ha già uno comodo comodo all’MI6. 2 Il tenente Hip (così importante che nemmeno è citato in recensione) che arriva alla scuola di karate e poi riparte in macchina senza neanche controllare che Bond sia salito. Fine parentesi 😉

    Nonostante tutto, quando il film riesce a stare sui binari, è uno degli esempi migliori nella saga di come l’ambientazione possa diventare tematica. Non è solo l’aspetto “capsula del tempo”, che immortala quei luoghi e quegli anni che mai più saranno uguali: è proprio il viaggio di un occidentale nell’Oriente misterioso e sanguinario, tra Beirut, Thailandia, Hong Kong e Macao. Esattamente, tra l’altro, come Solo per i tuoi occhi è un po’ la storia dei rapporti tra gli inglesi e il Mediterraneo 😉 ma ne parleremo.

    Insomma, l’Uomo con la Pistola d’Oro è un film che amo alla follia nonostante e per i suoi difetti. Mi è piaciuto molto leggerne tante curiosità sconosciute, di cui elenco le mie tre preferite: 3 Saltzman e l’ordine delle scarpe per elefanti, semplicemente esilarante nella sua assurdità, non verrebbe in mente neanche ai Monty Python. 2 l’adorabile storia tra Fleming e l’autore di Bird of the west indies, fa senso pensare che lo scrittore sarebbe morto poco dopo e il libro uscito postumo.
    1 Christopher Lee e la sua finta abbronzatura: davvero era così difficile passare un pomeriggio al sole della Thailandia per farla naturale? :,) che Mr Lee non fosse un vampiro anche fuori dal set? 😉

    Ci risentiamo con il prossimo, semplicemente uno dei film di Bond più belli di tutti i tempi, La Spua che mi amava. Non vedo l’ora! 😉

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    1. Grazie Enrico, sono felicissima di essere tornata e non potevo che farlo con uno dei miei Bond preferiti 🙂 I tuoi commenti sono diventati un corollario imprescindibile dei miei articoli, grazie! Per ogni pezzo devo per forza decidere cosa eliminare tra le moltissime info degli speciali e qualcosa si perde sempre, per esempio tutto quello che riguarda Soon-Tek Ho/Hip, personaggio che non amo molto (come il fatto che si allenasse così tanto sul set nelle arti marziali che perdeva peso di continuo facendo impazzire la costumista). Scelte difficili da fare mentre scrivo ma spero meno dannose dello zufolo di Barry!

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      1. Ma infatti è totalmente inutile, anzi fa più danni che altro nella storia haha. Tipo quando Nick Nack gli frega il Solex da sotto il naso… hai fatto bene a non menzionarlo. Senza offesa ad Ho, che dalle interviste sembra un tipo davvero a posto. E non sapevo delle sue inclinazioni marziali! 🙂
        Comunque è sempre un piacere commentare qui, specie considerati gli scarsissimi spazi italiani per discutere del grande Bond, Brook… ehm, James Bond.

        Errata corrige: ho capito come facevano a fare lo sparo, non avevo letto bene la parte dove spieghi del modello “a scintilla”… avevo sempre pensato usassero una replica della pistola d’oro a salve, e poi chissà che trucchetto per la fiammata :,) e intendevo ovviamente La Spia che mi amava, non la Spua… maledetto correttore fedifrago :,)

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